Nel suo breve libro su Giambattista Vico, Peter Burke sostiene che è significativo non solo ciò che Vico ha letto, ma anche il modo in cui lo ha letto: Burke afferma che Vico ha sviluppato un metodo di lettura «tra le righe», per mezzo del quale presta attenzione non solo a ciò che era «intenzione» del testo, ma cerca anche le «rivelazioni involontarie» degli autori (tra parentesi, Burke afferma che l'espressione «rivelazioni involontarie» proviene da un saggio di Alessandro Manzoni dedicato a Vico). L'opera di Omero viene interamente rivista da Vico a partire da questo metodo, che viene applicato in modo «integrale, autocosciente e sistematico»: Vico cerca in Omero ciò che è «accidentale» e «inconscio», prendendolo come fonte non della «storia degli eventi», bensì a partire «dalla storia dei costumi e delle credenze». Vico cerca in Omero, continua Burke, quella «massa di informazioni sulla società greca dell'età eroica»; su come combattevano, banchettavano e come si riunivano nelle assemblee... «I poemi omerici rivelano anche un modo di pensare proprio dell'epoca eroica, un modo di pensare del quale il poeta non poteva essere consapevole - in quanto la mancanza di autocoscienza è una delle caratteristiche principali di quel modo di pensare»: allo stesso modo, nel suo testo sul«lo scrittore argentino e la tradizione», Borges sostiene che l'autore del Corano, sicuro della propria condizione di arabo, non menziona mai la parola cammello. La legittimità del Corano risiede nella sua caratteristica obliqua: il cammello è assente non perché sia banale per gli arabi, ma perché è esteticamente inutile, e in più perché è anche esteticamente pericoloso, dal momento che può dare una dimensione falsa a un testo che pretende di essere eterno.
La lettura tra le righe di Vico, è uno degli elementi fondamentali per la lettura dei «segni» rivelatori che viene fatta da Carlo Ginzburg: la sua rivendicazione del «paradigma indicativo». Nell'ottobre 2020, Ginzburg intitola "Rivelazioni involontarie. Leggere la storia contropelo" quella che era stata la sua lezione inaugurale all'Università di Padova; una formula con cui non solo riprende quel che diceva Manzoni su Vico («rivelazioni involontarie»), ma inserendola anche nella riflessione su Walter Benjamin (la «storia contropelo» delle tesi). L'ultimo libro di Ginzburg, "La lettera uccide", uscito per Adelphi nell'ottobre 2021, oltre a incorporare la lezione di Padova, chiarisce come ancora una volta si tratti di stabilire un metodo di lettura dei dettagli: nell'introduzione del libro, Ginzburg afferma come egli nel tempo si sia dedicato alla «lettura ravvicinata di casi anomali, distanti da qualsiasi canone».
fonte: Um túnel no fim da luz
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