venerdì 31 dicembre 2021

Una pausa frenetica …

Il tempo è omicidio
- di Robert Kurz -

Che il tempo fosse solo denaro e niente più, il capitalismo lo sapeva già da prima di Karl Marx. Il tempo lineare astratto dell'economia imprenditoriale corrisponde al «lavoro astratto», corrisponde a quel dispendio di «nervi, muscoli e cervello» che ha da essere essere ottimizzato per la valorizzazione fine a sé stessa del capitale monetario; nella più totale indifferenza per il contenuto e per la salute dei lavoratori. La macchina sociale capitalista trasforma anche l'essere umano in una macchina. Già ai tempi del miracolo economico, si era osservato come il ritmo del tempo di lavoro stesse assumendo il controllo anche del «tempo libero». La corsa generalizzata contro il tempo, era diventata infatti il marchio della società postmoderna dell'accelerazione. Il filosofo Paul Virilio ha menzionato l'esistenza di una «pausa frenetica». In Giappone, si parla dappertutto del «Karoshi», la morte subitanea che avviene improvvisamente mentre si è in servizio nel sacro luogo di lavoro, è diventato il discorso della città. La crisi globale della terza rivoluzione industriale ha portato al parossismo la mania del lavoro. Quanto più disoccupazione e sottoccupazione si diffondono, tanto più sfacciatamente gli orgogliosi occupanti dei posti di lavoro vengono spremuti fino all'osso. Che ci si trovi nelle fabbriche delle multinazionali o tra il personale delle società di servizi, negli uffici postali e ferroviari privatizzati o anche perfino nei templi del capitale finanziario: ovunque vediamo ora una sola persona che deve svolgere i compiti che prima venivano svolti da tre o da quattro. Si è venuto a sapere che negli Stati Uniti e in Argentina, i supermercati hanno distribuito pannolini alle loro cassiere affinché non «rubino tempo» all'economia dell'azienda a causa dei loro bisogni fisiologici. L'occupazione totale va di pari passo con l'umiliazione, e tutto viene fatto nel nome delle esigenze della redditività. Ma la frenesia del lavoro non colpisce solo gli strati inferiori delle catene globali di creazione del valore. Dal momento che la macchina di combustione degli esseri umani non si nutre solo di «muscoli», ma anche di «nervi e cervello», ecco che allora neanche gli «ufficiali e sottoufficiali» della così tanto decantata società della conoscenza vengono risparmiati. Quando, all'inizio del 2007, un giovane avvocato finanziario del rinomato studio legale "Freshfields Bruckhaus" si lanciò giù dal settimo piano del museo Tate Modern di Londra, lo si sentì lamentarsi: «La City divora i propri figli». Nonostante la prospettiva di uno stipendio annuo di 1 milione di sterline, l'ambizioso elemento che era parte dell'élite non ce la faceva più sopportare le giornate lavorative di 16 ore, sette giorni alla settimana, cui l'imperativo «up or out» costringeva. Nello stesso periodo, veniva segnalata anche una serie di suicidi nel centro tecnologico della Renault. Un direttore informatico si era gettato giù da un palazzo, un ingegnere altamente qualificato era annegato in un lago vicino, un altro si era impiccato nella sua residenza. Sullo sfondo c'è il programma di risanamento «Renault Contract 2009», che sfocia nello psico-terrore tra i lavoratori al vertice che avevano ricevuto critiche negative da parte dei colleghi. Simili eventi, affrontati mediaticamente nella completa impotenza, sono solo la punta dell'iceberg. Il tempo è denaro, vale a dire, è omicidio. Possibilmente, vedremo ancora imprenditori modello che la mattina presto indossano dei pannolini, per non sprecare, con inutili puntate in bagno, il prezioso tempo dei loro cervelli. Pannolini usa-e-getta e «Karoshi» per tutti, in modo che così, forse sarà più facile affrontare l'estrema riduzione dei redditi, e forse potrà esserci la "ripresa". Nel frattempo, dobbiamo accettare che i collassi e le catastrofi si accumulino, dal momento che, in ogni caso, ciò che conta nel capitalismo virtuale non è la qualità del contenuto. Una cultura della combustione universale richiede anche che ci assumiamo il dovere di una coraggiosa autocombustione.

- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland del 05.04.2007 - Originale "ZEIT IST MORD" su www.exit-online.org -

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