mercoledì 15 dicembre 2021

in epoca di complotti …

Uno dei segni più evidenti del regresso spirituale dell’umanità nel suo insieme è la tendenza a un materialismo crescente che si esprime, tra l’altro, nel tentativo di individuare in modo concreto luoghi e personaggi che sono invece simboli di princìpi perenni, non legati al mondo terreno.

Uno di questi è, come mostra Guénon in questo breve ma densissimo studio, il misterioso «Re del Mondo», identificato a torto con qualche arcano e remoto personaggio dell’Asia centrale, e invece presente in tutte le maggiori tradizioni come simbolo della funzione regolatrice della Legge spirituale superiore, custodita e tramandata dai centri religiosi dei popoli della Terra, in Oriente come in Occidente.

L’involuzione spirituale che il mondo umano attraversa non è una prerogativa dell’epoca contemporanea, essendo anzi iniziata in epoche estremamente antiche; ma in questo saggio, la cui prima elaborazione risale agli anni 1924-1927, Guénon evidenzia fino a qual punto il mondo moderno si sia allontanato dal contatto con i centri autentici della spiritualità e come sia diventato difficile (per quanto non del tutto impossibile, a determinate condizioni) per l’individuo contemporaneo, soprattutto in Occidente, rintracciare coloro che di questi princìpi hanno le chiavi e realizzare una vera comprensione interiore del percorso iniziatico e dei suoi simboli.

Di questi simboli, comuni a tutte le tradizioni, ebraica, cristiana, hindu, musulmana, buddhista, celtica, americana… e molte altre si potrebbero citare, Guénon fa qui un’analisi sottile che ne svela il senso profondo. Divinità, mitologia, cosmogonia, geografia sacra delle maggiori tradizioni spirituali si rivelano così legate da una misteriosa e coerente unità.

(dal risvolto di copertina di: René Guénon, "Il Re del Mondo". Luni, pp.96 € 10,00)


CERCANDO IL MISTERO COSMICO DEL RE DEL MONDO
- di Armando Torno -

Sul numero 12 della rivista «Atanòr», uscito nel dicembre 1924, René Guénon pubblica un articolo dal titolo Il Re del Mondo. In esso il pensatore offre un’interpretazione di questa misteriosa figura e la colloca in una tradizione. In quei giorni vedeva la luce anche la traduzione francese del saggio di Ferdinand Ossendowski "Bestie, uomini, dèi" (apparso in inglese nel 1923). Si tratta del resoconto di quanto accadde tra bianchi e bolscevichi ai confini dell’impero russo; l’opera riporta inoltre notizie dell’inquietante barone von UngernSternberg e rivela all’Occidente il “mistero” del Re del Mondo.
Guénon, che partecipa con Maritain alla presentazione del libro, decide di ampliare l’articolo e di trasformarlo in un saggio (uscirà nel 1927). Ora è di nuovo tradotto per Luni da Anna Pensante. In esso svela analogie e legami tra i testi di diverse tradizioni sull’argomento. In dense pagine corre dai miti antichi al Graal, dalle leggende medievali ad Atlantide o alla Bibbia. Dietro il racconto di Ossendowski segnala una “dottrina immemorabile”, presente in tradizioni orientali e occidentali, nata da un’unica fonte: questo Re è una figura metafisica, simbolo del principio della sovranità universale. Evoca l’unità di sacerdozio e regalità delle origini, è l’“intelligenza cosmica”, il legislatore degli inizi; si può ritrovare nelle mitologie e nelle religioni: era Mina o Menes degli egizi, il Manu degli indiani, il Menew dei celti, il Minosse dei cretesi, il sacerdote-re Melchisedek degli ebrei. Detto in soldoni, non è «il re di questo mondo», ma l’avversario ed esercita un potere spirituale. Guénon ricorda che non è possibile identificarlo con alcun personaggio storico. Potrebbe manifestarsi, come anticamente accadde, ma non nel nostro tempo: viviamo in un’età oscura e di decadenza che si sta allontanando sempre più dal centro spirituale delle origini. La tradizione si è perduta, si è fatta segreta e si conserva soltanto in alcuni centri iniziatici; da qui nasce l’esoterismo.
L’intervento del 1924 non sfuggì alla Chiesa; del resto, sullo stesso numero di «Atanòr» comparve anche l’articolo di Arturo Reghini Un avvenimento massonico ed i Gesuiti. Il papa regnante, Pio XI, l’11 dicembre 1925 promulgò l’enciclica "Quas primas" con cui istituiva la festa di Cristo Re. Il documento asserisce che «la peste dell’età nostra è il cosiddetto laicismo con i suoi errori e i suoi empi incentivi». Esso volle «negare l’impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto - che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo - di ammaestrare, cioè, le genti, di fare leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità». Una risposta energica al “laico” Guénon?

- Armando Torno - Pubblicato su La Domenica del 14/11/2021 -

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