In un suo libro del 1984, "L'anello di Clarisse" (in cui parla del nichilismo nella letteratura moderna), Claudio Magris commenta autori come Ibsen, Franz Blei, Walser, Rilke, Svevo ed Elias Canetti. Parlando di Robert Walser, Magris parla delle «regioni inferiori» che egli ha visitato con la sua narrativa: ovunque si trova un «vuoto senza fine», sia nel paesaggio che nella soggettività, tanto negli spazi esterni che vengono visitati dal narratore (le valli viste dall'alto, la vastità del cielo) quanto negli spazi interni carichi di angosce dei quali nessuna attività può rendere conto (ecco perché i cambiamenti di professione e di città, ecco perché i rapporti appaiono sempre postumi, vaghi, incerti). Magris rievoca il passaggio de "L'assistente" - romanzo pubblicato da Walser nel 1908 - in cui Joseph Marti va con la famiglia Tobler a fare una passeggiata sul lago, nel corso della quale è come se l'abisso cantasse, ma lo fa con suoni «che nessun orecchio può distinguere». Ecco la sintesi di una letteratura che rifiuta qualsiasi sforzo di totalizzazione che viene lanciato nella sua direzione - anche l'«opera» è un abisso che non ha mai fine, che risuona nel tempo e nello spazio anche molto tempo dopo la morte dell'autore, Walser. E per questo a un certo punto Magris parla di Walser come di uno «scrittore postmoderno» che rifiuta ogni «sintesi delle sue contraddizioni»; Walser è lo scrittore dell'intervallo e della pausa, del «non detto» e del «non rivelato». Spesso, in Walser, non sono le parole che «dicono», quanto piuttosto, ad esempio, la disposizione un po' casuale degli oggetti: «Simon cominciò a sistemarsi in campagna. Le sue valigie lo raggiunsero per posta, dopo di che tirò fuori tutte le sue cose. Non possedeva più molto: un paio di vecchi libri che non aveva voluto vendere o dar via, della biancheria, un abito nero e un involto di cosucce come spaghi, avanzi di seta, cravatte, lacci per le scarpe, mozziconi di candela, bottoni e pezzi di filo.» (Robert Walser, "I fratelli Tanner", Adelphi, trad. Vittoria Rovelli Ruberl).
fonte: Um túnel no fim da luz
Nessun commento:
Posta un commento