Questo libro contiene le note di lettura di Guy Debord, uno dei principali teorici dell'Internazionale Situazionista, su Marx, Hegel e i marxisti. Una delle maggiori attrattive di questo saggio sta nel fatto che esso permette di comprendere meglio il percorso intellettuale dell'autore, e di osservare più da vicino lo sviluppo di diversi concetti, primo fra tutti quello di spettacolo. Infatti, anche se non è possibile datare queste carte (con precisione) - l'unica distinzione che viene stabilita è quella relativa alle note precedenti al 1964 - sappiamo che è stato alla fine degli anni '50 e all'inizio dei '60, «in un momento cruciale, sia nel pensiero di Debord che in quello della storia dell'Internazionale Situazionista», che Debord si è impegnato in una lettura sostenuta e dettagliata di Marx e dei marxisti (pagina 25). Soprattutto, queste carte sono strettamente legate alla scrittura de La Società dello Spettacolo, avvenuta nel 1967. È soprattutto da Marx e dal marxismo, che Debord scopre e studia Hegel.
Hegel si situa chiaramente nella scia della sua precedente scoperta da parte dei surrealisti, e nell'eredità dell'hegelismo francese, come mostra Bertrand Cochard nella sua postfazione. La lettura di Debord è mirata, altamente selettiva e sempre interessata [1]: egli presta particolare attenzione alle prime opere di Marx, verso le quali mostra una chiara preferenza - al punto che Anselm Jappe si chiede se egli abbia letto il Capitale - e ai marxisti (quelli che cominciano a essere tradotti in francese) che partecipano di questa estensione «filosofica»: il Lukacs di Storia e coscienza di classe, Karl Korsh, Henri Lefebvre, ecc.
L'attenzione si concentra sull'aggiornamento delle analisi marxiste, a loro volta incentrate su diversi concetti, tra cui quello centrale nel pensiero di Debord, l'alienazione. Come scrive Anselm Jappe, conoscitore del marxismo e dell'I.S., «Debord partecipa al revival - abbastanza diffuso all'epoca [fine anni '50-inizio '60] - del concetto di "alienazione", traendolo soprattutto dal giovane Marx» (pagina 301). Così, ne "L'ideologia tedesca", Debord evidenzia un passaggio che analizza il processo di produzione di individui astratti, per i quali il lavoro ha perso «ogni apparenza di affermazione personale», che sono stati condannati di conseguenza a vegetare. Vi trova una «prima descrizione della sopravvivenza», annotando così a margine: «(Oggi non sono più morti di fame, ma spettatori-consumatori)» (pagina 97).
In "Lavoro salariato e Capitale", Debord trova conferma della fonte sociale dei bisogni e dei piaceri, che è all'origine della paradossale asimmetria tra l'aumento dei piaceri del lavoratore e la diminuzione della «soddisfazione sociale che essi forniscono» (pagina 100). Oppure, in una battuta di Engels, dove il bonapartismo viene identificato come la religione della borghesia, dice: «La vera religione dello Stato moderno è lo spettacolo, e il bonapartismo era solo il suo primo (?) schizzo/profezia. Questa religione spiega ed esige la passività» (pagina 253).
Un altro asse della lettura debordiana, che viene segnalato anche da Anselm Jappe, è la ridefinizione del concetto di "classe" e, più specificamente, della classe rivoluzionaria. Dopo aver citato un'introduzione al "Manifesto Comunista", in cui viene affermato che «il proletariato è reclutato da tutte le classi della popolazione», Debord annota: «[questo, da ampliare per gli anni '70, con l'espansione stessa dell'economia totale; ideologia e inquinamento materializzati]» (pagina 116).
Ma Debord, nelle sue letture cerca anche di ridefinire il programma rivoluzionario e, in relazione ad esso, il ruolo dell'IS: «Così - scrive - è necessario essere più coerenti dei leninisti (anche nell'arte, nella vita quotidiana, ecc.) ma collocare altrove la linea di demarcazione tra avanguardia e masse. Questa avanguardia deve essere talmente coerente da rimanere "piccola" - senza il peso materiale per diventare la guida della società. Forse 500 uomini (dell'IS?) sono necessari in Francia. E 8 o 10 grandi organizzazioni parziali del nuovo proletariato...» (pagina 147). Infine, questo libro offre una visione dall'interno del laboratorio riflessivo di Debord e del suo pensiero di détournement. Molte delle citazioni sono infatti precedute da una nota: «detournable?» Più organicamente, il détournement viene teorizzato come la ripresa e la sistematizzazione di una pratica già attuata da Marx. «Possiamo vedere che Marx ha praticato un détournement del pensiero di Hegel, così come dello stile di Feuerbach. Con Lautréamont, e queste sono le nostre basi storiche di espressione, esprimendo anche i nostri scopi: il metodo dei nostri fini» (pagina 410). Leggere Marx e i marxisti, soprattutto Korsch, permette pertanto a Debord di comprendere meglio il détournement. Il passato - compresi «i 'buoni esempi' rivoluzionari» - non ci se ne può appropriare direttamente, poiché la teoria non ha un'esistenza indipendente dal movimento reale. Ed è dunque solo secondo l'attuale effervescenza sociale che le esperienze passate possono essere conosciute e citate di nuovo. Da qui l'uso strategico del détournement «come un replay, possibile se c'è un gioco (nuove condizioni)», mentre invece «la citazione che vuole essere fedele opacizza (ideologizza)» (pagina 152). A partire da questo, anche, come osserva Bertrand Cochard, il lavoro fatto sui testi di Hegel: «Debord isola le armi antispettacolari del pensiero hegeliano, senza curarsi sempre però del contesto della loro enunciazione. (...) Le citazioni diventano aforismi dialettici, e qualcosa di simile a frasi rivoluzionarie» (pagina 438). Frutto di un lavoro attento e preciso, questo libro mette in evidenza il tributo che Debord deve a tutta una corrente di pensiero, di cui fa parte, e che getta una luce sulla teorizzazione dello spettacolo; lui che affermava: «Sono sempre stato (nel 1967 e prima), e sono rimasto, un hegeliano di estrema sinistra, con Feuerbach, Marx, Stirner, Bakunin, Cieszkowski"»(pagina 374).
- Frédéric Thomas- Pubblicato su lundimatin#303, le 6 septembre 2021 -
[1] Frédéric Thomas, "Marx, avant-gardiste?", (Sous la direction de) Jean-Numa Ducange, Antony Burlaud, Marx, une passion française, Paris, La découverte, 2018, pagine 252 a 262.
«La Librairie de Guy Debord» ( Collezione diretta da Laurence Le Bras) è il titolo con cui saranno pubblicate tutte le schede di lettura di Guy Debord, poeta, cineasta, rivoluzionario, iniziatore dell'Internazionale Situazionista (1957-1972), autore de La Société du spectacle. Custodite nei suoi archivi alla BnF, queste carte coprono tutti i campi del pensiero, dall'Antichità alle opere più recenti lette da Guy Debord. Dai suoi vent'anni fino alla sua morte, non ha mai smesso di aggiungere a questa vasta collezione di citazioni, a volte completate da osservazioni personali, che servivano sia come supporto per il suo pensiero che come riserva per future diversioni. Queste citazioni sono anche un incentivo alla lettura: ci portano con sé la necessità di ritornare alle fonti, e di non lasciar mai riposare la mente. Rendono anche omaggio a tutti coloro che, prima di lui, hanno partecipato alla critica della società di mercato alla quale la sua opera ha dato un contributo importante.
La lettura di Marx e Hegel fu decisiva nel processo di riflessione che portò alla scrittura de La società dello spettacolo. Anche se Guy Debord faceva parte della tradizione del pensiero marxiano, non era né un marxista né un hegeliano. Ma trovò in questi filosofi due forme radicali di pensiero che rispondevano pienamente alle sue preoccupazioni. Come il sistema teorico di Hegel, che era capace di cogliere in un solo movimento tutto ciò che governa l'esistenza umana, egli si propose di produrre un'analisi della società mercantile che si applicasse a tutto il suo modo di funzionamento. Per quanto riguarda Marx e il suo entourage, il loro percorso e le loro idee costituiscono per lui un modello per l'organizzazione dell'attività politica e rivoluzionaria dell'Internazionale Situazionista. Tuttavia, le specificità di ogni autore, e l'esistenza di due file distinti di note di lettura negli archivi di Guy Debord, sono stati rispettati in questo volume, che si compone di due parti: la prima dedicata a Marx, la seconda a Hegel, entrambi oggetto di una postfazione che passa in rassegna i contributi precisi di ciascuno alla sua opera.
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