venerdì 24 settembre 2021

Polemizzare con i propri modelli …

« La letteratura non è che un fenomeno sussidiario dello Spirito mondiale hegeliano, sottoposta allo stesso comportamento schizo-psicologico di altri livelli dello spirito umano. Scrivere di letteratura, anche bene, non significa agire sempre nella sfera dell’assoluto, avere sempre ragione, semmai il contrario. (Nel corso degli ultimi cinquant’anni la letteratura è stata manipolata allo stesso modo di altri settori in cui si manifesta lo spirito umano). »

« Voglio dire che la mia insistenza sulla forma borgesiana all’interno della Tomba per Boris Davidovic era talmente evidente che anche il meno letterato dei lettori - ne ero convinto - avrebbe capito, prendendo il libro in mano, come io in realtà polemizzassi con Borges (come si polemizza sempre con i propri modelli). E la mia polemica consiste in questo: Borges ha intitolato il suo libro più famoso Storia universale dell'infamia; tuttavia sul piano tematico non si tratta affatto della «storia universale dell’infamia», ma - ripeto, sul piano tematico - di piccole storie, senza significato riguardo ai problemi della società, che parlano di criminali newyorkesi, pirati cinesi, piccoli imbroglioni di provincia, ecc. Dunque polemizzavo in primo luogo con il titolo di Borges, davvero eccessivo (Borges stesso da qualche parte lo ha ammesso). Io affermo che la storia universale dell’infamia è il XX secolo con i suoi campi di concentramento, in primo luogo i lager sovietici. Perché per me l’infamia c’è quando - in nome dell’idea di un mondo migliore, idea per la quale sono morte generazioni di uomini -, quando in nome di una siffatta idea umanista costruisci dei lager e nascondi la loro esistenza, distruggendo non solo le persone ma anche i loro sogni più intimi di un mondo migliore.  »

« Ho poco a che vedere con la letteratura di Céline, non lo conosco molto... Non mi addentrerei in questa discussione. In realtà sono incline a una certa austerità: non esprimere mai le emozioni direttamente, fare in modo, piuttosto, che siano percepite. Per quel poco che ho letto, che sono riuscito a leggere di Céline, mi sembra che sia troppo diretto... lo sfogo emotivo non mi ha mai interessato. Céline è... troppo rumoroso, esprime i propri sentimenti, li urla. Io prediligo, come ho detto, i sentimenti espressi fra le righe, negli spazi bianchi tra una frase e l’altra. »

 Danilo Kiš, da "HOMO POETICUS. Saggi e interviste". Adelphi. Traduzione di Dunja Badnejevic

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