Forse la più grande lezione di Borges consiste nella certezza che la narrazione non dipende solo da chi la costruisce, ma anche da chi la legge. Narrare è anche una posizione dell'interprete. Non tutto è narrativa (Borges non è Derrida, e non è Paul de Man), ma tutto quanto può essere letto come se fosse narrativa. Il «borgesiano» (semmai esista) coltiva la capacità di leggere tutto quanto come se fosse letteratura, insieme alla sua capacità di credere nel potere che la letteratura ha.
Raccontare, come teoria della lettura
Possiamo leggere la filosofia come se fosse letteratura fantastica, dice Borges, vale a dire, possiamo trasformarla in narrativa grazie a uno spostamento e a un errore deliberato, quasi questo fosse un effetto che si produce nell'atto stesso del leggere. Così, possiamo leggere l'Enciclopedia Britannica come se si trattasse di una storia, e in questo modo ci troveremo nel mondo di Tlön.
L'Enciclopedia Britannica apocrifa di Tlön, è la descrizione di un universo alternativo che emerge dalla lettura stessa.
In poche parole, il mondo di Tlön è un hrönir di Borges: è l'illusione di un universo che è stato creato dalla lettura e che dipendente da essa.
Quasi ci fosse una sorta di inversione di quel bovarismo, sempre implicito nei testi di Borges:
quello che si legge non è il racconto della storia narrata (come se fosse più reale del reale),
ma si legge il reale, il quale viene disturbato e contaminato dalla finzione.
(Ricardo Piglia, da "El último lector")
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