lunedì 6 settembre 2021

Trafficanti di sogni …

Roswitha Scholz (1959) è una femminista che ha fatto parte del noto gruppo Krisis ("Manifesto contro il lavoro"), e che dal 2004, insieme a Robert Kurz, Anselm Jappe e altri, ha iniziato a curare la rivista Exit! in Germania. Negli ultimi due decenni, ha sviluppato una teoria del rapporto tra patriarcato e capitalismo, che polemizza con varie correnti di pensiero, dal marxismo operaista al femminismo marxista e alla teoria queer. Scholz cerca di proporre un ampio quadro per comprendere il potere del sistema capitalista nella sua relazione intrinseca con la relazione patriarcale di genere, sia nelle sue forme moderne che postmoderne.

« Parto dal presupposto che a costituire la totalità non sia solo il valore come soggetto automatico , ma anche il "dettaglio" che fa sì che nel capitalismo si svolgano anche attività riproduttive, che sono svolte principalmente dalle donne. In questo senso, la «scissione del valore» sostiene che le attività riproduttive, ma anche i sentimenti, le qualità e gli atteggiamenti ad esse associati (sensualità, emotività, cura, ecc.), fondamentalmente determinati come femminili, si trovano scissi dal valore/plusvalore. Le attività riproduttive che il capitalismo delega alle donne, hanno pertanto un carattere distinto da quello del lavoro astratto, e perciò non possono essere semplicemente sussunte sotto tale concetto; si tratta di una dimensione della società capitalista che non può essere compresa a partire dal sistema concettuale marxiano. Questa dimensione fa parte della stessa realtà sociale di cui partecipa il valore/plus-valore, le appartiene necessariamente, ma d'altra parte è allo stesso tempo al di fuori del suo ambito, e ne é perciò un suo presupposto. (Plus)valore e scissione si trovano in una relazione dialettica tra loro. L'uno non può essere derivato dall'altra, ma ciascuno nasce dall'altra. In questa misura, la scissione del valore può essere intesa come una meta-logica che abbraccia le categorie della sfera economica. »

(Dalla "Presentazione" di "Il patriarcato produttore di merci", di Roswitha Scholz)


Il patriarcato produttore di merci. Tesi sul capitalismo e le relazioni di genere (frammento)
di Roswitha Scholz

Nella lotta immediata per il superamento delle nostre condizioni materiali e spirituali di esistenza, l'attuale contesto ha giustamente ribadito la necessità di mettere in discussione tutti quei ruoli, relazioni sociali e comportamenti che di solito vengono relegati nella "sfera privata", e che si cerca di far passare come naturali e storici, i quali non sono altro che costruzioni sociali, e pertanto mutevoli. Combattere una simile "normalità", che così tanto ci fa soffrire, è diventata una priorità. Tuttavia, qualsiasi costruzione sociale - insieme alle circostanze che la generano - non può essere distrutta con la semplice volontà, individualmente, in isolamento, o in piccoli "gruppi sicuri" - che continueranno ad essere sempre minacciati da un ambiente ostile, in quanto suscettibili di riprodurre pratiche strutturalmente violente. Liberarsi completamente di questa nefasta "eredità" è un'illusione soggettivistica. In qualsiasi società, la vita è determinata dal modo in cui viene organizzata la produzione delle sue condizioni di esistenza: liquidare le basi materiali e le relazioni sociali che alimentano e mantengono tale società, è essenzialmente un compito a carattere collettivo e sociale. Del resto, qualsiasi lotta "vendicativa", "separata" o "parziale" corre sempre il rischio di venire recuperata dal sistema di dominio, annullando così il suo potenziale sovversivo, nel momento in cui non punta alla radice e all'origine che la produce. Inoltre, "identitarismo" e "ultrapoliticizzazione" del particolare costituiscono un pericolo dietro l'angolo, poiché possono favorire ulteriormente l'atomizzazione degli individui, che è già promossa dalla logica della separazione intrinseca al capitale. Se ci chiudiamo nel "particolare", creiamo dei ghetti differenziati, scommettendo sulla costituzione di "comunità ristrette" - confrontate con altre distinte "comunità ristrette" - e non sulla costituzione di una comunità umana globale che sfidi questo mondo nel suo insieme.

All'ideologia che ha dominato dalla metà degli anni '80 agli anni '90 - e che sosteneva che stavamo affrontando una «confusione dei sessi» - è seguita la disillusione. È chiaro che nella così tanto decantata parificazione dei sessi non sono stati fatti molti progressi, e che il «gioco decostruttivista dei segni» non è servito a molto. La "riscoperta" della teoria marxista, da un lato, e la constatazione che il femminismo non è affatto diventato anacronistico e superfluo - sebbene non si possa più continuare sulla strada delle varianti degli ultimi decenni - richiedono ora, a mio avviso, un nuovo quadro teorico marxista-femminista che possa rendere conto degli attuali sviluppi, dopo la fine del "socialismo reale" e dopo l'avanzata della crisi globale del capitalismo. Poiché è chiaro che nel XXI secolo non è più possibile riallacciarsi senza interruzioni di continuità alle concezioni marxiste tradizionali. Senza uno sviluppo critico, è altrettanto impossibile un collegamento diretto con le teorie - sulle quali io stessa mi baserò in parte in ciò che segue - come la "Teoria Critica" di Adorno, anche se, a mio parere, questa ricerca offra importanti suggerimenti per una teoria del presente che preveda una critica del patriarcato.
Ragion per cui, anche alcuni approcci che nel dibattito femminista degli ultimi 20 anni sono stati basati su Adorno e sulla Teoria Critica in generale  devono essere modificati. Tuttavia, questo è qualcosa che non sarò in grado di affrontare in dettaglio qui. Piuttosto, vorrei presentare alcuni aspetti della teoria delle relazioni di genere che difendo, alcuni aspetti della teoria della scissione del valore che ho elaborato sulla base del confronto con le concezioni teoriche summenzionate. Le relazioni di genere asimmetriche di oggi, come mostrerò, non possono più essere analizzate nel senso delle relazioni di genere "classiche" della modernità, ma richiedono una chiara comprensione delle origini della storia della modernizzazione. Il punto di riferimento teorico è, oltre alla già citata "teoria critica" di Adorno, una nuova teoria critica fondamentale del "valore" e del "lavoro astratto", come sviluppo della Critica dell'economia politica di Marx,  i cui rappresentanti più importanti negli ultimi decenni sono stati Robert Kurz e, in parte, Moishe Postone. Intendo dare un tocco femminista ai loro approcci. In questo contesto affronto anche certe tendenze postmoderne di individualizzazione. (...)

fonte: Comunizar

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