La Preistoria è stata a lungo narrata al maschile. Le donne, quando venivano menzionate, erano sempre dipinte e raccontate come creature indifese, spaventate, dipendenti dalla protezione dei possenti uomini cacciatori. Chi erano, ad esempio, le donne che hanno ispirato le statue delle veneri preistoriche? Per 150 anni, i ricercatori, privi di indizi archeologici sulla loro vita quotidiana, hanno sottovalutato il loro ruolo. Queste donne sono diventate prigioniere dei cliché. Mentre l'uomo cacciava, inventava, creava, disegnava, la donna, confinata all'educazione dei suoi figli, era ridotta ai soli compiti domestici. Tutto è stato detto... o quasi. Negli ultimi quindici anni, una nuova generazione di ricercatori, molti dei quali donne, ha messo in dubbio questo modello. Queste scienziate, grazie all'etnoarcheologia, allo studio del Dna e alle ossa, hanno creato protocolli di analisi rivoluzionari, hanno definito nuovi metodi di scavo per rendere finalmente visibile l'invisibile. E così è emerso il ruolo essenziale e lo status talvolta prestigioso delle donne preistoriche. Queste donne del passato tornano in vita per la prima volta davanti ai nostri occhi e svelano una nuova storia delle nostre origini.Lady Sapiens ripercorre questa entusiasmante e appassionante ricerca e ci offre un ritratto inedito della donna nel periodo preistorico, una figura più vicina a noi e al nostro tempo, di quanto avremmo potuto pensare.
(dal risvolto di copertina di: “Lady Sapiens”, di Thomas Cirotteau, Jennifer Kerner e Èric Pincas. Piemme. pp.224, €17,50)
Ingioiellata e col neonato nel marsupio anche Lady Sapiens ha fatto la preistoria
- Ossa e corredi funerari ridimensionano la teoria dell'uomo cacciatore» e della donna sedentaria che invece pescava, raccoglieva frutti e cereali che poi macinava, portandosi la prole al seguito -
di Simona Regina
La preistoria è stata a lungo narrata al maschile. Del resto, nello studio di questa disciplina nata attorno al 1860, non abbiamo fatto altro che sovrapporre alla società del passato il modello dominante della società dell'epoca, che teneva ai margini le donne. E così abbiamo cancellato anche la donna preistorica. Che quando viene menzionata, è per lo più dipinta come una creatura indifesa, dipendente dalla protezione dei possenti uomini cacciatori, dedita alla prole e guardiana del focolare.
Ma erano davvero così le donne preistoriche? E che ruolo avevano all'interno della tribù?
Partendo da queste premesse, necessarie secondo Sophie A. de Beaune, dell'Università Jean Moulin Lyon III, e Marylène Patou-Mathis, del Centre National de la recerche scientifique, Lady Sapiens risponde a queste e altre domande.
Passando in rassegna indizi archeologici - ossa, corredi funerari... - e attraverso una coralità di voci – paleo-genetiste, storici dell'arte, paleo-antropologhi, etnoarcheologi... - il libro di Jennifer Kerner (antropologa), Èric Pincas (storico) e Thomas Cirotteau (regista) ci coinvolge in una sorta di indagine poliziesca. Molto avvincente.
Via via, infatti, seguendo le piste suggerite dagli scavi archeologici e dalle analisi di laboratorio, gli autori riescono a comporre un ritratto poliedrico della nostra antenata vissuta nel Paleolitico superiore. tra 40 mila e 10 mila anni fa.
Se analizzando il Dna è possibile identificare il sesso dei fossili antichi, leggendo le ossa riesumate si possono ricavare tante altre informazioni: carenze alimentari, gravidanze, uso prolungato di alcuni muscoli in particolare. Ed è così che oggi è possibile affermare che Lady Sapiens fosse una donna d'azione. Non conduceva cioè una vita sedentaria, ma era impegnata in diverse attività quotidiane, innanzitutto per procacciare il cibo per il gruppo. Se nell'immaginario collettivo la fa infatti da padrona la «teoria dell'uomo cacciatore» - così come è stata presentata nel 1966 al convegno di Chicago «Man the Hunter» -, le indagini che presentano Cirotteau, Herne e Pincas svelano un quadro ben diverso in merito alle occupazioni quotidiane dei nostri antenati. In gruppi non troppo numerosi, ogni membro doveva partecipare alla vita collettiva. Quindi, non solo gli uomini andavano alla ricerca di cibo, e non solo loro si dedicavano all'artigianato.
Il corpo del resto ha memoria e lo studio approfondito delle ossa, dell'usura degli scheletri femminili, «ci autorizza a elaborare una ricostruzione della routine di Lady Sapiens». Cacciava, pescava, raccoglieva frutti, ghiande, cereali selvatici, che poi macinava per ricavarne farina, e riusciva a farlo anche con prole al seguito.
A quanto pare, infatti, già nel Paleolitico le donne avevano l'abitudine di legarsi il neonato sul dorso, per avere le mani libere e poter assolvere alle incombenze giornaliere. In altre parole, il marsupio era un'invenzione estremamente pratica per la nostra antenata cacciatrice-raccoglitrice. Che sa da un lato pare allattasse a lungo, anche fino a quattro anni, dall'altro era anche «padrona della sua fertilità: conosceva infatti piante abortive che le consentivano di gestire un'eventuale gravidanza nel caso non desiderasse procreare». E non è da escludere - sostengono gli autori - che sia stata proprio Lady Sapiens pioniera della medicina, grazie alla sua conoscenza del mondo vegetale.
Alta, muscolosa, meticcia, dalla pelle scura e gli occhi chiari, «desiderava piacere e piacersi» scrivono, sulla base delle finiture dei vestiti che, oltre a essere utili contro il freddo e l'umidità, rivelano un certo gusto estetico. Gusto che si riflette anche nella produzione e nell'uso di gioielli (non prerogativa solo delle donne).
Tessitrici, sarte, orafe... Ogni capitolo è una sorta di biglietto per un viaggio indietro nel tempo, alla scoperta della quotidianità delle nostre antenate. Il linguaggio chiaro e accessibile e la narrazione accattivante prendono per mano lettrici e lettori non abbandonandoli fino alla fine. Anzi. Chiuso il libro, si ha voglia di vedere l'omonimo documentario per continuare il viaggio alla scoperta del «ruolo cruciale che le donne hanno avuto nello sviluppo culturale delle società preistoriche».
Ruolo che sarebbe dimostrato anche dai «segni di prestigio» che caratterizzano alcune sepolture femminili. «Se è vero infatti che il potere non si trasforma in un fossile» da poter analizzare, le sepolture testimoniano il rispetto dei membri del gruppo per il defunto. E grande allora doveva essere il rispetto della comunità nei confronti della «Donna del Caviglione», sepolta con magnificenza nel complesso delle grotte dei Balzi Rossi sulla costa ligure. Quale potere e quale status avesse non lo sappiamo. Ma gli autori confidano nel progresso delle tecniche e degli strumenti di indagine per rispondere a tante domande ancora aperte sull'origine dell'umanità. Perché, come dicono, «l'avventura di Lady Sapiens in fondo è solo all'inizio».
- Simona Regina - Pubblicato su Tuttolibri del 16/4/2022 -
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