lunedì 9 maggio 2022

La città e il viaggiatore...

L'immagine è quella di una persona che propone una lettura, o un'interpretazione; quel po' di sé che egli rintraccia in un testo letterario (oppure in un'immagine, in un film, una canzone): è questa la chiave che segna la produzione letteraria di Paul Auster. E poi, subito dopo l'incontro, quello che arriva è sempre il tentativo di esprimere quel contatto attraverso le parole: comunicare, anche se in maniera breve e imperfetta, l'incontro che ha provocato una trasformazione. Ma più che il risultato, ciò che conta è il gesto di catturare gli elementi. Più che l'immagine finale, ciò che conta è il montaggio di ciò che viene scorporato, dal momento che è lì che si rivela la soggettività, l'individualità. Così, nella Trilogia di New York (1985, '86, '87), vediamo un uomo che passeggia per le strade, e il percorso compiuto dal suo corpo va a formare delle lettere sulla mappa della città; così, il detective che segue quell'uomo - dopo giorni in cui pensa e riflette circa l'apparente insensatezza di un simile percorso - scopre che esiste, proprio lì, in quell'apparente insensatezza, un messaggio che invece lo riguarda direttamente.
Ne "Il libro delle illusioni" (2002), invece, un uomo disperato riesce a trovare un futuro per sé stesso, nello stesso tempo in cui cerca di chiarire i misteri della vita di un attore comico del cinema muto: guardando e riguardando i suoi film innumerevoli volte, fino a che il film non gli dice qualcosa, fino a quando, da ciò che inizialmente appariva come una stranezza, potrà essere estratto un qualche messaggio.

È Calvino, ne "Le Città invisibili" (1972) - nella prima sezione della rubrica su "La città e i segni" (dedicata alla città di Tamara) – che parla di come lo sguardo percorra le strade come se si trattasse di «pagine scritte». Inoltre scrive anche che la città dice al viaggiatore tutto ciò che egli deve pensare, gli mette in bocca il suo stesso discorso (l'apparenza della libertà è, in realtà, la prova del controllo, come poi, a partire dal 1976, dimostrerà anche Michel Foucault nel "La Storia della sessualità": "La Volontà di sapere" (1976), "L'uso dei piaceri" (1984), "La cura di sé" (1984), "Le confessioni della carne" (2018, postumo).

fonte: Um túnel no fim da luz

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