La prosecuzione socialista dell'Illuminismo borghese
- di Ernst Lohoff -
XVII Tesi su: L'incanto del mondo. Il soggetto-forma e la storia della sua costituzione - una bozza.
Il movimento socialista, pur ritenendosi un movimento anticapitalista, ha dato tuttavia un contributo assolutamente decisivo all'instaurazione della forma-soggetto della società di mercato. La forma di attività generale della società di mercato ha ottenuto un riconoscimento generale solo a partire dalla pressione del movimento operaio. È avvenuto solo grazie all'apparizione di quest'ultimo, che l'astrazione reale «lavoro» ha ottenuto un riconoscimento in quanto valore dei valori, principio dei princìpi, che si colloca al suo posto centrale per quel che riguarda la costituzione del soggetto. Questo paradosso, possiamo comprenderlo solo grazie al quadro storico specifico del movimento operaio. La generalizzazione e l'onnipresenza della forma-soggetto si fonda sulla riduzione forzata dell'esistenza umana alla forma di attività della società di mercato, si basa sulla prestazione di lavoro. A subire la sorte di dover esistere sotto forma di unità di dispendio energetico fisiologico, non sono state le élite sociali, ma, prima di tutti gli altri, il nascente proletariato industriale, che lo ha vissuto come se fosse stato un disastro impostogli. È stato quindi facendosi strada dal basso verso l'alto, che la nuova determinazione del soggetto-forma della società di mercato ha fatto il suo ingresso nella struttura sociale. La principale conquista del movimento operaio è stata quella di ottenere per i lavoratori lo status di cittadini uguali davanti alla legge. Per quanto riguarda la costituzione del soggetto, a livello dell'insieme di tutta l'intera società, il movimento operaio ha avuto l'innegabile merito di aver conferito l'aura di un grande onore a quello che era il male del lavoro imposto.
L'impulso ribelle e anti-sistema del movimento operaio si è basato sul fare confusione tra una specifica costellazione storica e il capitalismo in quanto tale. Tutto ciò appariva chiaramente, a partire da alcuni dei classici schemi argomentativi del movimento operaio. I socialisti si sono trovati a essere i nemici risoluti del sistema, per il fatto che vedevano la tensione tra capitale e lavoro, non antinomia interna tra lavoro morto e lavoro non morto, interpretandola in maniera impropria come se si trattasse dell'antagonismo tra non lavoro e lavoro. La categoria del lavoro aveva così ricevuto in questo modo quel duplice significato tipico del pensiero socialista, e che ancora oggi confonde la coscienza di sinistra. Da un lato, la relazione con la natura venne postulata a partire dall'astrazione reale del lavoro, e pertanto ridotta a dispendio fisiologico, fino ad essere elevata a incarnazione dell'esistenza umana nel suo insieme; mentre dall'altro lato, i socialisti trattarono il lavoro come se fosse una quantità sociologica.
In quanto tale, il lavoro veniva riferito solo alle masse proletarie escluse, spinte ai margini della società e ridotte a vendere la loro forza lavoro. Oscillando tra il concetto sociologico stretto e quello ontologico, ampio, di lavoro, l'elevazione del lavoro al rango di soggetto universale apparve a quel punto come un programma di emancipazione, facendo così di coloro che erano stati esclusi, e disprezzati fino ad allora, l'incarnazione stessa dell'Umanità. Nel confondere il loro elogio del lavoro con un canto di battaglia anticapitalista, i cantanti socialisti si sbagliavano di grosso. I titolari del marxismo del movimento operaio, non hanno però mai trascurato di rivendicare l'eredità dell'Aufklärung. Lungi dal contestare gli ideali dell'Illuminismo in quanto repressivi, essi criticavano solo il fatto che le classi lavoratrici ne fossero escluse dalle sue conquiste. La rivoluzione borghese - secondo un ritornello usato innumerevoli volte da parte socialista - si sarebbe fermata all'instaurazione meramente formale della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia; la classe operaia, invece, avrebbe avuto il compito di completare l'opera iniziata, e di costruire il migliore dei mondi possibili in cui questi principi sarebbero stati poi effettivamente applicati ovunque. A partire dalle idee del XVIII secolo, la visione generale dell'umanità era stata proclamata, ma solo per poi essere sacrificata agli interessi particolari della borghesia. Perciò per realizzare le promesse dell'Aufklärung, e trasformarle in potere materiale, sarebbe stato poi necessario rivolgerle contro i loro ex portatori sociali, e rimettere pienamente al suo giusto posto il lavoro.
Non si trattava di mettere in relazione questa auto-concezione con la questione della forma del soggetto e della prassi, la quale veniva trattata in modo totalmente acritico dai socialisti, per poi vedere che essa rivela il ruolo storico della classe operaia visto come movimento di auto-subordinazione su larga scala. Il passaggio dallo Stato gendarme al moderno Stato democratico - garantendo attivamente le condizioni generali per la valorizzazione del valore e intervenendo in modo regolatore attraverso la legislazione riferita alla riproduzione - ci ha avvicinato al cielo dei principi illuministi di libertà, uguaglianza e diritto, rendendoli onnipresenti.
La ragione pura, con le sue categorizzazioni e definizioni, aveva imparato a interpretare la realtà extra-umana come se fosse un mucchio di cose morte; fu con l'assistenza risoluta dell'avanguardia del movimento operaio che i membri della chiesa del lavoro impararono a trattare sé stessi come delle cose morte, e a creare, in quanto disciplinate macchine da lavoro, la ricchezza sociale, anch'essa come un mucchio di cose morte - e ad esserne orgogliosi. Mettere a fuoco l'astrazione reale del lavoro, ha liberato la relazione con il mondo e con sé stessi - propugnata dal razionalismo e dalla filosofia dell'Aufklärung - dalla ristrettezza del mero pensiero e dai precetti morali. Ha consentito così , su un vasto fronte, l'accesso alla prassi quotidiana, scatenando così tutta la sua potenza distruttiva. Il soggetto universale del «lavoro» ha preso il posto della «ragion pura», non per ammorbidire la durezza della sua violenza formativa e dare spazio al sensibile, ma per attaccarlo direttamente, e rielaborare in tal senso sia la sua natura esterna che quella interna in funzione della forma-soggetto. Il sacro principio universale del lavoro risulta essere la continuazione e la generalizzazione della «ragion pura», compresi quelli che sono i suoi lati più oscuri.
- Ernst Lohoff - fonte: Palim Psao -
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