«L'immediatista ha sempre bisogno di disegnare il nuovo su una passiva fotografia del vecchio. Gramsci chiamò il suo immediatismo "concretismo", e non avvertì che ogni concretismo è controrivoluzione». (A. Bordiga, 1957).
Come ultima moda, viene rimproverato, a chi non ritiene sia il caso di associarsi alle ben note manifestazioni settimanali di quest'ultimo periodo, di non avere, in alternativa, alcunché da proporre come argomento per poter riempire le cronache mediatiche. E nel far questo, sembra di sentire come la voce di un nuovo imperativo "produttivo", che per i «cavallerizzi dell'onda disponibile» si DOVREBBE risolvere in una sorta di "fordismo delle piazze", secondo il quale bisognerebbe per forza produrre cortei e manifestazioni di piazza, sempre più e sempre più non importa su che cosa e con chi. Come se si trattasse di un'irresistibile tendenza al «pragmatismo politico» (Kurz), da applicare a ciò che rimane della sinistra in tutto il mondo, in un desiderio smodato di efficacia sociale, peraltro privo di qualsivoglia chiarificazione dei suoi presupposti, in modo che così possa portare - cosa cui stiamo già assistendo - alla totale paralisi del pensiero e dell'azione critica nei confronti del capitalismo.
Nessun commento:
Posta un commento