«Il lavoro è libero in tutti i paesi civili; non si tratta di liberare il lavoro, ma di abolirlo.» (Karl Marx e F. Engels - L'Ideologia Tedesca, 1846).
A quanto pare, oggi, il problema principale in questo nostro bel paese, sembra essere diventato la «libertà del lavoro», e di conseguenza, pertanto, è la sua temporanea mancanza quella che dev'essere ripristinata, affinché non rischi di diventare definitiva. E per far questo si è costituita una sorta di «santa alleanza» che sembra aver coinvolto tutti, a partire dal sostenitore di Bolsonaro - che potete vedere nella foto - e via via tutti quanti quelli che da Forza Nuova e Casa Pound, ai «fratelli della Meloni», e passando per tutti i bottegai di varia classe e natura, arriva financo alla variegata estrema sinistra, o quanto meno a una sua parte, più o meno antagonista, più o meno extraparlamentare, laddove tutti vedono nell'abrogazione del green pass la salvezza per la «nostra bella patria», minacciata in quella sua costituzione, che dopo il collasso dell'Unione Sovietica, rimane l'unica Repubblica ancora «fondata sul lavoro»!
Quel che mi è venuto da chiedermi - e non solo a proposito di queste manifestazioni e di questa «vertenza», ma proprio in generale - è che cosa mai potrebbe accadere nel caso si «vincesse», nel caso Draghi dovesse mai arrivare a cedere, e ad accogliere la richiesta di abolire l’esibizione del green pass ai fini di poter andare al lavoro. Oppure, spostando altrove il terreno, cosa accadrebbe qualora venissero accettate ed esaudite le richieste di quello che rimane del vecchio movimento operaio, e il solito Draghi accettasse riassunzioni e/o nazionalizzazioni come piovesse, come viene chiesto a gran voce dai pochi, o molti operai coinvolti insieme ai loro sindacati? Insomma, sarebbe come se, senza nessuna rivolta, e senza «insorgere» (a proposito, qualcuno ne ha viste di rivolte o di insurrezioni, a parta gli idranti su quei «poveri cristi» con le mani abbarbicate ai loro rosari?!??), riuscissimo finalmente ad avere tutti insieme quel così tanto agognato «lavoro libero», il quale poi costituisce la quintessenza del capitalismo nel quale noi tutti viviamo e al quale, per partecipare non ci resta da fare altro che accettare le regole della «concorrenza»; che poi, se ci si pensa bene, non è altro che la sostanza della ... lotta di classe.
I padroni (che accettino il green pass o meno), così come i manifestanti contro il green pass, vogliono una cosa sola: che lavori (e che voglia lavorare) quanto più gente possibile, e quanto più possibile. «Poi sui salari ci mettiamo d'accordo!» E con quanti più morti possibile, di conseguenza, come in quei «bei» giorni "bergamaschi", divisi tra il lockdown e la gente accalcata sui mezzi pubblici e senza mascherina per poter andare a lavorare.
Nel frattempo, quella che continua a mancare, e di cui nessuno sembra preoccuparsi, è una prospettiva immaginativa-utopica che vada oltre, e che abolisca - intanto, a cominciare dai cervelli - questo maledetto lavoro che è diventato il modo in cui tutti quanti parlano di ciò che considerano essere per loro l'unica possibilità di sopravvivenza (no, non di vita), e che proprio in quanto tale - proseguendo sulla strada intrapresa dalle varie «rivolte» e «insurrezioni» che sono state messe in scena - non potrà mai essere la sopravvivenza di tutti. Bisognerà conquistarsela con la concorrenza: battendo il Covid, da una parte, e ottenendo il sospirato posto di lavoro (precario e non per molto), dall'altra. E così via. Di fronte a questo non posso fare altro che manifestare tutta la mia gioia e soddisfazione per essere finalmente… vecchio!!
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