Adorno, la destra radicale e la democrazia totalitaria
- di Thomas Meyer -
L'ascesa del populismo di destra in questi ultimi anni, richiede una spiegazione. Più volte, in diversi momenti, è stato sottolineato che i movimenti di destra degli ultimi anni non cadono semplicemente dal cielo, ma devono essere visti nel contesto del neoliberismo e delle sue convulsioni sociali di questi ultimi decenni. Secondo Wilhelm Heitmeyer [*1], l'autoritarismo, così come viene espresso e rivendicato dai populisti o dai radicali di destra, si trova già racchiuso e contenuto nel neoliberismo, il quale si presenta sempre come senza alternativa. L'erosione dei processi democratici, la liquidazione della rete sociale, il potenziamento dello Stato di polizia, la fondamentale insicurezza sociale e la resa immediata dell'individuo agli imperativi della valorizzazione del capitale rendono evidente l'autoritarismo del regime neoliberista [*2]. Infine, ma non meno importante, la quota percentuale verificata della popolazione che ha una visione razzista del mondo, è aumentata costantemente nel corso degli anni. Di conseguenza, oggi abbiamo un alto potenziale di «misantropia centrata sul gruppo» che non è affatto una novità degli ultimi anni. [*3]
Le strategie di destra puntano a «spostare i confini di ciò che può essere detto». Indubbiamente, anche la «borghesia volgare» (Heitmeyer) ha contribuito a questo, come appare chiaramente nelle opere di Sloterdijk [*4] e di Sarrazin [*5]. Come scrive Heitmeyer, è «un fatto che, sotto un sottile strato di maniere civili e gentili ("borghesi") si nascondono atteggiamenti autoritari che diventano sempre più visibili, generalmente nella forma di una retorica sempre più rabbiosa» [*6]. Negli ultimi anni questo mimetismo si è continuamente interrotto. Una delle ragioni (non la causa!) è stata la «crisi della chiusura delle frontiere» (David Goeßmann) dell'autunno del 2015, che ha fatto emergere la «borghesia volgare» nel dibattito intorno ai rifugiati, nel quale anche i cosiddetti oppositori alla AfD (Alternativa per la Germania) hanno portato argomenti o «narrazioni» di destra che differivano ben poco, se non per nulla, da quelle dell'AfD [*7]. Alla fine, gli "argomenti" dei movimenti razzisti sono stati ripresi dal mainstream: è la stessa classe media borghese ad essere di destra; è essa che dà origine all'«estremismo di centro» [*8]. Come sottolinea Heitmeyer, il problema è la normalità stessa: «è ovvio che l'estremismo, con le sue forme apparentemente brutali di comunicazione e azione, si trova ad essere indissolubilmente legato alla normalità della vita sociale e politica, e può emergere solo a partire da tale normalità. [...] Perciò andrebbe posta la questione di come la distruttività si sviluppi nella normalità (e non dalle sanzioni contro di essa)» [*9].
Si può quindi dire, con Heitmeyer, che è la normalità borghese a contenere in sé l'autoritarismo, e a rinnovare costantemente gli atteggiamenti autoritari. In tale contesto, la Teoria Critica e la sua ricerca sulla personalità autoritaria riceve un rinnovato interesse [*10]. In previsione del continuo successo elettorale dei partiti populisti di destra e della crescente forza dei movimenti di destra radicali, è stata pubblicata per la prima volta una conferenza pubblica di Adorno, del 1967, sul radicalismo di destra. In questa conferenza Adorno descriveva cos'è che caratterizza i moderni radicali di destra e cosa spinge e rende un successo le agitazioni fasciste. Questo piccolo libro, "Aspetti del nuovo radicalismo di destra", ha fatto parecchio scalpore, a partire dal fatto che è stato discusso nei supplementi culturali borghesi e nelle radio statali. È stato sottolineato il fatto che i commenti di Adorno erano assai attuali e suonavano come se egli stesse discutendo dell'AfD. Lo sfondo sul quale si era svolta la conferenza, era stato il successo elettorale avuto a quell'epoca dal Partito Nazional Democratico di Germania (NPD) [*11]. Nel testo della conferenza, Adorno sottolineava, tra le altre cose, che il fascismo deve il suo successo soprattutto al fatto che continuano ad esistere quelle che sono le sue cause. Tra le altre cose, vedeva una causa centrale dell'agitazione fascista, principalmente nella concentrazione di capitale, e nella collegata minaccia di declassamento della piccola borghesia. L'imminente caduta della classe media è stata "usata" anche per rivendicare la sovranità nazionale. Questa sovranità nazionale è tanto più necessaria nel momento in cui le sue condizioni oggettive non esistono più. Adorno arrivò a questa valutazione nel contesto del confronto tra i blocchi e la CEE (Comunità Economica Europea) [*12]. Le somiglianze con il presente appaiono ovvie: anche i radicali e i populisti di destra odierni lottano per la riconquista della sovranità nazionale [*13], soprattutto a partire dalla loro critica dell'Unione Europea. Tuttavia, le condizioni oggettive per una «sovranità nazionale» sono oggi ancora meno presenti di quanto lo fossero negli anni '60, e ciò a causa della trans-nazionalizzazione del capitale, che le rende completamente illusorie [*14].
Sebbene la presentazione di Adorno venga elogiata per la sua validità analitica, vanno anche sottolineate le differenze con gli anni '60. Volker Weiß, in una sua postfazione commenta: «che valore hanno queste analisi per il presente? Innanzitutto, vanno osservate le differenze. L'avvertimento di Adorno, di non limitarsi alla semplice connessione tra il radicalismo di destra e i movimenti ciclici dell'economia, va preso sul serio. Gli effetti della recessione del 1966/67, vista come sfondo immediato dello sviluppo descritto, non possono essere paragonati né alle conseguenze della crisi economica mondiale del 1929, né a quelle dell'attuale crisi finanziaria e monetaria. [...] Anche le diverse linee politiche non sono facilmente comparabili. A differenza dell'antisemitismo, nel confronto con il Jihādismo globale (elemento chiave dell'agitazione del populismo di destra) non si tratta solo di proiezione patologica. L'Islam politico è un attore reale e va visto come se fosse esso stesso il prodotto di un delirio narcisistico collettivo» [*15].
In realtà, una teoria o una critica dovrebbero essere sempre esaminate nel loro «nucleo temporale», cosa che anche Adorno ha sottolineato. Ma ciò che dovrebbe costituire tale nucleo, rimane assi poco chiaro in quello che è l'attuale «dibattito su Adorno». Pertanto, la crisi attuale viene percepita solo in maniera assai superficiale. Tra i pubblicisti liberali come Volker Weiß, manca qualsiasi osservazione sulla teoria dell'accumulazione o sulla teoria della crisi. Pertanto, per Weiß, le differenze tra le crisi degli anni '60 e quelle del 1929 e dal 2008 in avanti, più che determinate, vanno indovinate.
Adorno, infatti, segnala quello che era già l'anacronismo oggettivo del nazionalismo, ma con solo Adorno non si riuscirebbe a capire perché oggi la sovranità dello Stato nazione in quanto tale si sta erodendo, dal momento che la capacità di regolazione politica del capitale trans-nazionalizzato ha raggiunto i propri limiti, visto che la democrazia viene continuamente de-democratizzata (Stato di polizia, accordi di libero commercio), che gli apparati statali si stanno inselvaggendo [*16], e che sono sempre più quegli Stati che vanno disintegrandosi [*17]. Sotto questo aspetto, la celebrata attualità della conferenza è stata esagerata, anche perché i commentatori come Weiß sono ben lontani dall'essere capaci di formulare una critica adeguata ai tempi attuali.
Nel caso di Weiß, appare anche chiaro che egli critica la nuova destra soprattutto per il suo anti-liberalismo. Ora, questa critica è giustificata, ma un anti-liberalismo di destra viene alimentato anche a partire da un certo «disagio della modernità». E anziché rendere un tale disagio - insieme alla sfida alla modernizzazione, alla libertà e all'uguaglianza borghesi - il tema della discussione, Weiß commette l'errore «di pensare che il mondo del mercato globale sarebbe in ordine se i barbari bruno-fascisti (o attualmente: verdi-islamisti) semplicemente non esistessero» [*18]. Ragion per cui, ad essere rifiutato non dovrebbe essere solo un «antimodernismo» di destra (che in sé è molto moderno), ma anche un'apologia borghese della «libertà e uguaglianza», soprattutto vista nel contesto dello Stato di polizia e dello stato di eccezione, che le democrazie borghesi stanno imponendo (basta pensare alle nuove leggi di polizia). Il monito di Adorno ci avverte che la sopravvivenza del fascismo è più pericolosa quando sta nella democrazia, piuttosto che contro di essa, e quindi merita attenzione [*19]. In altre parole: oggi, il radicalismo di destra potrebbe essere visto come un'ideologia di crisi, come un proseguimento dell'amministrazione democratica della crisi che viene attuato con altri e/o con gli stessi mezzi [*20].
L'ignoranza della crisi corrisponde alla rivendicazione incondizionata della democrazia. E questo può essere legato ad un aspetto problematico e anacronistico della conferenza di Adorno. Così facendo, Adorno propone l'idea di una vera democrazia ancora da realizzare: «Proprio in rapporto a categorie come quella degli "eterni incorreggibili", o analoghe espressioni rassicuranti, si sente spesso avanzare la tesi che in ogni democrazia ci sia un nucleo di incorreggibili o folli, la cosiddetta lunatic fringe, come viene chiamata in America. E qui si cela qualcosa di consolatorio in senso quietistico e borghese, se tale lo si vuole considerare. Io credo che si possa rispondere soltanto: è certo che nel mondo, in ciascuna delle cosiddette democrazie, è possibile osservare con intensità variabili qualcosa di simile, ma solo in quanto espressione del fatto che, fino a oggi, da nessuna parte la democrazia si è concretizzata in modo effettivo e completo dal punto di vista del contenuto economico-sociale, ma è rimasta sul piano formale. E, in questo senso, i movimenti fascisti potrebbero essere indicati come le piaghe, le cicatrici di una democrazia che non è ancora pienamente all’altezza del proprio concetto.» [*21].
Oggi, però, contro la realtà borghese, è completamente sbagliato rivendicare ideali borghesi, e indicare quale sia il quadro presupposto nel quale essi (dovrebbero) essere realizzati, soprattutto in queste condizioni di crisi. Già Marx ha descritto il pericolo di rimanere accecati dagli ideali borghesi [*22]. Così, nei Grundrisse, sostiene: «D'altra parte viene in luce l'inettitudine dei socialisti (soprattutto dei francesi, che pretendono di additare il socialismo come realizzazione delle idee della società borghese espresse dalla rivoluzione francese), i quali dimostrano che lo scambio, il valore di scambio ecc. sono originariamente (ossia nel tempo) o concettualmente (ossia nella loro forma adeguata) un sistema della libertà e uguaglianza di tutti, ma sono stati poi adulterati dal denaro, dal capitale ecc. [...] il valore di scambio o più precisamente il sistema del denaro è effettivamente il sistema dell'uguaglianza e della libertà, e che quegli elementi di disturbo che compaiono a contrastarle nello sviluppo più immediato del sistema sono disturbi immanenti al sistema stesso, e appunto la realizzazione dell' uguaglianza e della libertà, che si mostrano come disuguaglianza e illibertà. [...] Ciò che distingue questi signori dagli apologeti borghesi è da un lato la sensibilità delle contraddizioni che il sistema racchiude; dall'altro l'utopismo di non capire la necessaria differenza tra configurazione reale e ideale della società borghese, e di volersi perciò assumere il compito superfluo di volerne realizzare di nuovo l'espressione ideale, ove questa è in effetti soltanto la trasfigurazione di questa realtà» [*23].
Se, rivolgendo lo sguardo al passato, possiamo percepire condizioni ancora più democratiche di oggi, ciò è dovuto anche al fatto che la «capacità di configurare» la politica esisteva nei tempi precedenti, al tempo dell'espansione fordista, quando le riforme aprivano ancora la possibilità del progresso sociale e lo spazio di azione della politica era assai maggiore. Tuttavia, quando tutto ciò si restringe, soprattutto nel contesto di una crisi del finanziamento pubblico, ecco che la democrazia perde anche la sua «capacità di configurazione» [*24]. E quindi, se la valorizzazione trova i suoi limiti, ecco che allora anche la democrazia viene erosa. In contrapposizione a questo, al giorno d'oggi, molte persone rivendicano una «vera democrazia» [*25], senza però comprendere realmente la logica della democrazia: «La coscienza dominante [...] naturalmente non ha la benché minima comprensione del carattere totalitario della Sacra democrazia stessa» [*26]. Dal momento che perfino l'antica «capacità di configurazione» della democrazia era comunque soggetta a dei limiti ristretti: l'assoggettamento dei soggetti agli imperativi della valorizzazione del capitale, era il presupposto del discorso democratico, e come tale non era negoziabile. Ogni azione democratica deve muoversi dentro tale quadro. «Al pensiero democratico, in tutte le sue varianti, non viene mai in mente l'idea di mobilitare e organizzare in maniera diversa le risorse e la ricchezza sociale che non hanno forma di merce e di denaro; e che così facendo pone come insopportabile limite alla sua presunta liberalità e umanità, le medesime leggi sistemiche della moderna forma merce» [*27]. E inoltre, «L'astratta libertà dell'individuo-monade astratto, il quale deve "auto-valorizzarsi" incessantemente, implica la spietata lotta concorrenziale di tutti contro tutti». E «in realtà, è la capacità di decidere in quanto liberi e uguali che si trova ad essere limitata dalla capacità di pagamento» [*28].
Nel momento in cui tutto ciò viene messo in discussione in pratica, anche se ciò avviene solamente in maniera rudimentale e selettiva, ecco che i mastini si schierano e la democrazia rivela il suo nucleo repressivo. È questa la democrazia realizzata e, quindi, non si tratta di una democrazia formale, o formalmente limitata, che semplicemente non si sarebbe ancora realizzata. La sua realizzazione consiste precisamente proprio nel concedere formalmente dei diritti, ma anche nel sospenderli o nel restringerli nuovamente se si rivelano disfunzionali per l'amministrazione della crisi e per la valorizzazione (o per la svalorizzazione) del capitale. Pertanto, il terrore dello Stato di polizia non è in contraddizione con la democrazia. Dato che una persona può realizzarsi come libera e uguale solo se dimostra di essere un soggetto produttivo di capitale, ecco che allora la democrazia realizzata è compatibile con enormi disuguaglianze sociali. Anche l'opposto della libertà e le sue contraddizioni appartengono quindi a questa medesima libertà, come aveva già sottolineato Marx. In maniera sorprendente, non viene negato neppure questo. Per esempio, Friedrich August von Hayek ha dichiarato che la libertà include «patire la fame», e perfino che «la sottomissione volontaria è una condizione per gli effetti benefici della libertà». Di conseguenza, secondo Hayek, una «democrazia [...] può esercitare violenza totalitaria, ed è concepibile che un governo autoritario possa agire secondo principi liberali» [*29]. Saluti liberali a Pinochet!
Quando c'è una crisi, le proteste sociale e qualsiasi altra contraddizione possono rivelarsi «perturbanti». Non è stato un caso che durante la crisi greca sia stato detto che l'austerità della Germania non doveva essere negoziata democraticamente [*30]. Non è una coincidenza che la Merkel abbia detto che la democrazia deve rimanere «in sintonia con il mercato». Se il «mercato» ormai non permette più delle decisioni immanenti, allora tutte le decisioni equivarranno a «risparmiare e morire» e la libertà democratica consisterà in nient'altro che nell'aiutare a configurare la propria esecuzione per decreto e attraverso il parlamento.
In una democrazia, la capacità giuridica resta legata alla capacità di valorizzazione. Se i contratti di lavoro non possono più essere sottoscritti, ecco che lo stesso diritto viene meno [*31]. Le persone che perdono la loro capacità di valorizzazione, a causa della svalorizzazione della propria forza lavoro - o qualcosa di simile - diventano di fatto cittadini con diritti inferiori, come dimostrato dal regime dell’Hartz IV [*32]. Persone, la cui svalorizzazione aumenta ulteriormente - come avviene per i rifugiati - finiscono per vedersi negare semplicemente il loro diritto alla vita, ovvero, la loro morte viene accettata. Tutto questo viene dimostrato non solo dalla politica isolazionista dell'«Occidente libero e democratico», e dalle continue e persistenti morti nel Mediterraneo, ma anche dal "depositare" in maniera più meno "definitiva" delle persone in delle strutture che somigliano a dei campi di concentramento, e che noi chiamiamo «campi profughi». Il lavoro più sporco viene lasciato volentieri ad altri [*33].
Dal momento che la democrazia come forma dello Stato è vincolata alla forma del valore-scissione e, pertanto, comincia ad erodersi con la crisi della valorizzazione, non ha alcun senso lamentarsi per la perdita della democrazia, né reclamare la realizzazione di una democrazia «reale». Quindi, non può bastare in alcun modo accusare la democrazia di essere soltanto formale ed esigere, a partire da questo, che essa venga finalmente realizzata; magari grazie a una maggior «democrazia diretta», come anche i populisti di destra chiedono. Perciò non basta criticare l'insufficiente partecipazione o rappresentanza, l'ineguale distribuzione della ricchezza. Oggetto della critica, dev'essere la forma dell'interesse e della volontà del soggetto borghese e, pertanto, la forma capitalistica della ricchezza e della (ri)produzione in sé. Dev'essere chiaro che la democrazia non è un discorso libero, non è un'«associazione di persone libere» (Marx) in cui tutti devono accordarsi sull'utilizzo sensato delle risorse. Al contrario: questo discorso non è affatto il tema di un discorso democratico, non è il tema del discorso di un'economia autoritaria di comando, o di un regime nazionale etnico. La sottomissione alla configurazione feticista della società del valore-scissione, alla forma merce e al movimento di valorizzazione del capitale è per l'appunto la base di ogni democrazia. Questa falsa contrapposizione, emersa più volte, dei democratici liberali nei confronti di una democrazia autoritaria, brutale, rozza e perfino fascista, deve, pertanto, essere rifiutata [*34]. Se, come pensava Marx, la verità della società borghese va vista nelle sue colonie [*35], allora anche la verità della democrazia reale deve essere vista nella crisi e nello stato di eccezione. Una teoria critica che sia all'altezza della sua epoca, o prende atto di questo, oppure non è affatto una teoria critica.
- Thomas Meyer - Pubblicato il 22/1/2021 su OutrasPalavras. Jornalismo de Profundidade e Pós-capitalismo -
NOTE:
[*1] - Cfr.: Heitmeyer, Wilhelm: "Autoritäre Versuchungen – Signaturen der Bedrohung I" ["Tentazioni autoritarie - Segnali di Minaccia I], 3. Aufl., Berlin 2018.
[*2] - Si veda anche: Wacquant, Loic: "Bestrafen der Armen – Zur neoliberalen Regierung der sozialen Unsicherheit" ["Punire i poveri - Sul governo neoliberista dell'insicurezza sociale"], Berlin/Toronto 2013, zuerst Paris 2004.
[*3] - Heitmeyer 2018.
[*4] - Cfr.: Kurz, Robert: Das Weltkapital – Globalisierung und innere Schranken des modernen warenproduzierenden Systems ["Il capitale mondiale - Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema di produzione delle merci"] Berlin 2005, p. 387ss e 458ss. Si veda anche: Winkel, Udo: Der Geist geistloser Zustände – Sloterdijk u. Co.: Zum intellektuellen Abstieg der postkritischen deutschen Elitedenker ["Lo spirito degli Stati senza spirito - Sloterdijk & Co.: sulla decadenza intellettuale dei pensatori d'élite tedeschi post-critici"], in Exit! Krise und Kritik der Warengesellschaft, Nr.7, Bad Honnef 2010, p. 251–259.
[*5] - Cfr.: Lux, Vanessa: Verschiebungen in der biologistischen Diskussion: das Beispiel Sarrazin ["Cambiamenti nella discussione biologica: l'esempio di Sarrazin"]. in Schulze, Annett; Schäfer, Thorsten: Zur Re-Biologisierung der Gesellschaft – Menschenfeindlichen Konstruktion im Ökologischen und im Sozialen ["Sulla ribiologizzazione del sociale - costruzione misantropica nella sfera ecologica e sociale"], Aschaffenburg 2012, p. 129-152. Si veda anche: "Konicz, Tomasz: Generation Sarrazin – Eine kurze Skizze der Genese der neuen deutschen Rechten" ["Un breve profilo della nuova genesi della destra tedesca"], 2015a, online in - https://www.streifzuege.org/2015/generation-sarrazin/ -
[*6] - Heitmeyer 2018, p. 310.
[*7] - Cfr.: Goeßmann, David: Die Erfindung der bedrohten Republik – Wie Flüchtlinge und Demokratie entsorgt werden ["L'invenzione della repubblica minacciata - Come si scartano i rifugiati e la democrazia"], Berlin 2019. Lo dimostrano, ad esempio, i cambiamenti che ci sono stati nel discorso circa la fine della «cultura dell'accoglienza», cfr.: Jäger, Margarete; Wamper, Regina (Hg.): Von der Willkommenskultur zur Notstandsstimmung – Der Fluchtdiskurs in deutschen Medien 2015 und 2016 ["Da una cultura dell'accoglienza a uno stato di necessità: il discorso sui rifugiati nei media tedeschi 2015 e 2016"] Duisburg 2017, online: http://www.diss-duisburg.de/wp-content/uploads/2017/02/DISS-2017-Von-der-Willkommenskultur-zur-Notstandsstimmung.pds -
[*8] - Konicz, Tomasz: Kapitalkollaps – Die finale Krise der Weltwirtschaft [*Il collasso del capitale - La crisi finale dell'economia mondiale"] Hamburg 2016, p. 158ss.
[*9] - Heitmeyer 2018, p. 279.
[*10] - Ziege, Eva-Maria: Nachwort der Herausgeberin [Postfazione dell'editore] in Adorno, Theodor W.: Bemerkungen zu The Authoritarian Personality [Note alla "personalità autoritaria"], Berlin 2019b, p. 135ss.
[*11] - L'NPD, nel 1969, poi mancò per un pelo il suo ingresso nel Bundestag. Questo poi portò ad un «cambiamento di strategia» di parti della destra, che in questo modo si modernizzò; si veda Weiß, Volker: Die autoritäre Revolte – Die Neue Rechte und der Untergang des Abendlandes ["La rivolta autoritaria - La nuova destra e il declino dell'Occidente"] Stuttgart 2018, p. 27ss., e anche: Feit, Margret: Die »Neue Rechte« in der Bundesrepublik – Organisation, Ideologie, Strategie [La "nuova destra" nella Repubblica Federale - Organizzazione, ideologia, strategia], Francoforte/New York 1987, p. 23 ss.
[*12] - Adorno, Theodor W.: Aspekte des neuen Rechtsradikalismus [Aspetti del nuovo radicalismo di destra] 4. Aufl., Berlin 2019a, p. 9-13.
[*13] - Non è un caso che la rivista di estrema destra di Jürgen Elsässer abbia come sottotitolo "Magazin für Souveränität" [rivista per la sovranità].
[*14] - Si veda Kurz, 2005.
[*15] - Si veda 2019a, p. 74s. Volker Weiß evidenzia le somiglianze tra il radicalismo di destra e l'Islam. Per esempio, la relazione tra i due è evidente nella misoginia e nella mania della mascolinità. La mania neofascista della mascolinità è esemplificata nel libro di Jack Donovan "Der Weg der Männer" ("La via degli uomini"), pubblicato dalla destra radicale Antaios-Verlag, cfr. Weiß 2018, p. 227ss. Jack Donovan potrebbe anche, in linea di principio, unirsi all'ISIS, come ha osservato Weiß: per esempio, nell'intervista "Tacheles: Volker Weiß su attori, ideologia e sviluppo della Nuova Destra", https://www.youtube.com/watch?v=5xtMdgVayOw al 7:50 min.
[*16] - Cfr.: Kurz, Robert: Die Demokratie frisst ihre Kinder – Bemerkungen zum neuen Rechtsradikalismus in: Rosemaries Babies – Die Demokratie und ihre Rechtsradikalen, Unkel/Bad Honnef 1993, p. 11–87 [La democrazia divora i suoi figli]. si veda anche: Scholz, Roswitha: ›Die Demokratie frisst immer noch ihre Kinder‹ – heute erst recht [La democrazia divora i suoi figli– ancora!], in: exit! – Krise und Kritik der Warengesellschaft, Nr. 16, Springe 2019, 30–60. Si veda anche: Konicz, Tomasz: Failed State BRD, 2018, online: https://www.heise.de/tp/features/Failed-State-BRD-4232674.html -
[*17] - Si veda: Kurz 2003 e Bedszent, Gerd: Zusammenbruch der Peripherie – Gescheiterte Staaten als Tummelplatz von Drogenbaronen, Warlords und Weltordnungskriegen [Il crollo della periferia. Stati falliti come terreno di coltura per baroni della droga, signori della guerra e guerrieri dell'ordine mondiale], Berlino 2014. Si veda anche: Konicz, Tomasz: Kapitalkollaps – Die finale Krise der Weltwirtschaft [Il collasso del capitale - La crisi finale dell'economia mondiale], Hamburg 2016.
[*18] - Hanloser, Gerhard: Die libertäre und die liberale Linke und die Neue Rechte – Bemerkungen zu einer drängenden Frage [La sinistra libera e liberale e la nuova destra - Commenti su una questione urgente], in: Neznam: Zeitschrift für Anarchismusforschung, Nr.7, Lich 2018, p. 167.
[*19] - What it means to draw up the past, da circa 3 min: https://www.youtube.com/watch?v=ioj9UPuP374
[*20] - La continuità di entrambe le cose è particolarmente evidente nell'imperialismo di esclusione razzista e nella costruzione democratica dei muri, si veda Kurz, Robert: Weltordnungskrieg – Das Ende der Souveränität und die Wandlungen des Imperialismus im Zeitalter der Globalisierung, Bad Honnef 2003. [La guerra di ordinamento mondiale - La fine della sovranità e le metamorfosi dell'imperialismo nell'era della globalizzazione], soprattutto p. 190ss. Si veda anche: Trenkle, Norbert: Der Demokratische Mauerbau – Elendsmigration und westlicher Abgrenzungswahn [La costruzione democratica dei muri - Migrazione della miseria e mania di delimitazione occidentale], in: Rosemary Babies - Die Demokratie und ihre Rechtsradikalen, Unkel/Bad Honnef 1993, p. 227-262.
[*21] - Adorno 2019a, p. 17s.
[*22] - Vale qui la pena ricordare, in questo contesto, che nella sua polemica contro Karl Kautsky, Lenin faceva riferimento all'ipocrisia delle democrazie borghesi e menzionava ciò che oggi verrebbe chiamato «stato di eccezione». Dice: «Prendete le leggi fondamentali degli Stati moderni, i loro apparati governativi, prendete la libertà di riunione o di stampa, la "eguaglianza dei cittadini davanti alla legge", e troverete ad ogni passo l'ipocrisia della democrazia borghese, ben nota ad ogni operaio onesto e cosciente. Non vi è un solo Stato, anche il più democratico, nella cui Costituzione non esistano scappatoie o clausole che assicurano alla borghesia la possibilità di procedere manu militari contro gli operai, di dichiarare lo stato di assedio, ecc. "in caso di perturbazione dell'ordine pubblico", in realtà nel caso in cui la classe sfruttata "turbi" il proprio stato di schiavitù o tenti di agire come una classe non schiava. Kautsky inorpella spudoratamente la democrazia borghese, tacendo, per esempio, quanto la più democratica e più repubblicana borghesia dell'America e della Svizzera fa contro gli operai in sciopero.» (Lenin, W.I.: Die proletarische Revolution und der Renegat Kautsky [La rivoluzione proletaria e il rinegato Kautsky], in: Ausgewählte Werke Band III, Berlin 1970, p. 87).
[*23] - Marx, Karl: Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie, Berlin 1953, p. 960
[*24] - Si veda: Konicz 2016, p. 180ss.
[*25] - A causa dell'evidente discrepanza tra «la parvenza e la realtà della democrazia», ovviamente, sempre meno persone credono alla propaganda democratica occidentale. In diversi frangenti si parla di «post-democrazia», di «democrazia di facciata», di «oligarchia (finanziaria)», ecc.; tutti termini che presumibilmente catturano la realtà democratica. Queste critiche, tuttavia, rimangono fenomenologiche, non vanno al di là di una «critica al neoliberismo», criticano la mancanza di «rappresentanza», l'insufficienza di «democrazia diretta», lo «Stato dentro lo Stato» e fanno appello ad un assurdo «sistema finanziario democratico», ecc.
[*26] - Kurz, Robert: Schwarzbuch Kapitalismus – Ein Abgesang auf die Marktwirtschaft [Il libro nero del capitalismo – una canzone di addio all'economia di mercato], Frankfurt 1999, p. 574.
[*27] - Kurz 1993, p. 18 .[2020, p. 29].
[*28] - ivi, [2020, p. 31]. Corsivo nell'originale.
[*29] - Hayek, Friedrich A. von: Die Verfassung der Freiheit [La costituzione della libertà] (Gesammelte Schriften Bd. 3), Tübingen 2005, p. 25, 82 e 132.
[*30] - Konicz, Tomasz: Willkommen in der Postdemokratie [Benvenuti nella post-democrazia], 2015b, online: https://www.heise.de/tp/features/Willkommen-in-der-Postdemokratie-3374458.html -
[*31] - Cfr. Kurz 2003, p. 324s.
[*32] - Rentschler, Frank: Der Zwang zur Selbstunterwerfung – Fordern und Fördern im aktivierenden Staat [La coazione alla sottomissione – Esigere e promuovere nello Stato di attivazione], in: exit! – Krise und Kritik der Warengesellschaft, Nr.1, Bad Honnef 2004, p. 201–229.
[*33] - In questo modo, all'inizio del 2017, il Ministero degli Affari Esteri parlava di condizioni simili per i campi di concentramento in Libia. La relazione afferma, tra el altre cose, che «lì, esecuzione di migranti non paganti, tortura, stupri, estorsione e abbandono nel deserto sono all'ordine del giorno» si veda: https://www.welt.de/politik/deutschland/article161611324/Auswaertiges-Amt-kritisiert-KZ-aehnliche-Verhaeltnisse.html -
[*34] - Per non essere frainteso: è ovvio che la democrazia e il fascismo non sono esattamente la stessa cosa, e non è la stessa cosa se al potere c'è un socialdemocratico corrotto o un fascista del calibro di Bolsonaro. Ragion per cui, pertanto, sarebbe reazionario accettare o dichiarare irrilevante, per esempio, il consolidamento o lo smantellamento della giustizia borghese con un'alzata di spalle.
[*35] - Come dice l'articolo di Marx, "The Future Results of British Rule in India", dell'8 agosto 1853: «La profonda ipocrisia, l'intrinseca barbarie della civiltà borghese si palesano tostoché dalle grandi metropoli (dove assumono forme rispettabili) volgiamo gli occhi alle colonie, dove vanno in giro ignude.» (Marx, Karl; Engels, Friedrich: MEW Band 9, Berlin 1960, p 225). La flagranza di questa barbarie, per esempio, viene dimostrata da Mike Davis nel suo libro "Olocausti tardovittoriani".
Feltrinelli. 2002.