Ma c'è un aspetto fondamentale di Proust che rimane fuori dal saggio di Benjamin, ed è la relazione tra opera e denaro. Tra le tante cose leggibili, nel XIX secolo, a partire da Proust, una di queste è la relazione tra la diffusione della stampa e la letteratura: Hugo, Balzac, Dumas, Dickens hanno scritto così tanto perché in quel modo guadagnavano denaro. E spetta alla riflessione - che Benjamin non fa - sulla relazione tra patrimonio ed opera in Proust, vale a dire, il fatto che Proust non aveva bisogno di «scrivere per guadagnare denaro» e poteva, semplicemente, scrivere (cosa questa, molto apprezzata da Barthes, che tuttavia però non attua il collegamento). Flaubert, da parte sua, che viveva di rendita, era disponibile a sviluppare quella poetica della lentezza che aveva sviluppato. Anche in questo caso, non dovendo scrivere per guadagnare soldi, poteva semplicemente scrivere (e, soprattutto, riscrivere, capovolgere le frasi, passare tutta la giornata intorno ad una sola frase, per poi alla fine buttarla via, come racconta in diverse lettere scritte a Louise Colet). Nel caso di Proust, Jacques Bonnet fornisce addirittura perfino delle cifre esatte: alla morte del padre, aveva ricevuto un'eredità di 1,35 milioni di franchi (nella nota, Bonnet commenta che questa cifra equivarrebbe a 4,1 milioni di euro odierni). Della dimensione dell'opera di Proust, fa parte anche la sua possibilità – da cui deriva la sua capacità - di prendere le distanze dal mondo, così come l'ossessiva attenzione per la scrittura (ad esempio, la procrastinazione della pubblicazione, e l'interminabile revisione; sebbene questo valesse anche per Balzac, con effetti diversi; va anche detto, inoltre, che Proust sostiene i costi della pubblicazione del primo volume, nel 1913, per Grasset). Benjamin parla dello stile asmatico di Proust, riferendolo alla dimensione dell'«esercizio spirituale» e dell'«auto-assorbimento» di Loyola (Barthes, di nuovo); occorre anche aggiungere che si tratta del concetto di uno stile che è eredità (simbolica) di un'eredità (finanziaria); un tema questo che, de resto, si incastra in quello di cui parla altrove Benjamin nel suo saggio: la relazione tra «mostrare» e «toccare» (Proust non «entra in contatto», mai, egli scrive).
fonte: Um túnel no fim da luz
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