sabato 2 gennaio 2021

«Somigliarsi»

Scienza e religione: per gran parte di noi sono gli unici metodi validi per interpretare l’universo. Tendiamo a dimenticare che un’altra forza ha affiancato quelle due nel corso della storia, e le ha persino precedute: la magia. Ormai relegata al ruolo di favola per bambini o trucchetto da ciarlatani, la magia ha invece segnato lo sviluppo delle civiltà umane e, a partire dalla preistoria, è stata una presenza costante, un mezzo attraverso cui l’uomo ha cercato di confrontarsi con gli elementi più enigmatici della realtà. Oggi, un archeologo di fama internazionale ci invita a riconsiderarne la natura e l’influenza, nel passato come ai giorni nostri. Ancora adesso, infatti, «quando le persone si trovano davanti ai grandi problemi della vita e della morte, quando desiderano conoscere il futuro o vogliono comprendere il passato, quando cercano di proteggersi dal male o di promuovere il benessere, finiscono spesso per rivolgersi alla magia». Perché mai, altrimenti, continueremmo ad affidarci ad amuleti e portafortuna, a compiere piccoli riti propiziatori, a considerare infausti certi giorni, numeri o avvenimenti? In un viaggio attraverso Africa, America ed Eurasia, spaziando dallo sciamanesimo del Neolitico all’alchimia del Rinascimento, dal primo oroscopo conosciuto al potere dei tatuaggi, dalle pratiche degli egizi a quelle dell’antica Grecia, fino ai misteri della fisica quantistica, questo libro ripercorre la storia della magia in tutte le sue forme e tradizioni, rivelando quale impronta profonda abbia lasciato in ogni società. Con l’autorevolezza di chi ha svolto decenni di ricerca in ogni angolo del mondo e il piglio divertito di chi ci invita a non prendere troppo sul serio le nostre convinzioni, Chris Gosden ci ricorda il senso profondo della magia e la sua importanza per ripensare il nostro rapporto con il mondo.

(dal risvolto di coperina di: "Storia della magia", di Chris Gosden. Rizzoli.)

Ogni volta che tocchiamo ferro ci ricolleghiamo al Sapiens che c’è in noi
- di Marcello Simoni -

Sotto la voce «magia», il Dizionario infernale dell’occultista Jacques Collin de Plancy recita: «La magia è l’arte di produrre nella natura cose superiori al potere degli uomini», per poi proseguire poco più in basso: «Tutti i popoli riconobbero la sua esistenza».
Mai affermazione fu più vera. È sufficiente, infatti, aprire la Storia della magia di Chris Gosen per avvederci di quanto questa particolarissima forma di «arte» sia stata determinante per l'evoluzione del pensiero umano, Con la lucidità e l'aplomb tipici dell'uomo di scienza - Gosden insegna archeologia europea presso l'Università di Oxford - l'autore imposta i capitoli iniziali del suo saggio spiegando come le prime comunità di Sapiens (ma probabilmente anche i Neanderthal) avessero già familiarità con essa, benché il concetto di divinità fosse ancora estraneo alla loro cultura.
Quando il mondo era giovane, per dirla alla Jack London, la magia era l'unico tramite attraverso il quale l'uomo di rapportava con la natura, intesa non solo come il regno animale e vegetale, ma anche come l'insieme degli elementi percepiti come esseri viventi, i cicli stagionali e la volta celeste. La religione nascerà molto più tardi, andando a costituire il secondo filamento di un'elica immaginaria intorno alla quale ruota l'ingranaggio storico del nostro progresso  socio-culturale. Il terzo sarà la scienza.
Ma di religione e di scienza sapevamo ben poco e i cavernicoli vissuti 30.000 anni fa, ossia gli uomini dell'ultima glaciazione tesi a sopravvivere con pochi utensili, in una simbiosi sconcertante con un habitat estremo e gli animali che l'abitavano. A quei tempi in cui il modello della società non si scostava di molto da quello di un branco di lupi e il concetto di individuo equivaleva a un mero anacronismo, non si era certo usi a sprecare tempo ed energie in attività superflue. Eppure la magia esisteva già, e le veniva attribuita un'enorme importanza. «Per molte migliaia di anni», specifica a tal riguardo Gosden, «la credenza della magia non è stata un lusso, ma un elemento fondamentale per comprendere il mondo e garantirsi la sopravvivenza».
Vale la pena ripeterlo: molte migliaia di anni. Parliamo di una longue durée che descrive un arco temporale impressionante: dalla Siberia del mesolitico al popolamento della Mezzaluna Fertile, dalla pratica della magia venatoria dell'Europa centrale all'animismo, allo sciamanesimo dell'arte rupestre, alla celebrazione dei cicli stagionali e della fertilità, alle quasi raccapriccianti deposizioni funerarie, fino alla raffinata negromanzia mesopotamica. Parliamo di una forma mentis ancora estranea al paradigma di causa ed effetto, a un approccio col mondo sensibile basato sul legame di «somiglianza» (i mistici greci la chiameranno sympatheia), cioè alla connessione - e quindi al reciproco ascendente - che sussiste tra elementi di eguale natura, colore o struttura. Lo stesso genere di legame che molti di noi ancora oggi, riconoscono nei segni zodiacali, nei tarocchi e nei fondi del tè. Quasi che il mondo possa ascoltarci coscientemente ed entrare in connessione con noi senza il filtro di alcuna divinità... E anche quando i primi dèi sorgeranno, con i loro templi e le loro religioni sempre più complesse, la magia sopravvivrà nei riti, nelle credenze, nelle mitologie, permeando i recessi più sacri della parola scritta.
Dalla Mesopotamia all'Egitto, dagli uomini-cavallo della steppa alla Geniza del Cairo, fino al labirinto della magia ebraica, Gosden segue questo lunghissimo cammino rintracciando gli indizi che collegano le pratiche delle civiltà antiche ai loro antenati, i cacciatori-raccoglitori travestiti da cervi e muniti di tamburi sacri. Ed è con naturalezza che ci proietta nell'Europa dei primi secoli volgari e poi nel Medioevo degli alchimisti, nel Rinascimento delle streghe, all'inseguimento del mito di Merlino, della Dama del Lago e di Excalibur, fino alle leggende nere di John Dee e di Alisteir Crowley. Le sue considerazioni su Stonehenge, sulle piramidi e sulle strutture misteriche, ma anche sui più esotici paralleli africani, cinesi, americani - considerazioni da archeologo, che nulla hanno a che vedere con le tesi raffazzonate alla Voyager - ci affascinano più di un romanzo di fantascienza. E ci fanno sorridere al pensiero di chi, nel riferirsi alla magia, tende a liquidare la questione alludendo con leggerezza al paganesimo e al folklore.
A onor del vero, lo studio della magia rappresenta una branca fondamentale dell'antropologia culturale, ossia la scienza che indaga sull'evoluzione delle idee e dei sistemi di vita intercorsi dall'età della pietra ai giorni d'oggi. Benché sfuggente, trascurata e addirittura bistrattata, questa materia si impone come elemento basilare per comprendere la nostra ascesa verso il progresso contemporaneo. Un progresso forse ingrato di quel che lo precede e, in fin de conti, insignificante di fronte a oltre 30.000 anni di storia dell'umanità. Una storia - o meglio, un atavismo - che risorge dentro noi con un rullo tribale ogni qual volta tocchiamo ferro per scacciare la malasorte, o evitare di passare sotto una scala.

- Marcello Simoni - Pubblicato su TuttoLibri il 12 Dicembre 2020 -

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