venerdì 15 gennaio 2021

Silenzi …

«In una Parigi di fuliggine e di notte, qua e là, tocchi di colore si mescolano all'inchiostro nero: il rosso sangue della bandiera comunarda, l'incandescenza di un fuoco. I barlumi della speranza tremolano e non si spengono». ( Le Monde des Livres)

Parigi, primavera 1871. La città, cinta d’assedio dai prussiani, ha subìto un inverno rigidissimo, la popolazione ha sofferto il freddo, la fame e le cannonate degli assedianti. Il governo francese accetta una pace umiliante. Ma il popolo di Parigi non ci sta, insorge e affida il governo della città alla Comune, struttura politica di matrice anarchico-socialista a gestione popolare diretta. Allora il governo francese organizza la riconquista della città per strapparla ai comunardi. La guerra fratricida si conclude con quella che è passata alla storia come la “settimana di sangue”, dal 21 al 28 maggio, in cui nonostante le barricate e la strenua resistenza dei parigini l’esercito francese entra in città con l’artiglieria pesante e un numero di uomini venti volte superiore, e in pochi giorni trucida oltre ventimila persone compromesse a vario titolo con la Comune.
Ed è proprio sullo sfondo della tragica “settimana di sangue” che si svolgono le vicende del presente romanzo, un intreccio di storie individuali che va dall’amore irto di ostacoli di Caroline e Nicolas all’inchiesta di Antoine Roques, ex rilegatore eletto “delegato alla sicurezza” da un’assemblea popolare, agli intrighi del perverso criminale Pujols, rapitore di fanciulle, alla misteriosa presenza del cocchiere Clovis, talmente irsuto che non se ne distinguono i lineamenti. Il tutto sotto una devastante pioggia di ferro e fuoco che, insieme a buona parte di Parigi, distruggerà il sogno utopico di una società egualitaria.

(dal risvolto di copertina di: Hervé Le Corre, "L'ombra del fuoco", pp. 496. Traduzione: Alberto Bracci Testasecca. Edizioni E/O)

La Comune diventa noir
- di Daria Galateria -

Hervé Le Corre, tra i più premiati scrittori di noir in Francia, è specialista di serial killer ("Il Perfezionista" uccideva ragazzini seguendo il tracciato di uno scrittore satanico, Lautréamont). Nel suo ultimo romanzo, "L'ombra del fuoco" (in uscita da e/o), all'assassinio in serie Le Corre aggiunge, come già Balzac, il personaggio seriale: il criminale perversi "perfezionista" è qui di ritorno. Ma come sempre nella buona letteratura, il crimine vero è altrove, è nella società e nella Storia, che si prodigano in delitti altrettanto splatter del racconto.
Siamo infatti nella «settimana di sangue», il massacro di 20.000 parigini da parte dell'esercito regolare francese (21-28 maggio 1871) che chiude la Comune di Parigi: il governo a bandiera rossa di settantadue giorni in cui si scrissero, nero su bianco, le leggi del progresso e dell'utopia (stipendi da operaio specializzato a funzionari e politici, magistrati elettivi, istruzione laica e gratuita, guardia nazionale: e tutto con regolari votazioni e i conti in ordine; un reazionario come Edmond de Goncourt si stupiva di vedere, in piena insurrezione, le code ai teatri). Hervé Le Corre ha simpatia per quell'esperienza, è evidente; ma a parte un paio di generali ed Elizabeth Dmitrieff, l'aristocratica russa femminista, che compare in un club, tutti i personaggi sono di fantasia.
Le storie sono - semplificando - quattro, ma così intrecciate che la tensione resta inesausta. C'è il gruppo di tre soldati della Comune, il Rosso (un gigante), il prode Nicolas, sergente dei comunardi, e l'adolescente Adrien, garzone di macellaio (coi suoi coltellacci risolve in silenzio molte situazioni di pericolo; poi se li pulisce sulla coscia). C'è il perfino Pujols, l'orco seriale che rifornisce di bambine un fotografo (le foto pornografiche sono alla moda; e con la pace, si spera, torneranno gli affari): alle ragazzine, i lettori possono starne certi, non viene risparmiato nulla. I parenti si rivolgono alla polizia, e cioè a Antoine Roques, un pacifico rilegatore che tiene la pistola con due dita - d'altronde i veri agenti di sicurezza sono scappati a Versailles. A Versailles infatti si è acquartierato l'esercito regolare e il governo: sconfitta nel 1870 dai Prussiani, con loro la Francia ha firmato  - letteralmente in lacrime, nella persona del ministro - una pace infamante, che Parigi ha rifiutato, insorgendo. C'è poi la fidanzata di Nicolas, Caroline, infermiera di notte negli ambulatori improvvisati. È lei a dare il ritmo alla narrazione, perché finisce sotterrata da un bombardamento; il racconto procede a giornate, dal giovedì 18 maggio alla domenica 28, e tutto il romanzo è pervaso da un ticchettio: riuscirà Caroline, sepolta viva con un secchio d'acqua, a sopravvivere? Se pure la ricercano, in quei giorni di tregenda.
Così imbastito, il romanzo procede con un risentito andamento balzacchiano, mimato anche nei termini (ci sono i tavernieri e le voluttà, gli spasimanti e i vetturini, gli umili e i borghesi; se un giovane è bello, ha i tratti da donna): servito con sapienza e divertimento dalla traduzione di uno scrittore come Alberto Bracci Testasecca. I ritratti sono stampe d'epoca, dai volti pendono vaporosi baffoni bianchi, e i fornelli enormi delle pipe, o inversamente delle «eterne» pipette all'angolo della bocca; e tutti sono irsuti sotto i kepì da Federati (comunardi). Storicamente precisi, giorno dopo giorno e ora su ora, i luoghi degli scontri, con le loro stravaganze: i bombardamenti dei Versagliesi che demoliscono all'inizio le case dei ricchi ad Auteuil, o l'artiglieria piazzata sulla pista da ballo di un imbarcadero. Ma Le Corre ovviamente colpisce anche con le armi narrative del secondo millennio.
E per esempio - come Franz Hals, il pittore olandese, riconosceva 27 tipi di nero - Hervé Le Corre distingue, in una città continuamente squassata da esplosioni e dall'artiglieria versaigliese, svariate forme di silenzio. C'è il silenzio sospetto da agguato, il silenzio frastornato dal ronzio nelle orecchie, il silenzio sconosciuto della propria casa devastata, il silenzio schiacciante sotto i detriti di un palazzo crollato. Le Corre non lesina le atrocità sanguinolente e vellica ogni pulsione; assenti, o maschie, le tenerezze. Non c'è bisogno neanche di ideali, c'è l'azione; «All'armi!», corre per strada un  uomo senza kepì, tenendo il fucile davanti a sé con entrambe le mani; «una colonna a Porte de Saint-Cloud!»; brilla una camicia rossa (i garibaldini sono venuti a dare manforte); ci sono le barricate, e si è forse diecimila contro i sessantamila governativi. Il giardino del Luxembourg è una macelleria, si fucilano i comunardi giorno e notte; bisogna, con questa «città che ha un talento unico per la rivoluzione», riportare l'ordine per i prossimi cinquant'anni.

- Daria GalateriaPubblicato su Robinson del 9/1/2021 -

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