Nel 20° secolo, le edizioni degli scritti di Marx erano incomplete. Tuttavia, con quelle diverse edizioni delle presunte opere complete di Marx, si sono dovute confrontare diverse generazioni di marxisti e di studiosi di Marx. Per esempio, la pubblicazione, negli anni '30 degli scritti giovanili di Marx cambiò drasticamente la comprensione del suo progetto. Semplicemente, né Lenin né Rosa Luxemburg erano stati a conoscenza di quelle opere; avevano conosciuto ed affrontato un Marx che appariva come una sorta di scienziato dello sviluppo storico, del quale si avevano ben pochi indizi riguardo la sua impostazione filosofica. Avevano trovato quel Marx che era critico della Filosofia del Diritto di Hegel, ma non avevano conosciuto il Marx che invece sembrava essersi potuto ispirare al concetto rivoluzionario di libertà della Filosofia dello Spirito di Hegel. Potrebbe essere benissimo accaduto - ha ipotizzato qualcuno - che le immagini parziali che si avevano di Marx, soprattutto quelle del 20° secolo, abbiano avuto delle implicazioni storiche a livello mondiale. Difficile dirlo, ma fatto sta che siamo assai lontani dal poter contare di avere accesso ad una biografia soddisfacente, se si considera che la Marx - Engels Gesamtausgabe (versione 2) verrà completata forse solo nei prossimi 15 - 20 anni! Fino ad allora, almeno, la controversia continuerà.
Quali sono, attualmente, i temi e le questioni oggetto di controversia? Ce n'è uno particolarmente significativo. Riguarda il fatto che Kohei Saito, dopo aver esaminato i quaderni delle annotazioni scientifiche di Marx, è arrivato alla conclusione che l'ultimo Marx non era alla ricerca di una «concezione scientifica», o di una «filosofia della natura» (del materialismo dialettico engelsiano?!?), ma era interessato, piuttosto, all'impoverimento del suolo nel capitalismo. Una ricerca del genere, schiude tutta una serie di possibilità affascinanti. Il tema dell'esaurimento del suolo può sembrare secondario, ma se viene visto come un esempio dell'insostenibilità del "metabolismo" del capitale con il mondo naturale, ecco che allora Marx può avere molto da dirci riguardo la nostra crisi ecologica, e circa la sua soluzione. Non appare più come se fosse l'avvocato di una subordinazione "prometeica" della natura per fini socialisti, ma piuttosto come un autore che vincola la sostenibilità ecologica alla politica emancipatoria. Ci parla in maniera viva e chiara degli attuali movimenti per la giustizia climatica.
Michael Heinrich, in una sua nota, del 24 aprile 2018, al suo libro, "Karl Marx and the Birth of Modern Society", sostiene che bisognerebbe familiarizzare in maniera affidabile e dettagliata con Marx e con i suoi scritti. E senza andare ad esplorare le affermazioni di Marx, nella loro sostanza, Heinrich si limita a sottolineare tre punti che sarebbe un peccato non riportare qui:
1) Il primo di questi punti ha a che fare con le poesie che Karl Marx studente ha scritto alla sua ragazza Jenny e ad altre. Marx aveva preso molto sul serio il fatto che concepiva e considerava sé stesso come un romantico, e ciò che va chiarito è che fu proprio la sua lettura di Hegel che poi lo spinse a ritenere di dove mettere da parte simili concezioni. Heinrich specula, arrivando a sostenere che il brano di Hegel che lo allontanò dal romanticismo sia stato quello in cui Hegel,nella "Fenomenologia dello Spirito" menziona il protagonista dei "Dolori del giovane Werther" come un caso esemplare di "anima bella" [*1]. Qui, un lettore di Marx con inclinazioni romantiche potrebbe rimpiangere un simile allontanamento, ma credo non ci sia dubbio che ciò in cui Marx si è convertito a causa di questo distanziamento, sia stato assai più interessante dello scrittore di poesie che era stato prima. Qui, nel pensiero di Marx ha luogo una «svolta» innegabile, che appare assai più decisiva di quanto possa essere stata qualsiasi presunta «rottura epistemologica», che sarebbe avvenuta successivamente. La svolta decisiva di Marx è verso Hegel, verso il giovane Hegel rivoluzionario della Fenomenologia dello Spirito, e non quella che lo avrebbe portato via da Hegel, come ha sostenuto Althusser.
2) Il secondo passaggio da sottolineare ha a che vedere con i Giovani Hegeliani (come venivano chiamati gli autori in questione). «Considereremo in quali casi si possa parlare di giovani hegeliani e di vecchio hegelismo», (sostiene Heinrich a pagina 267). È moneta corrente, dire, per esempio in un contesto storico, che «dopo la morte di Hegel avvenuta nel 1831 i suoi seguaci si divisero nelle "scuole " dei giovani hegeliani e dei vecchi hegeliani», (continua Heinrich a pagina 270). Egli non nega affatto che negli anni successivi alla morte di Hegel, alcuni hegeliani siano stati dei reazionari mascherati, mentre ce ne sono stati altri che però teorizzavano in maniera critica, perfino rivoluzionaria. Questo serve a fare giustizia della «falsa pista» che parla delle «scuole» di pensiero e a gettare luce su quale fosse la politica dell'epoca per comprendere lo sviluppo del pensiero di Marx.
3) Il terzo passaggio è quello in cui Heinrich affronta la questione della continuità o della discontinuità nelle opere di Marx, e cerca di seguire un percorso, una pista, in mezzo alle affermazioni - precedentemente menzionate - che parlano di una «rottura epistemologica», da una parte, e quelle che sostengono una assoluta continuità, dall'altra. Il suo suggerimento è quello di considerare quanto siano entrambe errate [*2]. Sia individuare una semplice continuità nello sviluppo di Marx, sia l'idea di un'unica «rottura» che fonderebbe una «scienza» marxista (come pretende Althusser), in egual misura, non riescono a capire quanto fossero multiformi ed enciclopedici gli interessi di Marx. Negli scritti di Marx ci sono numerose svolte, cambi di rotta e sviluppi. E non si può non rivendicare il fatto che in lui non ci sia né una mera continuità né una rottura letterale tra il Marx "giovane" e il Marx "maturo". Tuttavia, quando si arriva a considerare il Marx che (una volta terminata la sua gioventù romantica) torna ad appoggiarsi in maniera definitiva a Hegel, e la coerenza del suo progetto di vita, ecco che la risposta appare in tutta la sua evidenza. Ecco che allora la domanda è: a quale Hegel si è appoggiato Marx? La risposta è il giovane Hegel, nella cui Fenomenologia dello Spirito si respirava ancora l'aria delle rivoluzioni francese e haitiana, e non il tardo Hegel che nella sua Filosofia del Diritto si era rappacificato con le istituzioni di un mondo ormai non più rivoluzionario. E non si può fare a meno di notare che leggere Marx insieme al giovane Hegel ha prodotto quelle che sono state alcune delle interpretazioni politicamente più radicali degli ultimi cento anni (Lukàcs, Kojève, Sartre, Adorno, Fanon, per menzionarne alcuni).
NOTE:
[*1] - Si noti che il significato dell'espressione "anima bella" è oggetto di discussione negli studi su Hegel. Alcuni lo prendono come un riferimento all'amico giacobino di Hegel, Hölderlin, altri invece fanno riferimento a fonti letterarie come, per esempio, Wilhelm Meisters Lehrjahre (1795) di Goethe o La nouvelle Heloise (1761) di Rousseau. L'accordo lo si trova quando "anima bella" viene riferito a «un tipo di persona che si ritira dall'azione etica o politica e il cui atteggiamento verso il mondo è caratterizzato o da una pietà autocompiaciuta o da un desiderio impotente.»
[*2] - Heinrich sostiene che «Marx ha sempre seguito traiettorie tematiche multiple», per cui il concetto di rottura epistemologica (al singolare) è troppo rozzo.
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