Nella società capitalista, il valore si forma nella sfera produttiva, a partire dal lavoro vivo, e non attraverso lo scambio, il quale invece appartiene alla sfera della circolazione. Il fine della produzione non è di fabbricare dei beni utili: questo costituisce solamente un «passaggio obbligato», necessario a far funzionare tutto il movimento della valorizzazione del capitale:
«Per poter sopravvivere, gli individui isolati vengono indotti [...] a trasformare la propria energia vitale in lavoro astratto, e a introdurla nel processo di valorizzazione, sia sotto forma di vendita della loro forza-lavoro, sia sotto forma di produzione di merci che poi verrà immessa sul mercato. Nella società capitalistica chi non può vendersi non vale letteralmente niente, e se viene tenuto in vita in qualche modo può considerarsi fortunato.» (Lohoff & Trenkle, 2014, p.30, nota 2).
Per la prima volta nella storia, il capitalismo ha universalizzato la categoria del lavoro, la quale prima era deprezzata e associata al lavoro degli schiavi. La storia della modernità, coincide con la storia della sanguinosa instaurazione di una nuova socializzazione basata sul lavoro. Perfino il ricordo, e la memoria stessa di una tale violenza - così come quello della resistenza che aveva suscitato - è stato rimosso attraverso un'ideologizzazione positiva, inculcata dalla dinamica dell'instaurazione del capitalismo, in cui il lavoro vivo si lascia progressivamente dominare dalla logica dell'accumulazione del capitale.
L'esigenza sociale rappresentata dal lavoro viene interiorizzata e ricondizionata. nella misura in cui essa viene posta come se fosse un'attività generica trans-storica il cui scopo sarebbe quello di soddisfare i bisogni degli esseri umani. In realtà, la generalizzazione del lavoro ha dato vita a un rapporto sociale svincolato da coloro che lo producono e che li rende ancora più subordinati a esso. Questo nuovo tipo di dipendenza sociale ha finito per diventare una struttura sistemica astratta e totale, che si basa sulla trasformazione dell'energia umana in denaro, come suo fine irrazionale. Tale processo è stato messo in moto ciecamente e tutt’ora le persone, in maggioranza, non hanno alcuna intenzione di allontanarsi da questa totalità, che considerano una «seconda natura». La democrazia della società del lavoro, rappresenta il sistema di dominio più perverso che si sia mai visto nella Storia; si tratta di un sistema di auto-oppressione. A quanto pare, oggi si stia avvicinando alla sua fine, ma finché gli esseri umani rimarranno fedeli alla relazione sociale capitalistica, non potranno mai essere in grado di concepirne un'altra.
(da: "A Zaragoza o al Charco! Aragon 1936-1939" - Recits de protagonistes libertaires, des Giménologues - L'insomniaque - )
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