Quanto è critico il femminismo gender-critical?
- di Judith Butler -
Le femministe che criticano il "genere", puntano a rovesciare il dibattito all'interno del femminismo, rivendicando la proprietà del termine. Per opporsi alle leggi e ai programmi di studio trans-affermativi, si ricorre pertanto a quello stesso tipo di discriminazione e di censura che viene messo in atto a destra. A prima vista, dopo tanti anni di lotta per ottenere leggi contro la discriminazione sessuale, risulta sorprendente e triste vedere oggi delle femministe impegnarsi in atti di discriminazione. È paradossale il modo in cui i giudici conservatori della Corte Suprema difendono e garantiscono i diritti delle persone trans, contro ogni discriminazione basata sulla legislazione esistente sulla discriminazione sessuale, nello stesso momento in cui, invece, vediamo le femministe - che rivendicano la loro proprietà delle categorie sessuali, al fine di combattere un attacco fantasmatico alla "condizione delle donne" - esercitare una loro prerogativa paternalistica al fine di privare le persone del loro diritto all'autodefinizione. Le femministe cosiddette trans-escludenti affermano che le donne trans non possono essere donne; oppure che forse fanno parte di un ordine di donne di seconda classe. A parte questo, sembra che si starebbero appropriando di qualcosa che appartiene alle donne, che è stato loro assegnato alla nascita. Quando le Terf [acronimo di "trans-exclusionary radical feminist"] affermano che il loro genere viene loro espropriato, in realtà stanno ammettendo che considerano il proprio sesso come a una proprietà, qualcosa che è stato loro sottratto; ma dal momento che tutte loro continuano a esistere nei loro generi, allora che cosa sarebbe cambiato esattamente? Qualcosa è andato davvero perduto, o è stato loro portato via?
L'auto-definizione è un'antica prerogativa femminista, e allora perché rinunciarvi ora, in nome di un'autorità che appare essere simultanemante paternalistica e possessiva? Risulta difficile capire il perché la vita di una donna trans stia ora minacciando in qualche modo la vita di una donna che ha mantenuto la sua originale assegnazione sessuale. Quelli che vediamo sono due percorsi divergenti, ma l'uno non annulla l'altro. Purtroppo, l'argomentazione anti-trans si spinge ancora più oltre, quando arriva a sostenere che le donne trans sono dei predatori maschi sotto mentite spoglie; o che quanto meno potrebbero esserlo. [*1] A questo punto, è ovvio che, sulla falsariga del discorso di destra, l'idea di trans-femminilità viene presentata come se si trattasse di un pericoloso fantasma. Non abbiamo più a che fare con delle persone che lottano per auto-definirsi, per vivere apertamente secondo il proprio genere, chiedendo diritti di accesso all'assistenza sanitaria, e protezione legale contro le discriminazioni e la violenza. No, qui le donne trans sono diventate dei predatori spettrali mascherati che riassumono tutto ciò che di più pericoloso c'è nella violenza sessuale maschile. E questa non è la prima volta che le femministe si alleano con la destra. Lo avevamo già visto quando, negli Stati Uniti, MacKinnon e Dworkin si allearono con le campagne anti-pornografia, sostenendo la destra cristiana nel momento in cui essa si era schierata contro le quelle rappresentazioni visuali di lesbiche e gay, che per questi movimenti erano così importanti. [*2]
A questo punto, le prospettive di coalizione appaiono davvero deboli, allorché simili rivendicazioni amplificano dei fantasmi, i quali, man mano che circolano, diventano sempre più forti. I social media non fanno che peggiorare la situazione, dal momento che accuse e denunce si diffondono liberamente, senza alcuna responsabilità personale, e le reputazioni vengono distrutte con facilità sorprendente. Nel suo complesso, la debacle appare particolarmente allarmante, se si considera che, a destra, le campagne contro l'ideologia di genere prendono di mira sia il femminismo che i diritti dei trans, mobilitando la fantasia psicosociale secondo cui i gruppi femministi e le persone trans «uccidono i bambini» o ne abusano; in quanto sfiderebbero il carattere immutabile della "famiglia naturale", discostandosi dalle gerarchie patriarcali. Nella misura in cui il dibattito si intensifica, entra in scena un altro attore, che dapprima appare come se fosse solo mero rumore di fondo: lo Stato, che espande i suoi poteri normativi e disciplinari sul tema della riassegnazione del sesso, e decide quali istituzioni possono offrire cure a partire dal riconoscimento di genere, e quali saranno i termini delle cure e/o della patologizzazione; lo Stato espande in tal modo il suo controllo sulle libertà riproduttive, limitando il diritto di chiunque a interrompere una gravidanza; la macchina da guerra cresce, e, con essa, crescono gli ideali nazionali iper-maschilisti; i servizi sociali e la social-democrazia vanno in frantumi, mentre le norme neoliberiste diventano l'unico fattore determinante del valore.
Allo stesso modo in cui Trump, Orbán, Meloni, il Vaticano e tutti coloro che a destra rifiutano l'autodeterminazione come base per la riassegnazione del sesso, anche le femministe trans-escludenti sostengono che la riassegnazione di genere è un esercizio illegittimo della libertà, un'estrapolazione, un'appropriazione; e pertanto si schierano a favore delle barriere burocratiche, psichiatriche e mediche all'esercizio di tale diritto. Il Vaticano sostiene che siano stati i poteri creativi di Dio, quelli che sono stati sottratti dagli attivisti di "gender"; le femministe trans-escludenti invece pensano che i loro propri corpi sessuati ora verranno espropriati da attori cattivi e malevoli. Eppure, tuttavia, non appena si calmano le acque, ecco lì, i loro corpi che sono ancora intatti, e nulla è stato loro rubato. Oltre tutto, molte Terf appaiono riluttanti a identificarsi con la posizione del Vaticano, ma le loro convinzioni riproducono la medesima paura e la stessa repressione. Da una parte, le persone trans - soprattutto le donne - riscontrano nel femminismo radicale contemporaneo una negazione di ciò che sono, vedono in esso uno sforzo orchestrato volto a cancellare l'esistenza trans. Dall'altro lato, le femministe trans-escludenti sostengono che la loro legittima proprietà, il loro sesso, verrebbe acquisito e preso in consegna da delle "false" donne. In tal caso, chi è che viene qui realmente danneggiato? In Spagna, le Terf sostengono che «essere donna non è un sentimento», cercando in tal modo - con una frase del genere - di screditare le donne trans che dicono di sentirsi donne. Queste femministe sosterrebbero che essere donna non è un sentimento, ma una realtà. Tuttavia, per le donne e per gli uomini trans, essere una donna o un uomo è anche una realtà, la realtà che vivono nei propri corpi. La categoria "donna" non dice in anticipo quante siano le persone che possono partecipare alla realtà che essa descrive, e non limita in anticipo le forme che questa realtà può assumere. Infatti, da sempre il femminismo ha insistito sul fatto che ciò che una donna è costituisce una questione aperta, una premessa che ha permesso alle donne di perseguire possibilità tradizionalmente negate al loro sesso. Ma soprattutto, il genere non è semplicemente un attributo o una proprietà individuale. Nessuno possiede il proprio genere. Nasciamo nei generi attraverso un'attribuzione di sesso e le relative aspettative sociali. Chiunque accetti come vera una simile affermazione, accetta l'idea di genere. Naturalmente, alcuni di noi rivendicano i generi che ci sono stati assegnati e, in questo senso, diventano il genere che ci è stato assegnato. Altri cercano di ampliare la categoria o di qualificarla in un certo modo, in modo che essa possa funzionare nella loro vita. Altri ancora optano per una designazione diversa, che consenta il tipo di prosperità che il genere assegnato ha consentito di raggiungere. Si può rivendicare un genere per sé, ma esso va già intrinsecamente oltre il dominio della persona. Dicendo «sono una donna», ci sottomettiamo a una categoria che non è stata creata da noi. Tuttavia, cerchiamo di farla nostra e di farlo al di là della logica della proprietà.
- Judith Butler - Pubblicato l'8 aprile 2024 su Blog Boitempo
NOTE:
1 Questo vale non solo per il Regno Unito, ma anche per il Giappone.
2 Nan Hunter e Lisa Duggan, Sex Wars: Sexual Dissent and Political Cultures (New York, Routledge, 2006)
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