Il proletariato, così come comunemente lo intendiamo, è morto ormai da tempo. La distinzione tra proletariato e borghesia non sembra più adeguata a descrivere la realtà. Dopo la caduta del blocco sovietico, la lotta che opponeva queste due classi si può considerare conclusa. Il marxismo, che aveva accompagnato ideologicamente questo conflitto, si è pertanto estinto e a imporsi su tutto l'insieme della popolazione è stata la borghesia trionfante. Dal canto loro, gli ultimi difensori del marxismo tradizionale non vogliono riconoscere la vittoria di questa borghesia, e continuano a contrapporre in maniera sterile questi due blocchi ipotetici. Una simile impostazione dualista ha impedito loro di rilevare il carattere ibrido del soggetto moderno. Il soggetto moderno è il "prole-gese"! Esso incarna il dualismo tra proletariato e borghesia. Da una parte, è costretto a vendere la sua forza lavoro, se non altro per poter esistere socialmente. Dall'altra, invece ha perfettamente assorbito la logica borghese, in particolare per quel che attiene alla sua relazione con il mondo. A caratterizzare la borghesia, infatti, concorrono soprattutto i suoi fondamenti ideologici derivati dall'Illuminismo. Da parte sua, il "prolegese" si considera una specie di spirito autonomo che si pone al di fuori del mondo della materia. Sfrutta spudoratamente la natura, che considera separata da sé, e non ha alcun problema a usare il proprio corpo. In quanto lavoratore autonomo, ad esempio, gli sembra normale sfruttare se stesso. Vede il proprio corpo come se fosse indipendente dalla sua mente, che per lui è sacra. Il suo corpo non è altro che un volgare "porta-testa". In questo senso, il "prolegese" è innanzitutto un proletario che si è fatto colonizzare dalle logiche borghesi. Ma non è stato semplicemente colonizzato, bensì ha partecipato attivamente alla propria mutazione, attraverso dei meccanismi psichici. Come ha detto Marx nella sua polemica con Proudhon, il "prolegese" vuole l'impossibile. Pretende di ottenere le condizioni di vita della borghesia, senza però soffrire le conseguenze necessarie a portare il peso di tali condizioni! Così, nell'attuale crisi vediamo in atto il conflitto psichico del soggetto moderno. Quel che è avvenuto, è un fenomeno di interiorizzazione. Il soggetto moderno si è identificato del tutto con le costrizioni sociali che gli sono state imposte. E questa sottomissione all'impegno lavorativo ha dato origine a dei sentimenti contraddittori. Il proletario che è in lui vuole ritrovare la propria pienezza, ma il borghese che è in lui cerca invece di convincerlo che il lavoro è una forma di salvezza che gli è necessario nella vita. Il "prolegese" così arriva addirittura ad amare il proprio lavoro e a identificarsi con esso. Si tratta di una specie di sindrome di Stoccolma collettiva. In questa situazione, la coscienza gioca un ruolo fondamentale nel farci accettare l'inaccettabile...
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