Crisi della valuta russa
- di Maurilio Botelho -
In questo 21° secolo, il rublo sta attraversando il suo peggior momento. Se non si considera il breve momento di panico che si ebbe allo scoppio della guerra d'Ucraina (febbraio 2022), quando il tasso di cambio crollò improvvisamente - per poi venire subito ripristinato, il rublo si trova ora in quello che è il suo livello più basso della storia recente. Rispetto alle tre valute più forti del mondo, è solo nei confronti dello yen (il quale è, anch'esso assai vicino a quello che nel 2020 è stato il suo livello peggiore) che la divisa russa non si trova al suo minimo. Da quando ha avuto inizio quella che Putin ha chiamato col nome di "operazione speciale" - e alla quale hanno fatto seguito le sanzioni economiche dell'Occidente - gli esperti in "geopolitica" lo avevano messo in guardia circa quello che avrebbe potuto essere l'utilizzo della "bomba dollaro", vale a dire, l'uso delle restrizioni promosse dagli Stati Uniti e la loro capacità di indebolire e minare economicamente il nemico.
Ma queste stesse analisi indicavano come allo stesso tempo si stesse profilando anche l'emergere di una nuova era monetaria, nella quale altre valute avrebbero potuto aggirare gli effetti distruttivi della strategia statunitense: la "de-dollarizzazione". Per la Russia, l'espansione delle relazioni commerciali con l'India e la Cina (è dal 2014 che è questa è la sua più maggiore partnership) sarebbe stato un modo per compensare gli effetti del suo essere legata all'Occidente. Tale ampliamento dell'area di esportazione - unito all'impatto sui prezzi del petrolio e del gas dovuto alla guerra – aveva dapprima determinato un balzo nel saldo della bilancia commerciale russa. Il tasso di cambio si era stabilizzato, e il rublo si era nuovamente rafforzato. Ma a metà del 2022, era stata però messa in atto anche una delle vere ragioni della ripresa del rublo, la quale invece è stata assai poco discussa: l'uso sistematico delle riserve valutarie. La Banca centrale russa ha scaricato sul mercato le sue scorte di valuta estera al fine di contrastare la fuga di capitali e l'improvviso calo della sua moneta.
Tuttavia, le riserve estere non erano illimitate, e a partire dal mese di ottobre per il rublo è cominciato un graduale declino, dovuto principalmente al fatto che, dopo il boom iniziale delle materie prime, l'afflusso di valuta estera aveva diminuito il suo ritmo ed aveva rallentato. Così ora assistiamo a quella che è la peggiore performance della valuta russa, non solo rispetto alle valute della Triade (dollaro, euro e yen), ma anche rispetto allo yuan cinese e alla rupia indiana (come si può vedere dai grafici). Malgrado la de-dollarizzazione in corso e nonostante la dimostrazione di forza da parte dell'autorità monetaria statale, il comportamento del sistema mondiale dei prezzi tende ad essere lo stesso di sempre, dal momento che la globalizzazione ha creato delle catene di produzione trans-frontaliere; e il capitale globale tratta le barriere nazionali come se fossero dei confini permeabili, attraverso i quali scorre il denaro dei flussi monetari.
In altre parole, a prescindere da cosa possa volere Putin, o cosa voglia Xi, o anche Pepe Escobar, il movimento del mercato mondiale domina su tutto e su tutti. Le notizie provenienti dal mercato finanziario, mesi fa, hanno rivelato il fatto che i magnati russi stavano utilizzando i fondi di investimento arabi per investire in obbligazioni e titoli basati su valuta forte, sfruttando così l'anonimo sistema di riciclaggio dei petro-dollari in modo da riuscire ad aggirare il crollo della loro valuta nazionale.
Questa settimana, la Banca di Russia ha dichiarato che il problema cambiario della sua valuta è dovuto alla contrazione relativa alla bilancia commerciale del Paese (il saldo dei Conti Correnti della Russia, da gennaio a luglio è sceso dell'85%, se si confronta il 2023 con l'anno precedente), e pertanto ha deciso di sospendere l'acquisto di valuta estera, per cercare di arginare l'emorragia. Nel frattempo, l'aumento delle spese per una guerra che non ha soluzione non farà altro che peggiorare ulteriormente la situazione economica. Tutto questo, ovviamente, sta alimentando ancora di più quello che è il malcontento sociale interno, e fa temere un utilizzo della guerra come ulteriore meccanismo per sfogare tale tensione, minacciano così un'escalation del conflitto verso la Polonia e l'Europa occidentale.
- Maurilio Botelho - 15 Agosto su Facebook -
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