Nel suo "Un ottimista in America" (1959-1960), Italo Calvino racconta della sua visita a una famiglia, a Washington D.C.; la famiglia di "F", un professore universitario sposato con due figlie. La pace della casa è animata, scrive Calvino, da «un ardore intenso e comunicativo»: il culto della letteratura. La moglie, nel 1920, dopo l'università, aveva trascorso del tempo a Parigi e ne era stata rapita; e una volta tornata in patria, si metta a tradurre i poeti francesi, «quelli più permeati dalle invenzioni verbali, dalla concentrazione dei significati». Il suo più grande piacere, tuttavia, abita in Finnegans Wake di James Joyce. (Curioso, l'errore di ortografia nello scrivere del libro di James Joyce, "Finnegans Wake", che appare come "Finnegan's Wake"; laddove invece Joyce aveva deliberatamente rimosso il segno diacritico dall'apostrofo, facendolo al fine di suggerire un processo attivo, una molteplicità di identità condensate nell'entità "Finnegan"). Nella sua casa - continua Calvino - la signora F organizza un gruppo di lettura femminile sulla... "Wake": ma dove la donna irlandese fornisce un resoconto del folklore, ecco che invece quella cattolica cattura tutte le allusioni ai dogmi della Chiesa. Dove quella formata nella storia delle religioni trova allegorie mitologiche, la signora F invece dà conto degli elementi autobiografici.
fonte: Um túnel no fim da luz
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