Guerra e grano: il raccolto record di Putin
- La Russia non rinnova l'accordo sulla spedizione di grano attraverso il Mar Nero: aveva contribuito a stabilizzare i prezzi dei cereali e ad alleviare la carenza di cibo a livello globale -
di Tomasz Konicz
Ora, il regime russo intende usare la scarsità di grano come ricatto politico. Il 18 luglio, dopo circa un anno, l'accordo russo-ucraino sul grano - in base al quale, finora, il grano ucraino aveva potuto essere esportato in sicurezza attraverso il Mar Nero - a causa del rifiuto della Russia di estenderlo nuovamente, non è stato rinnovato. Nei giorni successivi, con il pretesto di una presenza di obiettivi militari, sulla città portuale ucraina di Odessa ci sono stati tutta una serie di feroci attacchi missilistici russi che hanno distrutto circa 60.000 tonnellate di grano, oltre alle infrastrutture portuali necessarie per l'esportazione, . Più di recente, alcuni droni russi hanno colpito dei magazzini di grano nella città di Reni, al confine con la Romania, oltre alle infrastrutture relative a una rotta di esportazione più piccola lungo il Danubio, che le compagnie ucraine avevano costruito in alternativa ai principali porti marittimi di Odessa. Venerdì della scorsa settimana, la flotta russa del Mar Nero ha effettuato una manovra militare, nel corso della quale sono state bombardate delle navi. Questa escalation è stata preceduta da un attacco al ponte di Crimea, strategicamente importante, che collega la terraferma russa con l'annessa Crimea. L'Ucraina, che intende liberare tutti i territori occupati, non ha finora confermato alcun coinvolgimento nell'attacco. Mentre, dall'altra parte, i portavoce del governo russo hanno negato che aver messo fine all'accordo sul grano sia stata un'azione di ritorsione.
Rimproveri reciproci
Il Cremlino ha giustificato la propria mossa dicendo che non erano state soddisfatte le condizioni russe che permettessero il proseguimento dell'accordo sul grano. Le sanzioni occidentali - come l'esclusione dal sistema di pagamento internazionale Swift - impedirebbero l'elaborazione dei pagamenti relativi alle esportazioni agricole russe. L'Unione Europea ha invece affermato che le esportazioni di cibo e di fertilizzanti sono state rese esplicitamente esenti dalle sanzioni, per cui ci sono un certo numero di banche russe che sono rimaste collegate a SWIFT, di modo che così possono essere pagate le esportazioni agricole russe. La scadenza dell'accordo sui cereali rischia di peggiorare ulteriormente l'approvvigionamento alimentare globale, che ora in tal modo si trova colpito sia dalla crisi climatica che dalle strozzature dell'approvvigionamento. Il rifiuto di rinnovare l'accordo ha scatenato le accuse da parte degli stati occidentali, secondo i quali la Russia starebbe usando «la fame come arma». Il Cremlino, da parte sua, ha affermato che si trattava solo di una piccola parte delle esportazioni gestite nell'ambito dell'accordo, la quale riguarderebbe le regioni e i paesi impoveriti.
Il fattore decisivo è il prezzo sul mercato mondiale
L'accordo era stato concluso nel luglio 2022 - con la mediazione delle Nazioni Unite e con la partecipazione della Turchia - al fine di contrastare l'esorbitante aumento del prezzo dei prodotti alimentari di base, che aveva avuto inizio a partire dallo scoppio della guerra. Russia e Ucraina sono importanti esportatori di grano, di olio da cucina e di fertilizzanti; prima dello scoppio della guerra, gran parte di queste esportazioni era destinata alle regioni vittime di carestie della semi-periferia e della periferia del sistema globale, come l'Egitto, il Bangladesh e la Nigeria o il Senegal, lo Yemen e il Sudan. L'accordo è stato già prorogato tre volte: una volta per 120 giorni, e due volte per 60 giorni ciascuna. In tal modo, le navi mercantili, per esportare cibo, potevano pertanto utilizzare nel Mar Nero un corridoio esente da combattimenti. Un organismo di monitoraggio, composto da rappresentanti di Russia, Ucraina e Turchia, era stato istituito a Istanbul, al fine di impedire l'utilizzo del corridoio per le spedizioni di armi. Negli ultimi dodici mesi, attraverso il Mar Nero, sono stati esportati quasi 33 milioni di tonnellate di cereali e prodotti alimentari, come mais, grano e olio da cucina, anche se i principali acquirenti non siano in realtà dei «paesi in via di sviluppo»: la parte del leone l'ha giocata la Cina, seguita da Spagna, Turchia, Italia e Paesi Bassi. Le Nazioni Unite hanno stimato che solo il tre per cento del cibo esportato ha trovato la sua strada verso le regioni più povere, come l'Afghanistan. I paesi a reddito medio-basso, rappresentavano solo il 20% delle esportazioni totali dell'affare del grano, mentre i paesi ad alto reddito ricevevano il 44% delle esportazioni. Tuttavia, gran parte della popolazione mondiale, che si trova nella periferia economicamente dipendente dal sistema globale, è ancora esistenzialmente dipendente dall'andamento globale dei prezzi. Sotto il capitalismo, il prezzo sul mercato mondiale è decisivo per quelle che sono le possibilità di sopravvivenza delle fasce povere delle popolazioni; e questo, non da ultimo, dipende dalla quantità di offerta.
L'Africa stretta tra i fronti
In che misura, e quanto efficacemente, l'accordo rescisso dalla Russia ha abbassato i prezzi dei prodotti alimentari di base? Uno sguardo ai contratti sulla borsa dei futures relativi alle materie prime - a Chicago - ci fornisce informazioni circa l'andamento dei prezzi allo scoppio della guerra, nel momento in cui il prezzo del grano - il quale è in costante aumento dal 2020 - all'inizio di marzo 2022, in pochi giorni è balzato da circa 800 dollari USA a più di 1.200. Un aumento altrettanto forte si è verificato anche per altri alimenti di base, come il mais. Questo rapido aumento dei prezzi, alimentato dal blocco russo dei porti ucraini del Mar Nero, dalle sanzioni contro la Russia e dalla solita speculazione di guerra sulle borse dei futures, si è fermato solo nel luglio 2022, contemporaneamente all'entrata in vigore dell'accordo sui cereali. Da allora, il prezzo del grano si è stabilizzato. Dopo la cessazione dell'accordo, il prezzo è salito da 695 dollari (21 luglio) a 774 dollari (24 luglio), per poi scendere di nuovo leggermente. Pertanto, l'accordo ha effettivamente contribuito alla riduzione dei prezzi del mercato mondiale per i prodotti alimentari di base, sebbene finora non vi sia stata una nuova esplosione dei prezzi come quella del marzo 2022. Ma questo non significa che le accuse degli stati occidentali, secondo cui la Russia starebbe usando la fame come arma, siano del tutto campate in aria, dal momento che la carenza di approvvigionamento porterà inevitabilmente all'impoverimento nella periferia sovra-indebitata del sistema globale. Il ministero degli Esteri del Kenya ha dichiarato - attraverso una dichiarazione informale di un suo alto funzionario - che il ritiro della Russia dall'accordo è stato un «attacco alla sicurezza alimentare globale» che avrebbe colpito in particolare i paesi affetti dalla siccità nel Corno d'Africa.
Ma sono proprio gli Stati africani che ora - dopo essersi spesso rivolti alla Russia, nel corso della guerra, per assicurarsi le loro importazioni alimentari - in gran parte tacciono sulla fine dell'accordo sul grano. La Russia sta organizzando il secondo Forum economico russo-africano che si svolgerà a San Pietroburgo alla fine di luglio, al quale dovrebbero partecipare decine di capi di stato africani. A tal proposito, la tempistica dell'espansione della zona di combattimento a metà luglio, facendo in modo di potervi includere i prodotti alimentari di base, in termini di politica di potere, è stata abilmente scelta. Poco prima del vertice previsto per il 27-28 luglio, Putin ha annunciato, sul sito web del Cremlino, che la Russia è stata in grado di «sostituire il grano ucraino, sia su base commerciale che gratuita», e ciò è avvenuto soprattutto a partire dal fatto che quest'anno era previsto un nuovo «raccolto record». In questo vertice, è probabile che il governo russo passi a una vera e propria diplomazia del grano, nella quale la fornitura di alimenti di base ai paesi africani viene subordinata a delle concessioni geopolitiche ed economiche. Dopo la fine dell'accordo sui cereali, ora è probabile che molti paesi africani non avranno altra scelta se non quella di accettare le condizioni stabilite dal Cremlino. È quindi probabile che la Russia espanda ulteriormente la sua posizione di principale esportatore di cereali, fertilizzanti e alimenti di base, oltre a utilizzare queste esportazioni come uno strumento di potere geopolitico nella periferia africana del sistema globale, la quale è già stata duramente colpita dalla crisi climatica e e dalla scarsità di approvvigionamenti.
Le esportazioni russe sono in aumento
Nel corso della guerra, le esportazioni di grano della Russia sono aumentate notevolmente: tra luglio 2022 e aprile 2023, la Russia ha esportato circa 14 milioni di tonnellate di grano nei paesi africani; rispetto al poco meno di dieci milioni di tonnellate, nello stesso periodo dell'anno precedente. Anche quando si tratta di olio di girasole, una delle esportazioni agricole più importanti dell'Ucraina, la Russia sta per superare l'Ucraina. A livello globale, la Russia sembra persino diventare il più grande esportatore mondiale di grano. Secondo le previsioni, nella stagione 2022/2023, la Federazione Russa ne esporterà circa 45 milioni di tonnellate; il che rappresenterebbe un aumento del 36% rispetto allo scorso anno. L'Unione Europea - in quanto secondo esportatore - dovrebbe arrivare a 35 milioni di tonnellate. Il Cremlino si prepara pertanto a espandere la sua strategia imperiale: non solo l'esportazione e la distribuzione di fonti energetiche come gas e petrolio, ma anche l'esportazione di generi alimentari di base viene utilizzata come mezzo geopolitico per esercitare pressioni. In considerazione del rapido avanzare della crisi climatica, i prodotti agricoli potrebbero assumere il ruolo che finora è stato svolto dal petrolio.
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