Reazione a catena post-nazionale
- di Robert Kurz -
Nel capitalismo, a essere socializzate non sono le persone, ma le cose morte: il denaro e le merci. Ed è per questo che la percezione del mondo si limita al singolo: all’individuo, alla singola impresa, al singolo Stato. Allo stesso modo, in maniera analoga, anche la nostra coscienza del tempo si trova a essere atomizzata. Tutto quel che conta è il presente. Tutto il resto, è solamente ; come dire, «dopo di noi, il diluvio!» Non si pensa secondo quella che è la nostra epoca, ma piuttosto all'orizzonte temporale del "Telegiornale". Certo, è vero che siamo consapevoli del fatto che in qualche modo esiste un contesto globale complesso, soprattutto economico. Ma quanto più parliamo di "reti", ecco che allora i fatti ci appaiono ancor di più come se fossero isolati. La globalizzazione? Va bene, ma non si tratta di un argomento ormai vecchio?
Da quando gli Stati hanno dovuto ricorrere a dei loro pacchetti di salvataggio, a tutti piace tornare a usare nuovamente le lenti nazionali. Il fatto che il fallimento di Lehman Brothers (che cos'è stato?!!??) abbia provocato una reazione a catena, che per un attimo ci ha fatto vedere che cosa fosse la rete globale dei prestiti in sofferenza, viene ora considerato come se si fosse trattato dell'eccesso di qualsivoglia mercato finanziario senza patria. Ci piace pensare a un mondo fatto di economie altamente patriottiche, in modo da poterci così trovare sotto l'ombrello protettivo del governo, e tra le quattro mura di casa. In realtà, quegli stessi flussi transnazionali di merci e di denaro, quegli stessi squilibri globali e quegli stessi circuiti di deficit continuano tutti a essere sovvenzionati esattamente proprio come prima; solo che ora sono finanziati dal credito pubblico, invece che da bolle finanziarie commerciali. E anche gli stessi fondi pubblici sono tutt'altro che nazionali. Il capitalismo continua a essere considerato indistruttibile, e si preferisce rimuovere la nuova globalizzazione qualitativa, in modo che così la questione possa sembrare essere solo quella di vedere chi sale o chi scende, tra le grandi aziende, o di vedere chi sono i vincitori e quali invece i perdenti nazionali.
La Cina - come potenza economica e politica mondiale - sostituirà gli Stati Uniti? Questa "grande narrazione" mediatica è del tutto cieca rispetto alla realtà, dal momento che noi non viviamo più in quello che era un secolo di imperi nazionali indipendenti. Le eccedenze delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti - le quali aumentano sempre più di mese in mese - vengono finanziate attraverso l'inondazione di denaro proveniente dalla Federal Reserve statunitense. Mentre, al contrario, i cinesi alimentano la loro crescita interna promossa dallo Stato per mezzo delle loro astronomiche riserve di valuta estera; principalmente dollari. L'interdipendenza è a un punto tale che se uno inciampa, anche l'altro va a picco. La loro contraddittoria e inconsistente relazione non può essere in alcun modo controllata, né individualmente né di concerto.
Intanto, in Europa, è come se le crisi del debito della Grecia e degli altri vacillanti candidati fossero solo problemi interni che possono essere affrontati attraverso gli sforzi nazionali di risparmio. In realtà, i deficit dell'UE costituiscono l'opposto delle eccedenze di esportazione della Germania. Se l'economia tedesca dovesse concentrarsi sul mercato interno, crollerebbe immediatamente. Finora, le misure draconiane di austerità nell'Europa meridionale e orientale, e anche in Gran Bretagna, sono state in gran parte solo parole. Se si realizzeranno appieno, allora diverrebbe prevedibile una recessione europea con implicazioni globali. E se la Grecia andrà in bancarotta, proprio perché risparmia fino a scoppiare, ci si meraviglierà di come ovunque siano stati immagazzinati i titoli di Stato greci. Il caso non è molto diverso da quello dei certificati di Lehman Brothers, e lo stesso si può dire per i cattivi titoli pubblici in circolazione. Il capitale è internazionale in tutte le sue forme. Se le proteste contro i programmi antisociali di gestione della crisi si limitano a invocare strettamente l'indipendenza nazionale, non possono che causare ulteriori problemi.
- Robert Kurz - Pubblicato il 27/6/2011 Su “Neues Deutschland” -
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