La vampa è un libro sul potere che costruisce e dissolve ogni cosa: persone, famiglie, imperi commerciali, interi stati. È un romanzo che si muove tra due figure, un bambino e suo nonno, Annibale e Riccardo. Riccardo viene chiamato «il fondatore», ha dato vita a una delle maggiori imprese internazionali di import-export alimentare, la Angelini Grani: un luogo labirintico, in un indefinito Centro Italia, in grado di celare la storia segreta, mitologica e criminale del nostro paese, dagli anni eroici della Resistenza fino al buio periodo di Tangentopoli. Annibale ha sei anni ed è lui a raccontarci queste vicende oscure. Possiede la capacità di vedere, nel passato e nel futuro, tutto quello che è successo e succederà alla sua famiglia. Non comprende appieno ciò che osserva, non ha la possibilità di intervenire o modificare gli eventi, può soltanto assistere inerme. Questa capacità viene chiamata «la vampa» perché come un fuoco primordiale lo avvolge, lo distorce dal presente e gli permette di partecipare agli omicidi, alle relazioni pericolose, alle parole della mafia, alle promesse dei politici, che, come fiamme, si accendono e si spengono attorno ai suoi familiari. Finendo, inevitabilmente, per bruciare coloro che ama.
(dal risvolto di copertina di: Pier Franco Bandimarte, La vampa, Il Saggiatore, pp.376, €19)
La vampa, di Pier Franco Brandimarte
- di Andrea Tarabbia -
Le prime pagine di "La vampa" sono occupate, anche se in modo non esclusivo, da questo episodio: Riccardo porta suo nipote Annibale, il narratore, a vedere i conigli e gli chiede di sceglierne uno; Annibale è piccolo, segue il nonno come si segue un patriarca, o forse un profeta, ovvero lo ascolta senza comprenderlo, ma fidandosi di lui; perciò immagina che il coniglio che sceglierà diventerà suo: così indica quello più dolce, bianco. Con un cenno Riccardo ordina al fattore di prendere la bestia, che viene uccisa e scuoiata davanti a loro e, poche ore più tardi, servita in tavola. Annibale sa che ciò che ha nel piatto è il coniglio che pensava di accudire, ma si fa forza: dopotutto, quei pezzi di carne che ora si trova davanti non hanno più nulla a che vedere con l’animale che aveva pensato di amare. Dunque mangia senza fare una piega, e in qualche modo capisce che quella che gli è stata impartita è una lezione, e che ha appreso una delle leggi fondamentali della famiglia Angelini. Un’altra legge famigliare, stavolta esplicita e tramandata, è questa: «Mangiare, dormire, contare: non si mangia e non si dorme senza contare».
Che cosa si conta in casa Angelini? Naturalmente i soldi, che sono tanti, tantissimi: La vampa è la storia dell’ascesa e della caduta di una dinastia industriale immaginaria, quella a cui ha dato vita nonno Riccardo, fondatore della Angelini Grani, e che sembra ricalcare il percorso di alcuni grandi gruppi industriali dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta, a cui assomiglia per vicende, atteggiamento, spregiudicatezza dei giudizi e grossolanità degli errori. Tutto, o quasi tutto, di questa dinastia ci viene raccontato grazie a una felice intuizione che Brandimarte evoca di continuo: la vampa, appunto, una sorta di shining di cui Annibale, che in qualche modo è un prescelto, un predestinato, entra in possesso (meglio: da cui viene posseduto) a partire dal giorno della morte del nonno-fondatore. È una facoltà ultraterrena, si direbbe, che gli permette di vedere nel passato e nel futuro, di assistere in presa diretta ad avvenimenti accaduti molto prima della sua nascita e di antivedere le sorti della sua famiglia. Si sente avvolto in un fuoco primordiale, mitico, che lo spaventa e lo destabilizza ma di cui nessuno intorno a lui si rende conto. Mentre ha queste crisi Annibale vede, ascolta, registra. Con una complicazione: nella vampa ha sempre sei anni, ovvero torna allo stato di candore e ingenuità che aveva prima di scegliere il coniglio. Così, non capisce tutto quello che vede, gli sfugge il senso di molti dei discorsi che ascolta – soprattutto quando si parla di fusioni aziendali o di corruzione, o si commissionano atti violenti – e di certi destini, compreso il suo.
La storia copre una cinquantina d’anni, dalla fine della guerra a Tangentopoli. È ambientata in un centro Italia inventato, ma che somiglia all’Abruzzo: è lì, nella periferia, che il fondatore crea il suo impero, ed è da lì che parte questa vicenda composita, crudele a tratti, che parla del potere e di come bisogna educare sé stessi a perseguirlo e mantenerlo, e a quali costi, l’ultimo dei quali è la dannazione. All’inizio c’è il grano, bisogna raccoglierlo e venderlo – la Angelini è un’azienda a conduzione famigliare, il mondo descritto è ancora rurale; poi arrivano gli anni Settanta e Ottanta – la speculazione, i sogni multinazionali, la corruzione, la droga: il mondo attorno agli Angelini esplode, si dilata, la violenza e la morte entrano nell’orizzonte della famiglia come un dato di fatto; infine, questo mondo esplode. Ecco la parabola, a tratti criminale, di questi Buddenbrook nostrani, spietati e ingenui a un tempo, che Brandimarte segue attraverso un principio narrativo che non tiene conto della cronologia e dei nessi di causa-effetto: La vampa è infatti una lunga, ipnotica rapsodia che saltabecca di epoca in epoca, di personaggio in personaggio, e ci restituisce per fiammate un mondo che è il frutto delle continue visioni di Annibale, nel tentativo autoriale di instaurare un diverso tempo del racconto – un tempo sospeso in cui la storia industriale e criminale di questa famiglia (e in definitiva del nostro Paese, di cui la Angelini Grani è la personificazione) sta racchiusa come dentro uno scrigno mitico.
- Andrea Tarabbia - Pubblicato su TuttoLibri del 25/3/2023 -
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