Sempre arguto e ironico nei confronti dei codici morali e delle convenzioni, nelle storie contenute in questo volumetto la verve umoristica e polemica di Mark Twain è un’assoluta protagonista. Approcci irriverenti alla retorica dei “padri della Patria”, la graffiante ironia nei confronti della religione e del perbenismo, ma anche il ribaltamento di trame edulcorate e moraleggianti, per non parlare poi delle riflessioni al vetriolo sulla rispettabilità, sull’ipocrisia diffusa, sulla filosofia “legge e ordine” e degli aspri attacchi al razzismo della società americana. «È davvero sbalorditivo che nessuno abbia mai fatto lo scalpo a uno di quei ragazzini prima d’ora. Immagino che io l’avrei fatto, se solo mi fossi sentito abbastanza in confidenza con loro.» M. T.
(dal risvolto di copertina di: Quei maledetti bambini, di Mark Twain. A cura di Livio Crescenzi, Mattioli 1885, pagg. 128, € 10)
Neutralizzare con il riso l’irruenza dei bimbi
- Mark Twain -
di Paolo Albani
Che i bambini siano dei terribili rompiscatole, che siano capricciosi, egocentrici, volubili, bugiardi, accentratori, violenti, malvagi, birbanti, diabolici, inaffidabili, sleali, imprevedibili in senso negativo, sopraffattori, indisponenti, maleducati, assurdi, pestiferi, testardi, ingestibili, furbetti, crudeli, opportunisti, ruffiani con i genitori e con gli amici dei genitori, insolenti, volgari (perché ancora non hanno censure, sostengono gli esperti), è una verità incontrovertibile. Parafrasando un famoso scrittore russo si può dire: «Tutti i bambini felici (pochi) si assomigliano, ma ogni bambino cattivo (quasi tutti) è invece cattivo a modo suo». Si dice che i bambini sono ingenui, ispirano tenerezza e fanno ridere. Certo, fanno ridere perché sono dei furfanti e il riso, come sostiene Baudelaire, è satanico. Il sogghigno è tipico dei bambini. «Franti – scrive Umberto Eco nel suo famoso elogio del terribile bambino del libro Cuore – ride troppo: il suo ghigno non è normale, il suo sorriso cinico e` stereotipo, quasi deformante». Credo che, in dosi e sfumature diverse, ci sia un Franti in ogni bambino.
In letteratura, le prese di posizione contro i bambini, pedagogicamente scorrette, sono numerose. Si va dal pastore anglicano Jonathan Swift (1667-1745), quello dei Viaggi di Gulliver, che in una Umile Proposta (1729) suggerisce, ironicamente, di mangiare i bambini così da renderli utili a risolvere la carestia in Irlanda, al perfido Augusto Frassineti, autore di una violenta requisitoria contro i bambini, dagli anni zero ai quattordici, in Tre bestemmie uguali e distinte (1969): non basta legarli alla sedia, drogarli o chiuderli nel cesso, inveisce Frassineti; non serve tappar loro la bocca o il sedere con il cerotto o con la plastilina; non vale immettere corrente a alta tensione nelle strutture metalliche di recinzione dei giardinetti e dei terreni edificabili, né chiudere a doppia mandata l’uscio del salotto buono: Bisogna ucciderli (il corsivo è di Frassineti). Ora la casa editrice Mattioli 1885 ristampa, a cura di Livio Crescenzi, un volumetto con l’inequivocabile titolo Quei maledetti bambini, scritto da Mark Twain (1835- 1910), pseudonimo di Samuel Langehorne Clemens, grande umorista e fustigatore dei costumi, cui si deve la frase: «Nulla può resistere all’assalto di una risata». Il volumetto contiene diversi testi di Twain; mi limito tuttavia a quello sui Blasted Children, uscito sul «Sunday Mercury» di New York il 24 febbraio 1864.
Per vendicarsi delle malefatte di un gruppo di bambini rumorosi, piccoli selvaggi che vivono, insieme a uno sciame di scortesi bambinaie, vicino alla sua stanza d’albergo, il Lick House di San Francisco, Twain («Continuo a stupirmi di non aver ancora preso lo scalpo di uno di quei ragazzini») avanza una serie di efficaci rimedi: ad esempio per guarire un bambino dal morbillo basta riempirlo di tè allo zafferano, addormentandolo con un cucchiaio da tavola di arsenico; per le febbri cerebrali, rimuovere il cervello; per i vermi, somministrare un pesce-gatto tre volte la settimana; per le convulsioni, immergerlo per tutta la notte in un barile d’acqua piovana o di aceto di marca; per la balbuzie, togliere la mandibola; per i crampi, bollirlo in una zuppiera colma della migliore qualità di canfora. Chi meglio di una maestra conosce i bambini? E allora, in conclusione, lasciamo parlare una di loro, benvoluta da tutti, bambini e genitori, paziente e sensibile.
Nel diario di Rosalba Santoro, insegnante per oltre quarant’anni, dalla metà del secolo scorso, presso scuole materne e elementari in Abruzzo, si legge: «I bambini hanno le guance gonfie perché sono come palloni gonfi di egoismo. Il loro egoismo è un gas che li riempie per intero, come i palloncini delle giostre […]. I gas non pensano a nient’altro che a loro stessi e così i bambini, che difatti non pensano a nient’altro che alla loro vita e a come restare per sempre il più gonfi possibili. Ma io no» (Rosalba Santoro, Contro i bambini. Memorie di una brava maestra, il Saggiatore 2019).
Ho letto che a Lione (Francia), il 21 gennaio del 1999, hanno fondato l’AIDADE (Associazione Internazionale Degli Amici Di Erode), i cui obiettivi (non fatevi ingannare dal titolo) non sono cruenti, niente strage degli innocenti. L’Associazione si limita a dare ai membri consigli pacifici per neutralizzare, in varie circostanze, l’irruenza distruttiva dei bambini. Le iscrizioni sono gratuite.
- Paolo Albani - Pubblicato su La Domenica del 19 febbraio 2023 -
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