Ne "La commedia umana", occorre tenere sempre presente quale sia stata l'enormità del progetto di Balzac, vale a dire, il modo in cui egli aggiorna la «narrazione universale» di Dante , nel mentre che, allo stesso tempo, dipende fortemente da quelle che sono le innovazioni tecnologiche del suo tempo, dalla sua contemporaneità, dalle nuove configurazioni sociali ed economiche (la mostruosa espansione delle città, e delle capitali), e così via.
Se facciamo un esempio, vediamo come, a partire da questo, un progetto di proliferazione narrativa ed editoriale - tipo quello di César Aira (che gioca deliberatamente con la dimensione mercantile della letteratura: contrapponendo, i libri pubblicati da delle mastodontiche case editrici multinazionali, da un lato, mentre mostra contemporaneamente dall'altro, i piccoli libri editati da piccoli editori domestici, con le loro copertine di cartone disegnate a mano) - non possa essere compreso se non riferendoci, e mobilitando il modello di Balzac.
In Balzac, la separazione e la frattura tra narrazione e giudizio guadagnano subito il primo piano della narrazione: a differenza di Goethe, ad esempio, Balzac imprime alla narrazione una fluidità che non può non essere la conseguenza diretta del suo sospendere ogni «presa di posizione», tralasciando ogni opinione diretta, dal giudizio di valore alla lezione morale, e così via. Non sono certo i valori a costituire l'orizzonte di riferimento per i personaggi di Balzac; come invece lo sono, spesso, per Goethe; anzi, al contrario, in Balzac i valori diventano degli ostacoli che si trovano a essere incorporati nei discorsi dei personaggi, nei loro resoconti che fanno riferimento al successo, o al fallimento delle loro imprese (la legittimità delle scelte è del tutto irrilevante: in quanto tema della narrazione, non emerge nemmeno).
Volendo, una differenza importante tra Stendhal (1783-1842) e Balzac (1799-1850): nel primo, i valori sono sempre in discussione, ed essi fanno parte della progredire dinamico della narrazione (a partire dal fatto che è proprio la tensione tra realtà e valori - o ideali - quella che dà corpo alla traiettoria del protagonista; come avviene con Julien Sorel ne "Il rosso e il nero"), e in tal modo spesso servono come se fossero un vero e proprio «materiale di riflessione» per la voce narrante, la quale sospende il suo "viaggio" proprio apposta per commentare (e a volte lo fa addirittura chiamando in causa il lettore, come se egli fosse un testimone).
In Balzac, invece, la tensione tra la realtà e l'ideale non è una questione di commento, ma piuttosto essa rappresenta una sorta di posizione testuale che viene così espressa stando su un pendio, su un crinale: da lì, da quel punto, qualcosa si muove, qualcosa si sposta, e si crea quella suspense per cui la narrazione (mastodontica, senza un centro fisso, come se si trattasse di «centomila romanzi», proliferante, senza alcuna intenzione di finalizzazione) inizia a occupare nuovi territori.
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