Sabotaggio: «Prendere di mira l'industria del cemento è più che legittimo.»
- Intervista con Anselm Jappe (Reporterre) del 14 giugno 2023 -
Reporterre: Il 5 giugno, le brigate antiterrorismo hanno arrestato una quindicina di attivisti che, secondo la polizia, avrebbero danneggiato una cementeria Lafarge nella regione Bouches-du-Rhône. Qual è la sua reazione a questa operazione?
Anselm Jappe: Lo Stato non si vergogna di accusare di terrorismo coloro che hanno protestato contro un industriale legato al terrorismo. Ricordiamo che Lafarge è attualmente indagata per doppia complicità in crimini di guerra e contro l'umanità, dopo aver negoziato con l'ISIS il diritto di continuare i suoi lucrosi affari in Siria. Per questo sostegno, nell'ottobre 2022, il gruppo è stato multato dagli Stati Uniti per 778 milioni di dollari. Ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, che il cemento, e più in generale l'estrattivismo, operano in mezzo a milizie, eserciti privati e signori della guerra che esercitano forme di potere particolarmente brutali. E qui sta l'ironia: lo Stato usa le brigate antiterrorismo per rintracciare degli individui che tutt'al più avrebbero usato solo qualche mazza o un paio di tronchesi! Questo si chiama sparare ai passeri con l'artiglieria pesante! Ed è un modo classico per soffocare qualsiasi opposizione. Non è la prima volta che lo Stato usa la sorveglianza antiterrorismo contro gli attivisti, ma questi metodi stanno diventando sempre più comuni e diffusi. Ovviamente, bisogna opporci a questa forma di repressione. Allo stesso tempo, di tutto questo c'è da esserne fieri. Sul piano politico, è come se lo Stato stesse facendo i suoi complimenti agli arrestati, e ai movimenti a cui essi appartengono. La sua reazione isterica dimostra solo che è molto preoccupato. Si percepisce il nervosismo dovuto alla sempre più crescente forza del movimento ambientalista; e a causa dello sviluppo di quelli che sono atti di sabotaggio, che però io non definirei violenti, ma semplicemente illegali. Il movimento per la difesa della terra dispone di un potenziale sovversivo che forse è superiore sia alle lotte strettamente sindacali che a quelle sociali di oggi. La stragrande maggioranza delle persone si dice preoccupata per l'ambiente ed è pronta ad agire; o approva chi lo sta facendo. È questo, a spaventare di più lo Stato: il fatto che migliaia o decine di migliaia di manifestanti non rispettino più la legge, come hanno fatto a Sainte-Soline o altrove. L'atteggiamento dei manifestanti sta cambiando. La vecchia strategia del governo, tesa a separare gli attivisti, in pacifisti buoni e teppisti cattivi, non funziona più. Anche le persone più anziane o quelle che non si impegnerebbero personalmente in questo tipo di azioni ora le giustificano. È una reazione sana e legittima alla brutalità dello Stato e della polizia.
Reporterre: E per quanto riguarda gli industriali?
Jappe: Sì, ovviamente il sistema industriale e produttivista rappresenta una forma di violenza. A essere i primi criminali climatici. sono gli industriali. Inoltre, essi non godono più di una buona stampa, e c'è una crescente consapevolezza di questo. Per molto tempo il cemento è stato considerato come se fosse un elemento neutrale, ma ora l'opinione pubblica si rende conto che questo materiale, così come l'industria che lo produce sono dannosi sotto molti aspetti. Il filosofo Hegel diceva: «Solo le pietre sono innocenti». Ma la verità è che ora anche le pietre, una volta entrate nel ciclo industriale, ormai non sono più innocenti.
Reporterre: Come analizza il fatto che 200 attivisti abbiano deciso di entrare in azione in un cementificio Lafarge e che in questo fine settimana, a Nantes, si stiano mobilitando di nuovo contro l'industria del cemento e contro l'estrazione della sabbia?
Jappe: Come ha detto il filosofo Walter Benjamin nel 1940, si tratta di un modo per «tirare il freno d'emergenza». Il treno del progresso si sta precipitando verso quello che è un abisso e, prima di tirare il freno, non si va di certo a chiedere allo Stato se i regolamenti consentano o meno ai passeggeri comuni di tirare questo freno. Gli attivisti pretendono il disarmo del cemento. Ed hanno ragione a farlo. Il cemento è un'arma di distruzione di massa. Io non ho dei consigli legali da dare alle persone arrestate, che per ora sono innocenti, ma spero che questo caso possa costituire un'occasione collettiva per tornare all'attacco e dire che - anche se non seguiamo le leggi dello Stato - abbiamo tutte le ragioni per agire. Esiste una morale superiore alla legge dello Stato. È la legittimità contro la legalità. Di fronte ai tentativi di intimidazione, bisognerà riuscire a trovare collettivamente la forza per reagire. Prendere di mira l'industria del betonaggio rimane un obiettivo più che legittimo.
Reporterre: Perché?
Jappe: Perché non ci sono più dubbi sulla sua natura apocalittica. Perché il cemento gioca un ruolo centrale in quella che è la logica industriale e capitalista. È un'industria che produce enormi conseguenze per l'ambiente e per la salute, e che da tempo sta devastando il mondo con la costruzione di autostrade, centrali nucleari, dighe e così via. Il cemento si lega a traffici illegali, come quello del furto di sabbia, e produce un'enorme quantità di rifiuti. Si tratta di un grande problema industriale. Il cemento è il principale responsabile dell'artificializzazione dei suoli e dei catastrofici depositi alluvionali che ne derivano, come è accaduto il mese scorso in Italia, in Romagna. Da solo, è responsabile dell'8% delle emissioni globali di CO2. Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, esso è responsabile del 39% delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Ma non sono solo questi gli unici motivi per impegnarsi. Questo settore ha anche contribuito alla diffusione mondiale di un'architettura monotona e assai spesso inabitabile, che non tiene alcun conto di quali siano i materiali e del patrimonio del bagaglio di conoscenze locali, preferendo invece un materiale sempre uguale, le cui costruzioni sono spesso progettate da architetti-designer che non tengono alcun conto delle esigenze degli utenti. Il cemento armato ha contribuito in modo determinante all'impoverimento del mondo sensibile; un impoverimento che è il segno distintivo del capitalismo.
Reporterre: Come possiamo lottare contro questa industria?
Jappe: Opponendoci in maniera pratica a ogni tipo di nuovo progetto inutile o dannoso; che si tratti di autostrade, centri commerciali, aeroporti, cementifici o cave. È incoraggiante vedere come negli ultimi anni queste lotte si siano sviluppate fortemente in Francia. Nel Paese non c'è quasi alcun progetto che vada avanti senza incontrare opposizione. Ciò dimostra che esiste una crescente consapevolezza del problema. Io penso anche che dobbiamo continuare a minare sempre più la reputazione del cemento. Per molto tempo, con Le Corbusier o altri, lo si è considerato come un materiale nobile, una prova di modernità. Ma adesso tutto questo è arrivato alla fine.
fonte: Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme
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