Nel suo libro su Dante ("Dante come poeta del mondo terreno"), Erich Auerbach scrive che la risorsa artistica preferita da Dante è "l'apostrofe", vale a dire, l'improvvisa interruzione del discorso che l'oratore o lo scrittore attua nel rivolgersi a qualcuno o a qualcosa, reale o fittizio che sia (come la voce che parla ad Auxilio Lacouture in "Amuleto", di Roberto Bolaño: «ehi, Auxilio, che cosa vedi?»); oppure, parole o frasi nominali che iniziano con un'affermazione, in modo da indicare così il destinatario del messaggio (come nella frase di apertura del racconto "Biografia di Matvjej Rodionyc Pavlicenko", di Isaak Babel , ne "l'Armata a cavallo": «Compaesani, compagni, fratelli di sangue!»).
Per Auerbach, in Dante l'apostrofe non è un mero artificio tecnico, quanto piuttosto un'espressione naturale di quella che è la forza del suo spirito. Questo artificio, è un dispositivo che ha a che fare con la supplica e con l'evocazione, e necessita di un salto brusco dalla posizione della scrittura a quella della lettura; come se mettesse in atto un'abbreviazione del tempo e dello spazio. Auerbach ci dice che in quei versi di Dante, nei quali viene fatto uso dell'apostrofe, è possibile riconoscere come una sorta di «convocazione enfatica», e a volte perfino una «clamorosa evocazione» o una «chiamata supplicante». In tal senso, è lecito ricordare la frase di Herman Melville in "Bartleby, lo scrivano": «Ah Bartleby! Ah umanità!»; o quella di San Paolo nella sua prima epistola ai Corinzi (15,55): «Dov'è, o morte, la tua vittoria?»
Ma è solo nella Divina Commedia che questa forma troverebbe piena espressione, scrive Auerbach: «Se si volesse dare un'idea di quanto il suo grande poema sia ricco di apostrofe, bisognerebbe trascrivere un centinaio di versi della Divina Commedia, o forse più (...) Di questo lungo elenco, fanno parte ordini imperiosi e tenere richieste, suppliche e implorazioni al cospetto del dolore più profondo e pretese altezzose, appelli patetici ed esortazioni pedagogiche, saluti amichevoli e dolci ricongiungimenti; alcune di queste apostrofe vengono preparate con largo anticipo, estendendosi, dopo tutta una progressione di periodi, su molti versi impressionanti»
fonte: Um túnel no fim da luz
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