Michel Foucault compare come personaggio, nel libro di Hervé Guibert, "All'amico che non mi ha salvato la vita" (GOG, 2022), pubblicato nel 1990 (un anno prima della morte dell'autore). Foucault, tuttavia, appare con uno pseudonimo: Muzil; una sorta di curioso omaggio all'autore de "L'uomo senza qualità" (e in tal senso, vale la pena ricordare anche l'omaggio che Guibert, nello stesso libro, fa a un altro autore di lingua tedesca: Thomas Bernhard). Inoltre, Foucault/Muzil compare nel libro di Guibert sotto forma di lettore; addirittura come un lettore che dichiara al narratore quali sono due dei suoi libri preferiti: "Sotto il vulcano", di Malcolm Lowry, e i "Colloqui con sé stesso", di Marco Aurelio.
La voce narrante nel libro di Guibert, racconta come sia stato il suo primo libro - "La Mort propagande", pubblicato nel gennaio del 1977 - quello che gli ha permesso di entrare nella «piccola cerchia degli amici» di Muzil, il quale a quel tempo aveva già «pubblicato il primo volume» della sua «monumentale storia dei comportamenti». Nato in origine come un'«introduzione al primo tomo», si era trasformato in un libro, che in quel modo aveva «ritardato la pubblicazione del vero primo volume», il quale così era stato «sorpassato dal bolide introduttivo» (p. 27).
«Il libro più potente e più fragile del mondo»; è questo il modo in cui la voce narrante del libro di Guibert parla del progetto di Muzil ("la Storia della sessualità" di Foucault): «un tesoro in divenire», un «sogno» che si conclude con «la certezza della sua morte imminente». Avendo i giorni contati, «Muzil aveva cominciato a riorganizzare tutto il suo libro, con chiarezza» (p. 29). Alcuni mesi prima di morire, Muzil regala alla voce narrante del libro di Guibert la sua copia delle "Meditazioni" di Marco Aurelio: «avvolto in carta velina», si trattava dell'edizione gialla Garnier-Flammarion:
«Marco Aurelio - come mi aveva informato Muzil quando mi consegnò la copia delle sue "Meditazioni" - aveva dato inizio al suo testo con tutta una sequenza di omaggi dedicati ai suoi predecessori, ai diversi membri della sua famiglia e ai suoi maestri, ringraziando ciascuno in maniera specifica, per prima i morti, per ringraziarli di ciò che gli avevano insegnato, e procurato di favorevole nel resto della sua vita. Muzil, il quale sarebbe morto di lì a pochi mesi, mi disse allora che intendeva scrivere ben presto, a tal proposito, un elogio dedicato a me, a me che senza dubbio non avrei mai potuto insegnargli nulla» (p. 62-63).
fonte: Um túnel no fim da luz
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