Introduzione al libro «Du rouge, du brun... et du rouge-brun. L’antisémitisme aux Etats-Unis au XXIe siècle»
- di Spencer Sunshine -
La sinistra dovrebbe passare molto più tempo a riflettere sull'antisemitismo. Questo potente agente di mobilitazione politica possiede delle insolite qualità, che non sempre vengono comprese immediatamente. In particolare, il fatto che l'antisemitismo può essere rintracciato in tutto lo spettro politico, anche in seno alla sinistra stessa. Sicuramente, l'antisemitismo è più visibile all'estrema destra, e la sinistra lo riconosce prontamente, anche se non si interroga più di tanto su quali sono le ragioni di tale situazione. E per quanto non ami ammetterlo sempre, nel corso della sua vita, ogni militante di sinistra che abbia una certa esperienza ha notato, prima o poi, come alcuni dei più strani matrimoni tra la sinistra e la destra vengano consumati grazie all'antisemitismo. Ma dal momento che «l'antisemitismo a sinistra» - all'interno della sinistra stessa - è una questione assai delicata, è proprio in una tale contesto che per noi diventa ancora più utile un'analisi politica. La comprensione dell'antisemitismo diventa come una «pietra di Rosetta» che ci consente di sapere quali sono le opinioni politiche erronee; cristallizzando una parte dei problemi relativi alle teorie del complotto, al nazionalismo, alle critiche del capitale finanziario, all'antimperialismo, alle incongruenze nella percezione dell'oppressione, ecc.
In gran parte, è proprio questo il motivo per cui ho passato molti anni a studiare l'antisemitismo a sinistra negli Stati Uniti, il paese sul quale questo libro si concentra principalmente. Ed è stato così facendo, che ho riesaminato molte di quelle che erano le mie opinioni circa questi temi. Ciò mi ha aiutato ad adottare una politica socialista libertaria più coerente, poiché comprendere l'antisemitismo può servire a bucare quella fitta nebbia in cui la sinistra spesso si trova a vagare. Questo approccio critico ci consente di chiarire il motivo per cui alcune delle idee che circolano a sinistra non sono solamente sbagliate, ma addirittura decisamente reazionarie. E per quanto non sia certamente l'unico modo per farlo, tale approccio costituisce un modo diretto ed efficace. Allo stesso tempo, sono stato anche affascinato da quello che è un bizzarro atteggiamento della sinistra sul tema: per quale motivo si sceglie di ignorare l'antisemitismo, anche quando esso diventa un problema innegabile, e perfino anche quando sono proprio gli stessi militanti di sinistra a sollevare la questione, per esempio, nel momento in cui i negazionisti dell'Olocausto prendono la parola negli spazi di sinistra? Questo rifiuto di riconoscere problemi così tanto evidenti, costituisce un buon esempio di come le nostre stesse opinioni possano essere sovvertite - senza che ce ne rendiamo conto – da delle idee reazionarie delle quali ci ostiniamo a negare l'esistenza, senza nemmeno pensarci. In questo senso, l'importanza dell'antisemitismo non riguarda nemmeno quello che attiene al suo impatto diretto sugli ebrei, sebbene sia ovvio che alla fine saranno sempre loro le vittime. Situazioni come questa, rivelano la profonda influenza, e la presa che l'antisemitismo ha perfino sul pensiero dei nostri stessi movimenti politici.
Ma la ragione principale per cui sono interessato alle manifestazioni di antisemitismo a sinistra, non è perché esse siano peggiori, o più importanti, di quelle dell'antisemitismo a destra, ma semplicemente perché la mia casa politica è a sinistra. Del resto, se una dolina, una voragine, dovesse aprirsi improvvisamente davanti a casa vostra, non vi interesserebbe forse molto di più che se si spalancasse davanti a una casa che si trova dall'altra parte della città, anche se il buco più lontano dovesse essere grande il doppio del vostro? Questa questione iniziale dell'antisemitismo a sinistra, mi ha spinto a esaminare il modo in cui questa ideologia sia servita da collegamento tra la sinistra radicale e l'estrema destra. E quando poi, in seguito, ho cominciato a dedicare la maggior parte del mio tempo alla ricerca sull'antifascismo, a quel punto mi sono curato di non perdere di vista il modo in cui - da Donald Trump ai neonazisti - i loro movimenti si siano sempre basati in maniera particolare sull'antisemitismo, sia che esso fosse mascherato o palese. All'inizio, Shane Burley mi aveva chiesto di scrivere un articolo sull'antisemitismo a sinistra per il Journal of Social Justice, e io, a causa di altri obblighi pressanti l'ho fatto il più rapidamente possibile. «Il modo in cui la sinistra di lingua inglese percepisce l'antisemitismo», l'articolo più lungo di quella raccolta, era troppo ampio e non abbastanza focalizzato per i miei gusti. In effetti, ho chiesto a Burley di non pubblicarlo, ma dopo che ha insistito, ho ceduto ai suoi argomenti. Ma non l'ho messo online, perché non avevo né l'energia né l'interesse di partecipare alle inevitabili polemiche violente che ne sarebbero seguite. Ho chiesto perciò ad alcune persone che sapevo essere interessate di farlo circolare, ma solo al di fuori delle reti sociali. Dalla sua pubblicazione, questo testo è apparso in più ambiti, e succede tuttora che a volte vengo contattato da delle persone sconosciute le quali mi dicono quanto questo testo li abbia influenzati. Per me, questo saggio è solamente una prima bozza, che avrebbe bisogno di grandi revisioni. Ma probabilmente, ad attrarre lettori sono alcuni degli aspetti che non mi piacciono; l'approccio in prima persona e la progressione a spirale del mio ragionamento, svolto come se esponessi, in una sorta di monologo interiore, il flusso dei miei pensieri sull'antisemitismo. (Oppure, potrebbe anche darsi che, come me, non amano questo aspetto, e perciò lo ignorano educatamente). A quanto pare, Yves ha apprezzato questo testo, visto che lo ha tradotto in francese e lo ha pubblicato online sul sito di Ni patrie ni frontières (http://npnf.eu/spip.php?article820). Ha anche reso il testo disponibile per la vendita, come e-book, su un'altra piattaforma. Quando erano disponibili i primi dati di vendita dell'e-book, ha detto che erano state vendute esattamente zero copie. Dal momento che aveva un prodotto così tanto redditizio, Yves ha continuato dicendo che voleva pubblicarlo come un vero libro a tre dimensioni. Così mi ha chiesto se avessi altri testi da aggiungere, e io ho iniziato a cercare altri scritti inerenti l'antisemitismo. Nonostante la quantità di materia grigia che ho dedicato a questo argomento negli ultimi quindici anni, e malgrado la frequenza con cui esso appare nelle mie analisi, mi sono ben presto reso conto che su questo argomento, direttamente avevo scritto assai poco. Ed ecco che perciò questa raccolta comprende una miscela di testi diversi che vengono presentati in una forma un po' più coerente, a partire dal fatto che ho diviso il libro in tre parti: l'antisemitismo a sinistra, quello a destra e quello che attraversa l'una e l'altra forza politica. Gli stessi articoli includono del materiale che avevo scritto per un gruppo di riflessione: l'introduzione a una tavola rotonda che ho organizzato, e la storia che parla di un bizzarro incidente che mi ha fatto finire sui giornali per un brevissimo secondo.
Il pezzo a proposito delle strategie per evitare l'argomento, che vengono messe in atto dalla sinistra, in origine costituiva un tweet che un amico mi aveva chiesto di espandere per il suo blog, e che poi si è trasformato in un articolo per il New York Times... che non è stato pubblicato (un redattore di quel quotidiano aveva trovato l'argomento interessante per un minuto prima lasciar perdere). Quelli che sono i due saggi più coerenti al loro interno - uno sul ruolo dell'antisemitismo nell'estrema destra, e l'altro che si chiedeva se i padroni potevano essere definiti «parassiti» - sono stati scritti come se fossero delle risposte a domande specifiche di persone che conoscevo. L'intervista sugli «agitatori esterni» è stata scritta su richiesta; così anche «Il modo in cui la sinistra anglofona percepisce l'antisemitismo». A partire dal fatto che questi articoli sono stati quasi tutti scritti con l'obiettivo dell'educazione politica, essi tendono a essere didattici. E questo è anche il motivo per cui troverete delle ripetizioni, soprattutto ne «Il modo in cui la sinistra anglofona percepisce l'antisemitismo», testo che ha finito per diventare una sorta di riassunto dei miei pensieri sull'antisemitismo a sinistra. E nella misura in cui la maggior parte di questi articoli sono stati scritti (o riflettono le mie riflessioni) nel periodo precedente all'elezione di Donald Trump - quando mi permettevo il lusso di pensare ai difetti della sinistra, piuttosto che a come concettualizzare e combattere il movimento di estrema destra che stava ribollendo in quel momento -, sono assai frequenti gli esempi che risalgono proprio a quel periodo. Ma non mancano tuttavia anche dei nuovi esempi, e ho cercato di includerne qualcuno. Infine, trovo che la natura assai scivolosa di questo argomento - il modo in cui l'antisemitismo entra e si apre la sua strada attraverso diverse crepe e fessure, insieme alla sua natura sgusciante e alla sua resistenza alla facile classificazione - si riflette nei anche nei miei scritti sull'argomento. Malgrado la natura frammentaria di queste riflessioni, spero che questa raccolta aiuti i lettori a pensare più in maniera più profonda all'antisemitismo, e a riflettere su come esso modelli e formi il pensiero politico e sociale; sia quello degli altri che il nostro.
- Spencer Sunshine, gennaio 2022 - Pubblicato il 19/4/2022 su mondialisme.org
Parole in codice e sineddochi antisemite
In questa antologia ("Du rouge, du brun... et du rouge-brun. L’antisémitisme aux Etats-Unis au XXIe siècle", che verrà pubblicato dalle Edizioni Ni patrie ni frontières nel 2022, di cui si può leggere l'Introduzione a questo libro qui sopra), si possono leggere dei testi che analizzano l'uso di quelle che sono parole in codice e sineddochi. L'antisemitismo, spesso si nasconde dietro l'utilizzo di termini che, mentre per alcuni ascoltatori o lettori hanno un significato, da altri viene invece capito come se il termine si riferisse a un altro soggetto (Ciò viene talvolta chiamato messaggio subliminale) [*1]. Le sineddochi sono diventate la forma standard di un antisemitismo codificato. Alcune persone impiegano tale tecnica letteraria nella quale una parte viene utilizzata al fine di rappresentare il tutto [*2]. Di modo che, così, un singolo ebreo, o una comunità ebraica possa essere preso di mira senza che vengano apertamente nominati «gli Ebrei». Ad esempio, David Duke [*3], si riferisce costantemente ai «sionisti». Se gli ascoltatori, o i lettori non informati credono che egli si stia riferendo esclusivamente a coloro che sostengono Israele, i suoi sostenitori invece capiscono benissimo che Duke in realtà sta parlando degli Ebrei. Le Teorie cospirative del complotto costruite intorno a George Soros e alla famiglia Rothschild, ne costituiscono degli esempi comuni. (Non è affatto una coincidenza che ad essere frequentemente oggetto di tali teorie, rispetto ad altri banchieri ben più ricchi e potenti, siano banchieri ebrei) [*4]. Per cui esistono decine di parole in codice, e sineddochi di questo tipo che si riferiscono agli Ebrei. Come sostiene Matthew Lyons degli "Insurgent Supremacists", in «The U.S. Far Right's Challenge to State and Empire» (PM Press 2018), un approccio simile sfrutta il potere emotivo della narrazione antisemita, facendo appello agli antisemiti consapevoli, e offre al contempo una sorta di smentita plausibile rispetto alle accuse di antisemitismo.
Tuttavia, la critica all'antisemitismo codificato pone una serie di problemi. Innanzi tutto, bisogna distinguere tra una critica sincera nei confronti di un determinato individuo (o gruppo) e il momento in cui questa critica diventa antisemita. A tal fine è necessario analizzare soprattutto le strutture narrative. Ogni teoria del complotto che designa un sottoinsieme (individuale o collettivo) come Ebrei può essere considerata come antisemita. In alcuni casi, questa teoria del complotto ha origine a partire da una sineddoche intenzionale costruita dagli antisemiti. Per esempio, la teoria del complotto sul «marxismo culturale» ha avuto inizio con il definire la "Scuola di Francoforte" (composta da marxisti che avevano analizzato e teorizzato il ruolo della cultura) come un organismo che veniva specificamente identificato come «ebreo». Nel corso del tempo, il soggetto di questa narrazione si è allontanato dalla Scuola di Francoforte per divenire poi, più in generale, il «marxismo culturale»; un soggetto convenientemente staccato da quella che era l'originale formulazione antisemita... ma non troppo. Gli antisemiti si avvalgono anche di altre teorie del complotto: ad esempio prendendo di mira dei soggetti, come i «banchieri internazionali», o delle organizzazioni come la «Federal Reserve». Nella cospirazione originale, ad esempio, si accusava la Federal Reserve di essere stata creata dai banchieri ebrei. L'espressione «i banchieri internazionali» è diventata una parola in codice che viene correntemente usata per designare gli Ebrei. (Oltre ad associarli spesso alla finanza, gli antisemiti identificano quasi sempre gli ebrei come se fossero degli individui che hanno potenti collegamenti internazionali.) Nel momento in cui oggi qualcuno invoca queste teorie del complotto, egli può conoscere oppure ignorare la loro origine. In tal caso, diventa importante il percorso dell'interlocutore; in partenza, non tratteremo alla stessa stregua l'uso di queste teorie così come ne viene fatto da noto antisemita, e quelle di un critico di sinistra della globalizzazione, le cui posizioni non pongono alcun problema. Quando David Duke evoca i «sionisti», noi sappiamo che egli intende «gli Ebrei».
Tuttavia, anche analizzare il discorso di chi non appartiene all'estrema destra - o che non è un notorio antisemita - non è inutile. Le intenzioni di un relatore non sono necessariamente legate all'impatto della sua narrazione. In entrambi i casi l'oratore fa uso della potenza emozionale del discorso antisemita, il quale mette in scena una battaglia apocalittica tra un'élite segreta e malvagia e le persone rette. Intenzionalmente o meno, queste narrazioni vengono recepite anche da alcuni ascoltatori come delle parole in codice: gli antisemiti capiranno che frasi come «la Federal Reserve» e «i banchieri internazionali» si riferiscono a una cospirazione ebraica. Se ne può discutere del fatto se le teorie cospirazioniste sulla «Federal Reserve», su «i banchieri internazionali», o su «il Nuovo Ordine Mondiale» siano o meno da considerare antisemite quando vengono utilizzate da attori con posizioni altrimenti chiare, i quali non sono consapevoli dell'origine delle «analisi» che riproducono. Ma in ogni caso, queste visioni politicamente false del mondo, devono essere messe in discussione. Di fatto, chiunque prenda sul serio l'antisemitismo eviterà di usare questi termini e queste narrazioni a causa della loro storia.
Perché l'antisemitismo si nasconde in questo modo? Ha forse a che fare con il carattere ludico dell'antisemita, di cui parla Jean-Paul Sartre in "Riflessioni sulla questione ebraica"? Se così fosse, si tratterebbe solo di un individuo che rifiuta di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, e non si preoccupa se i fatti non supportano le sue affermazioni? Oppure fa parte della tendenza più generale della nostra società a tollerare espressioni indirette di razzismo (e antisemitismo) - quali denunciare la «feccia» [*5], così come i neri o gli immigrati? Allo stesso modo in cui avviene per molti altri aspetti dell'antisemitismo, anche in questo caso non esistono risposte semplici a queste domande.
Parole in codice e sineddochi antisemiti comuni
In una rapida ricerca sui social network, ho trovato circa 75 diverse parole in codice per indicare gli ebrei, le quali rientrano in una dozzina di categorie. L'elenco che segue non è assolutamente il risultato di un'indagine approfondita, ma comprende le parole in codice e i sinonimi più comuni attualmente in uso. Sebbene alcuni termini fungano da eufemismi antisemiti, molti di essi hanno un'esistenza indipendente. Non è sempre antisemita usarli, e criticare il loro uso non sempre è giustificato; i sionisti o Wall Street esistono.Tuttavia, altre espressioni, quali «Sinagoga di Satana», sono sempre antisemite. Nel primo caso, è necessario studiare chi è l'oratore, il contesto del suo discorso e il contenuto della storia stessa per il secondo caso, per determinare se siano o meno antisemiti. Il seguente è un elenco non esaustivo:
Per riferirsi al settore bancario e finanziario: i globalisti, le élite globaliste, il Club Bilderberg*, banchieri internazionali, banchieri centrali, Federal Reserve, Wall Street La Federal Reserve, le élite economiche neoliberali, i finanzieri, i mercanti, i banchieri*, usurai, Rothschild, George Soros, Sorosismo.
Per evocare lo sfruttamento e l'omicidio: gli Shylock, papponi, trafficanti di organi, mangiatori di bambini, avvelenatori di pozzi, strozzini, cambiavalute.
Per designare un popolo separato: la Tribù, gli individui tribali o le usanze tribali, pratiche di clan, popolo eletto, cabalisti.
Per descrivere i nemici religiosi dei cristiani: gli Ebrei, la Kritarchia*, gli assassini di Cristo, i figli di Caino, la Sinagoga di Satana.
Per riferirsi delle élite segrete: Illuminati, quelli che tirano i fili, burattinai, ZOG (Governo di Occupazione Sionista), plutocrati, Bohemian Grove*, iniziati.
Per designare persone con molti legami internazionali: cosmopoliti, apolidi, neoconservatori, sostenitori del Nuovo Ordine Mondiale, la Commissione Trilaterale*, Istituto Tavistock*, il governo mondiale.
Per riferirsi ai sostenitori di Israele: i sionisti, la lobby sionista, la lobby ebraica, la lobby di Israele, gli zios, il Mossad, i sionazisti, quelli con due passaporti.
Per denunciare l'estrema sinistra: il marxismo culturale, la Scuola di Francoforte, i trotzkisti, i comunisti, giudeo-bolscevichi, le élite culturali...
Località: Hollywood, Paese dei Khazar, Londra nord, Golders Green*, New York, Brooklyn, Wall Street, la East Coast, i ragazzi del Brandeis*.
Il nome che non si può pronunciare: loro, tu sai chi, certi ambienti, i nostri maestri, i nostri vecchi amici, i nasoni, e l'uso del (((simbolo dell'eco)) intorno a un nome.
Anche i nomi di famiglia sono un elemento importante di un'identificazione codificata: L'oratore enfatizza il nome ebraico ("Soros"), o dichiara con forza una parte del cognome (ad esempio "-stein" o "-berg"), oppure sottolinea intenzionalmente che il nome usato da qualcuno è diverso dal suo cognome ebraico identificabile ("Leon Trotsky, vero nome Lev Davidovich Bronstein").
- Spencer Sunshine -
NOTE:
[*1] - In inglese, «dog whistle», letteralmente un «fischietto [a ultrasuoni] per il cane». Tale strategia di comunicazione consente a una minoranza di addetti ai lavori di cogliere il reale (razzista, xenofobo, omofobo, ecc.), nello stesso tempo in cui la maggioranza delle persone non riuscirà a coglierlo. Esempio: definire e chiamare qualcuno «cosmopolita», oppure «membro della casta», o del«l'oligarchia» di solito significa prendere di mira gli Ebrei, senza però incorrere nell'accusa di antisemitismo.
[*2] - Come nella locuzione «ha trovato un tetto», dove la parte si riferisce al tutto; mentre in «la sua bicicletta ha bucato», è il tutto (la bici) che può riferirsi anche alla parte (la gomma della bici).
[*3] - Seguirà alla fine del testo un elenco di parole, seguite da un asterico. oggetto di una breve definizione.
[*4] - Ne abbiamo avuto un esempio nell'aprile 2022, in Francia, con il cosiddetto «Rothschildgate» (in realtà si trattava di un Bercy-gate), inventato da un giornalista (Jean-Baptiste Rivoire del sito Off Investigation) che ha realizzato otto Documentari contro Macron.) Lo «scandalo» consisteva in una denuncia che in realtà riguardava un accordo concluso dal Ministero delle Finanze a favore di due banche d'investimento (Rothschild e Lazard) - così come anche molte altre istituzioni bancarie che però venivano citati nel rapporto. Se Bercy [il Ministero delle Finanze francesi] non ha fatto il suo lavoro (che obbliga le aziende a dichiarare tutti i redditi dei loro dipendenti in Francia), le banche hanno invece fatto solo quello che è il loro lavoro in un sistema capitalistico: difendere gli interessi dei loro clienti e chiedere allo Stato un risarcimento. Ma l'hashtag e il documentario non hanno fatto alcun riferimento al fatto che si trattasse di un Bercygate! I media e i politici di estrema destra, tra i quali Philippot e Zemmour si sono evidentemente precipitati su questo «affaire» (risparmiando tutti gli altri banchieri); ma lo stesso hanno fatto anche L'Humanité, Le Parisien e i social-patrioti de La France Insoumise attraverso "Le Media". Nessuno di loro ha segnalato che il prodotto di «net banking» (fatturato) della BNP fosse stato di 43 miliardi l'anno scorso, mentre quello della Banca Rothschild era stato di 1,96 miliardi, venti volte meno della BNP! (NdT.)
[*5] - «Urban thugs», in inglese, letteralmente, teppisti urbani o delinquenti.
fonte: mondialisme.org
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