In un saggio del 1961 dedicato a Georges Simenon ("Simenon, miracolo quotidiano", poi ne "Il metodo di Maigret", Adelphi, 2018), Leonardo Sciascia ricorda un'intervista allo scrittore francese in cui l'intervistatore lo mette davanti a tre nomi: Dostoevskij, Gógol e Balzac. Chi di loro sceglierebbe come "protettore" - chiede l'intervistatore, citato da Sciascia - e la risposta di Simenon è certamente Gógol. «È un nome che non verrebbe in mente a nessuno, quando si pensa a Simenon», commenta Sciascia. L'intervistatore cerca di approfondire la questione e chiede «Che cosa di Gógol?», al che Simenon risponde: «Le anime morte, senza dubbio, soprattutto a causa dello spirito creativo di Gógol, del suo modo di ricreare il mondo. Al secondo posto, sceglierei Cechov». Gógol e Cechov, commenta Sciascia, «lo scrittore che vede e lo scrittore che ama».
A posteriori, Sciascia trova un senso compiuto nelle scelte di Simenon, poiché la sua opera nasce dal connubio tra sguardo e amore, cioè da Gógol e Cechov: «Maigret vede perché ama», è la formula costruita da Sciascia, cioè il detective di Simenon osserva i dettagli delle vite perché ama chi le vive, perché si interessa dei destini individuali, delle peculiarità (e non delle linee generali della ragione e della logica, come Holmes o Dupin). Simenon ama la vita «religiosamente», scrive Sciascia, come nessun altro ha fatto con tanta intensità dopo Cechov. Degno di nota è anche il contatto di Simenon con Gógol attraverso le "anime morte", una sorta di punto nevralgico del genere poliziesco (che mira a trasformare la morte in narrazione, partendo da essa - cioè dalla fine per eccellenza - verso un nuovo inizio, una ripresa, attraverso il racconto). È il punto che organizza anche gran parte della poetica di Sciascia: i libri su Raymond Roussel ed Ettore Majorana, ad esempio, sono tentativi di dare un'organizzazione narrativa alla morte, così come il progetto su Aldo Moro (che è un passaggio dalla cronaca al genere poliziesco, con l'investigatore che è anche narratore e, sempre sulla falsariga di Poe-Dupin, anch'egli lettore di giornali).
fonte: Um túnel no fim da luz
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