Mark Carney: valore o prezzo?
- di Michael Roberts -
Mark Carney ha appena pubblicato un libro. Si chiama "Value(s): Building A Better World For All" [N.d.T.: Valor(i): costruire un mondo migliore per tutti]. Il canadese Carney è stato in passato il governatore della Banca d'Inghilterra: il governatore meglio pagato di sempre con 680.000 sterline all'anno, più 250.000 sterline di spese di alloggio. Recentemente, Carney ha commentato dicendo che «Non si diventa ricchi nel servizio pubblico»!
Precedentemente, Carney era stato governatore della Banca del Canada, diventando il più giovane governatore di banca centrale delle nazioni del G20. E prima ancora è stato per 13 anni alla, indovinate dove, Goldman Sachs, dove ha avuto un ruolo di primo piano nel consigliare il governo a maggioranza nera del Sudafrica circa l'emissione di obbligazioni internazionali, ed è anche stato attivo per quella società durante la crisi del debito russo del 1998. Goldman Sachs ha fatto miliardi con queste attività, mentre l'economia sudafricana e quella russa andavano a picco. E anche Carney ha fatto una fortuna alla Goldman Sachs. Quando gli è stato chiesto recentemente se considerava che lavorare per questa banca d'investimento servisse a «costruire un mondo migliore per tutti», data la sua reputazione di "squalo della finanza", ha risposto «È una domanda interessante. Quando lavoravo per Goldman Sachs non era il marchio più tossico della finanza globale, ma era il miglior marchio della finanza mondiale». Ragion per cui, a quanto pare, avrebbe lasciato appena in tempo.
Recentemente gli è stato chiesto quale pensava fosse stato il suo più grande risultato alla Banca d'Inghilterra. La sua risposta: «Un processo decisionale più inclusivo con uno staff più eterogeneo». Quindi banchieri più diversificati: un grande risultato. Non c'è da stupirsi che Carney abbia ricevuto molti riconoscimenti dai grandi & buoni: è stato nominato una delle 100 persone più influenti al mondo dalla rivista Time nel 2010, il canadese più affidabile al mondo nel 2011, ed è stato salutato come il cattolico più influente della Gran Bretagna (da The Tablet) nel 2015. Ha lasciato anche intendere che potrebbe voler diventare il leader del partito liberale canadese al governo, se e quando Trudeau si dimetterà. Dopo aver finito alla BoE, ha accettato un lavoro con Brookfield Asset Management per consigliarli sulla strategia di investimento ambientale, e ora sta per consigliare l'ONU e il governo conservatore Johnson circa quale dovrà essere la "strategia finanziaria" da presentare alla prossima conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico - la Cop26 - che si terrà a Glasgow, in Scozia, questo novembre. Ora, nel mentre che si occupa dell'«ambiente», egli ha scritto anche un libro che illustra la sua filosofia sulla natura dei mercati. Come ci racconta, modestamente, dice che «ho guidato le riforme globali per riparare i guasti che hanno causato la crisi finanziaria, ho lavorato per porre rimedio alla nefasta cultura che alligna nel cuore del capitalismo finanziario e ho iniziato ad affrontare sia le sfide fondamentali della quarta rivoluzione industriale che i rischi esistenziali del cambiamento climatico». Ma nello svolgere questi compiti innovativi con la sua solita bravura, si è anche un po' disilluso nei confronti dei "mercati": «Ho avvertito il collasso della fiducia del pubblico nei confronti delle élite, della globalizzazione e della tecnologia. E mi sono convinto che queste sfide riflettono una comune crisi di valori e che sono necessari dei cambiamenti radicali per poter costruire un'economia che funzioni per tutti».
Non è la prima volta che Carney ha criticato le economie di "mercato" e l'economia mainstream. Lo aveva già fatto già nel 2016 durante una conferenza a Liverpool. E anche nel suo libro nota che in questo mondo di economie di mercato, rimangono la povertà globale e la disuguaglianza e, cosa più importante per lui, l'ambiente continua ad essere distrutto. Nel suo libro, Carney si chiede perché molte di quelle che sono le risorse della natura non vengono valutate, a meno che non abbiano un prezzo. Fa l'esempio della foresta amazzonica che appare preziosa solo quando è diventata un allevamento di bestiame. E perciò il prezzo non sempre è stato una buona misura del valore. Durante la crisi del COVID, Carney nota che sono stati i lavori relativamente poco pagati ad avere avuto un alto valore, ma essi non vengono prezzati in quanto tali. Il problema, per Carney, è che con i mercati «Stiamo vivendo l'aforisma di Oscar Wilde - conosciamo il prezzo di tutto ma il valore di niente - con costi incalcolabili per la nostra società». Vedete, una volta che andiamo oltre l'acquisto e la vendita di beni e passiamo alla fornitura di servizi di cui la gente ha bisogno, "il mercato" cade a pezzi. Quando ci spostiamo da un'economia di mercato a una società di mercato, sia il valore che i valori cambiano. «Sempre più spesso, il valore di qualcosa, di qualche atto o di qualcuno viene equiparato al suo valore monetario, un valore monetario che è determinato dal mercato. La logica della compravendita non si applica più solo ai beni materiali, ma governa sempre più l'intera vita, dall'assegnazione della sanità all'educazione, alla sicurezza pubblica e alla protezione dell'ambiente.» I mercati mercificano i bisogni delle persone e questo è il problema perché «La mercificazione, la messa in vendita di un bene, può corrodere il valore di ciò che viene prezzato». Come sostiene il filosofo politico Michael Sandel, «Quando decidiamo che certi beni e servizi possono essere comprati e venduti, decidiamo, almeno implicitamente, che è appropriato trattarli come merci, come strumenti di profitto e uso».
Allontanandosi dalla filosofia libertaria del libero mercato di Milton Friedman e Ayn Rand, Carney si appella alla filosofia morale del suo eroe, Adam Smith. «Dare un prezzo ad ogni attività umana pregiudica certi beni morali e civili. Fino a che punto dovremmo portare gli scambi reciprocamente vantaggiosi per guadagni di efficienza, è una questione morale. Il sesso dovrebbe essere in vendita? Dovrebbe esserci un mercato del diritto ad avere figli? Perché non mettere all'asta il diritto di rinunciare al servizio militare?» Vedete, l'apparentemente grande sostenitore della "mano invisibile" dei liberi mercati, Adam Smith non era affatto così in tutte le circostanze. Smith si opponeva ai monopoli e alla corruzione a favore del libero scambio, ma lo temperava anche con un contrappeso morale a sostegno dei deboli e degli sfruttati. Carney cita lo Smith del suo libro meno famoso, la "Teoria dei sentimenti morali", dove Smith disse: «Per quanto si possa supporre che l'uomo sia egoista, nella sua natura esistono evidentemente alcuni principi per cui si preoccupa della fortuna degli altri, e ciò rende la loro felicità necessaria per lui, anche se non ne ricava nulla se non il piacere di vederla».
In questo modo, Carney finisce per trovarsi di fronte a un dilemma: prezzo o valore?; o per usare termini marxisti: valore di scambio o valore d'uso?; profitto o bisogno sociale? L'economia dovrebbe occuparsi di aumentare il benessere sociale, ma è invece ossessionata dal prezzo di mercato. «Ciò dimostra l'errore morale di molti economisti mainstream, che è quello di trattare le virtù civiche e sociali come merci che scarseggiano, nonostante ci siano ampie prove che lo spirito pubblico si incrementa grazie alla sua pratica». La risposta di Carney consiste nel ristabilire "un equilibrio" tra mercati e morale; tra prezzo e valore.
Carney non è certo il primo dei grandi & buoni dell'élite finanziaria che "moralizza" sui fallimenti del capitalismo, una volta che essi si sono ritirati dall'esercizio delle loro funzioni mettendosi a fare tutta una serie di lavori ad alto prezzo ma di basso valore. Un altro cristiano e collega banchiere centrale, Mario Draghi - ora recentemente nominato (senza essere eletto) primo ministro dell'Italia, e prima ancora capo della Banca Centrale Europea e, indovinate un po', anche lui dipendente di Goldman Sachs -si è messo a professare una filosofia morale che dovrebbe guidare le sue buone intenzioni nel portare avanti le strategie del capitale finanziario. Nel bel mezzo della crisi del debito greco che ha visto il popolo greco perdere posti di lavoro e mezzi di sussistenza per pagare i debiti alle banche francesi e tedesche, Draghi ebbe a commentare: «la crisi ha intaccato la fiducia della gente nella capacità dei mercati di generare prosperità per tutti. Ha messo a dura prova il modello sociale europeo. Accanto all'accumulo di ricchezze sbalorditive da parte di alcuni, c'è un diffuso disagio economico. Interi paesi hanno sofferto le conseguenze di azioni passate sbagliate - ma anche a causa di forze di mercato che a volte sono fuori dal loro controllo». Come Carney ora, anche Draghi ha poi posto la domanda a se stesso: «qual è la giusta cornice per conciliare la libera impresa e le motivazioni dei profitti individuali con le preoccupazioni per il bene comune e la solidarietà con i deboli?» E ha risposto proprio allo stesso modo in cui lo fa ora Carney: «In definitiva, dobbiamo essere guidati da un più alto standard morale e da una profonda convinzione nel creare un ordine economico che serva ogni persona».
Draghi ha proseguito spiegando che: «Mi sono ritrovato in compagnia di Marx. Non Karl, ma Reinhard. Il cardinale Reinhard Marx ha giustamente insistito sul fatto che l'economia non è fine a se stessa, ma è al servizio di tutta l'umanità». Il cardinale Reinhart Marx è l'arcivescovo di Monaco che ha scritto un libro nel pieno della Grande Recessione intitolato "Das Kapital: Una supplica per l'uomo", che prende il nome dall'opera di Karl, ma che mira a respingere le idee di Karl. Reinhart Marx vuole un'economia di mercato che sia «più gentile con i deboli e gli oppressi» piuttosto che «dare ancora più ricompense a coloro che si comportano immoralmente». Questo dovrebbe piacere anche a Carney.
Sembra che l'appello ai "valori morali" piuttosto che alle "forze di mercato" sia stato emesso anche dall'ex capo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, quando Carney lavorava lì. Proprio subito dopo la fine del collasso finanziario globale, nel 2010, Blankfein venne intervistato e gli fu chiesto quale responsabilità "morale" avessero avuto Goldman Sachs e altre banche d'investimento nel crollo finanziario che aveva innescato quello che (fino al COVID) era stato il peggior collasso economico globale, dalla seconda guerra mondiale. Egli ha risposto dicendo che pensava che il suo lavoro come banchiere di prestigio fosse quello di fare «il lavoro di Dio». Infatti, Blankfein ha continuato la sua crociata morale dirigendo la banca durante lo scandalo del fondo statale multimiliardario 1MDB, nel quale l'ex primo ministro malese Najib Razak e la sua famiglia avevano dirottato diversi miliardi; a quanto pare con la connivenza di Goldman Sachs. In questo caso, il lavoro di Dio sembra sia stato quello di mettere Goldmans ad organizzare emissioni di obbligazioni per un valore di 6,5 miliardi di dollari per 1MDB, usando grandi quantità di fondi statali (2,7 miliardi di dollari) malversati nel corso di un tale procedimento.
Qual è la soluzione pratica offerta da Carney, alla contraddizione tra prezzo e valore creato dal mercato? Si tratta della classica soluzione mainstream che consiste nel cercare di tenere conto delle esigenze sociali nella determinazione dei prezzi, facendo pressioni e convincendo le imprese capitaliste a fare le cose in maniera etica e ai fini di avere «un mondo migliore per tutti». Lavorando per la sua ultima società di gestione patrimoniale, egli punta a convincere gli investitori a fare investimenti etici e "verdi". Ma proprio quando ha tenuto la sua lezione di Reith sul suo libro a proposito dei "valori", è stato costretto a ritrattare una sua precedente affermazione sul portafoglio da 600 miliardi di dollari della Brookfield Asset Management, su cui stava lavorando e a proposito del quale aveva dischiarato che era neutrale per il carbonio. Aveva basato la sua affermazione sul fatto che Brookfield possiede un grande portafoglio di energie rinnovabili e «tutte le emissioni evitate che ne derivano». L'affermazione è stata criticata in quanto trucco contabile, dal momento che le emissioni evitate non contrastano le emissioni da investimenti in carbone e altri combustibili fossili responsabili dell'impronta di carbonio di Brookfield di circa 5.200 tonnellate metriche di anidride carbonica.
E solo questa settimana, il Financial Times unico di tutti i media, ha sottolineato come tali investimenti etici di solito falliscano perché le aziende non hanno alcuna intenzione di ridurre la produzione di emissioni di carbonio. «Quando si è trattato di auto elettriche o di cibo a base vegetale, l'irrequieta innovazione del capitalismo ha aiutato i consumatori a godere dello stesso standard di beni, o qualcosa del genere, tagliando la sua emissione di carbonio. Ma i commercianti più astuti hanno anche usato l'ambientalismo per rietichettare molti prodotti, che nel migliore dei casi si ponevano in maniera neutrale dal punto di vista di salvare il mondo. La finanza ecologica si sta configurando in modo simile: gli investitori scopriranno che la nuova etichettatura dei prodotti non può sostituire il duro lavoro di scrutare attentamente ed esattamente ciò che viene offerto. Nonostante le promesse, non è mai facile essere verdi».
Proprio allo stesso modo in cui Draghi non ha citato Karl Marx ma Reinhart Marx nella sua argomentazione a favore del controllo "morale" delle forze di mercato, così anche Carney evita Karl per affidarsi invece ad Adam Smith e Oscar Wilde. Ma omette di menzionare il fatto che Wilde, il grande drammaturgo, poeta e genio letterario, era un socialista dichiarato. L'aforisma di Wilde è chiaramente un messaggio socialista, e non un messaggio morale. Wilde afferma: «Sotto il socialismo tutto questo verrà, naturalmente, trasformato. Non ci saranno più persone che vivono in fetide tane e indossano fetidi stracci, e che allevano bambini malaticci e affamati in mezzo a un ambiente impossibile e assolutamente ripugnante. La sicurezza della società non dipenderà, come ora, dalla situazione climatica. Se arriva il gelo, non avremo centomila uomini senza lavoro, che vagano per le strade in uno stato di disgustosa miseria, o che implorano i loro vicini per l'elemosina, o che si affollano intorno all'ingresso di ripugnanti rifugi per cercare di assicurarsi un tozzo di pane e un immondo alloggio per la notte. Ogni membro della società parteciperà della prosperità generale e della felicità della società, e se arriva il freddo praticamente nessuno soffrirà un peggioramento».
Wilde conclude: «Il socialismo, il comunismo, o comunque lo si voglia chiamare, convertendo la proprietà privata in ricchezza pubblica, e sostituendo la cooperazione alla concorrenza, riporterà la società alla sua giusta condizione di organismo completamente sano, e assicurerà il benessere materiale di ogni membro della comunità. Di fatto, fornirà alla vita la sua giusta base e il suo giusto ambiente».
Non si tratta affatto del valore contro il prezzo, ma del bisogno sociale contro il profitto privato.
- Michael Roberts - Pubblicato il 15/3/2021 su Michael Roberts blog -
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