Capitale e moderno modo scientifico di conoscenza: un immaginario condiviso [*]
- di Jean-Marc Royer -
Ci sono attualmente delle nuove sfide storiche che vanno di gran lunga al di là di quelle degli ultimi due secoli, al punto che si potrebbe dire che ci troviamo ad essere minacciati a breve, a medio e a lungo termine da un quintuplice "stato di eccezione": ecologico, climatico, pandemico, socio-economico, securitario e bellico. Infatti, ciò che è in gioco è la permanenza degli esseri viventi qui sulla Terra.
In queste condizioni, stare ad aspettare l'ennesima crisi del capitalismo che dovrebbe portare al suo collasso definitivo diventa irresponsabile nella misura in cui - come alcuni eventi sembrano annunciare - è evidente che nessuno ne uscirà indenne, malgrado tutte le fantasie trans-umaniste, survivaliste o post-apocalittiche. Ma ecco che subito sorgono le seguenti domande: perché, nel momento in cui la constatazione di questo pericolo sistemico è ormai oggetto di un largo consenso, non esiste invece alcun movimento di opposizione teorico e politico che sia all'altezza di questa fatale prospettiva? Se una simile situazione fosse solo il prodotto di una «falsa coscienza», com'è possibile che tale falsa coscienza abbia potuto presiedere per così tanto tempo a questo modo di attuare un ordine così distruttivo e così disumanizzante? Per riuscire a spiegare come nella realtà questi rapporti di produzione siano potuti durare così a lungo, si può solo dedurre e ipotizzare l'esistenza di una base potente e allo stesso tempo inconscia. Ma in questo risiede anche un altro fatto mai pensato altrove: l'essenza del capitale - vale a dire, la morte - non è solamente refrattaria all'analisi, ma essa addirittura vi si oppone, e cosa mai può esistere di più umano, se non tenersene a distanza?
Se noi non pensiamo che la critica radicale possegga il potere magico di cambiare il corso degli eventi, né quello di contrastare la divisione del soggetto, rimaniamo quanto meno convinti che, in mancanza di uno sforzo chiarificatore largamente condiviso, tutte le rivolte che inevitabilmente si verificheranno a fronte di uno stato di eccezione - in corso o annunciato - saranno condannate a dei continui ripetuti fallimenti. In tali condizioni, riuscire a capire quale sia l'Immaginario [*1] che tiene insieme questa civiltà, come si articola e perché esso è anche il suo tallone di Achille, ci potrebbe permettere di risolvere la questione della base soggettiva del capitalismo, anche quando continua ad accendersi qualche stella nella notte, in piedi come con i gilet gialli.
Per cominciare, mi è sembrato importante chiarire brevemente alcuni termini e soprattutto distinguere tra saperi e conoscenze, a partire dal fatto che queste ultime sono il risultato di un'elaborazione intellettuale, mentre i saperi si collocano dal lato dell'esperienza vissuta e accumulata nel corso dei secoli. Tuttavia, ora, tutto questo sapere volgare è stato progressivamente sconfitto, e poi perduto, nel momento in cui gli esseri umani sono stati proletarizzati in massa, e sono stati costretti ad una vita urbana senza terra; cosa che ha lasciato la strada aperta al dominio di un unico modo di conoscenza, quello delle discipline scientifiche emergenti [*2]. Parallelamente, le «verità» veicolate dalle religioni istituite stavano anch'esse declinando; un fenomeno che, coniugato con l'espansione termo-industriale, genera una visione positiva della perdita di questi saperi secolari. Ciò, è divenuto addirittura uno degli emblemi fondanti della cosiddetta «modernità» [*3], al punto che ancora negli anni '60, uno degli insulti che veniva proferito tra automobilisti, consisteva nel trattare l'altro da «povero contadino» o da «montanaro». Il fatto che delle conoscenze abbiano invalidato alcuni saperi, o abbiano aiutato a disfarsi di alcune credenze, non è contestabile, ma si tratta però di una discussione diversa da questa.
Allo stesso modo, esiste una differenza fondamentale tra il Reale (che sfuggirà sempre a qualsiasi tentativo di darne conto in maniera esaustiva [*4]) e la realtà. Quest'ultima non è altro che il Reale che gli esseri viventi percepiscono attraverso i loro sensi, su cui investono i loro affetti [*5], e che, per descriverlo, lo simbolizzano facendo uso del loro linguaggio. Ma ogni desiderio di esaustività nella descrizione, finirà per rivelarsi inesorabilmente chimerico, ed è per questo che Jacques Lacan ha dichiarato che il Reale sfugge sempre, che il Reale è l'impossibile, anche se l'Occidente ha fantasticato a proposito della sua appropriazione per mezzo di ogni genere di «leggi» (fisiche, chimiche, ottiche...), per quanto esse siano efficaci al fine di realizzare alcuni lavori o di azzardare alcune previsioni. A Lacan viene attribuita anche questa bella formula: «La realtà, è la smorfia del Reale».
Se si vuole che la critica sia pertinente, allora essa va rivolta alla propria epoca, bisogna comprendere cosa la rende perenne e identificare quali sono i nuovi ostacoli all'emancipazione; pena il diventare sclerotica. L'analisi del modo scientifico di conoscenza, che fa parte di questo approccio, non mira a rifiutarlo, e neppure a disapprovarne questo o quell'altro uso che ne viene fatto, bensì, piuttosto intende comprendere come contribuisca al perpetuarsi di un mondo avviato alla sua distruzione.
[*] NOTA: Questo testo, il capitolo di un manoscritto in corso, essendo molto lungo e non facile da leggere su un sito web, viene data la possibilità di scaricarlo qui [in lingua francese].
Suddivisione:
1 Come l'Immaginario occidentale è stato progressivamente strutturato dalla razionalità calcolatrice.
2 Questa razionalità calcolatrice si concretizza teoricamente nel moderno Modo di Conoscenza scientifica.
3 Pertanto, è in maniera intrinseca che il Modo di Conoscenza scientifica è triplicemente trasgressivo.
4 La trasgressione fondamentale che produce, è quella del rispetto inalienabile della vita.
5 Il Modo di Conoscenza scientifica al posto di quella religiosa, è davvero un paradosso improbabile?
6 Un argomento di teoria critica: reintegrare nella Storia, l'Immaginario lacaniano e la psicoanalisi.
Due osservazioni aggiuntive
Allegati
- Jean-Marc Royer - Pubblicato il 20/2/2021 su AutreFUTUR.net -
NOTE:
[*1] - L'Immaginario del quale qui si parla è di ordine inconscio e non ha niente a che vedere con ciò che Maurice Godelier ha battezzato con lo stesso nome. Per illustrarlo brevemente, l'Immaginario può essere descritto come ciò che ci consente di giocherellare, e mettere così insieme questi due universi che si escludono a vicenda: il Reale e il Simbolico. Si tratta di un concetto di origine lacaniana, e su questo ci ritorneremo. Va sempre scritto con la "i" maiuscola, allo stesso modo in cui va scritto Reale e Simbolico. In forma abbreviata: R, S, I.
[*2] - Evitiamo i malintesi: qui non si tratta di negare i contributi del modo scientifico di conoscenza, e ancor meno quelli del rigore razionale, ma piuttosto di fare un'analisi interna ed esaminare quali sono stati e quali sono oggi il suo posto e il suo ruolo nella «civiltà capitalista». Meglio ancora: fin dalle prime avvisaglie dell'epidemia di Covid-19, è in qualche modo toccato in sorte all'autore di queste righe di «combattere dalla parte sbagliata della barricata», esortando i suoi amici a esaminare minuziosamente e in dettaglio tutte le ipotesi inverosimili che stavano circolando... Dal momento che, un anno dopo, tutte queste ipotesi continuano ad essere venerate contro ogni aspettativa (un milione di visualizzazione nel giugno del 2020, così come nel gennaio del 2021), questo ci obbliga a vederlo come se fosse un altro segnale in più del profondo collasso sociale in corso; a cui si assommano i deliranti complottismi a la QAnon.
[*3] - Una concezione vaga, elastica, che permette di metterci dentro tutto, ma che soprattutto consente di mascherare o di eludere qualsiasi problematizzazione causale del divenire contemporaneo di questo mondo. Perciò ho sempre scritto: la cosiddetta «modernità»
[*4] - Questa realtà, è tutto ciò che ci circonda, è la biosfera, l'idrosfera, la criosfera, il mondo minerale, in una parola «l'Universo», senza dimenticare i nostri corpi e le loro manifestazioni... Renderne conto in maniera esaustiva, anche dell'albero che abbiamo di fronte, è semplicemente impossibile: bisognerebbe descrivere ogni radice, ogni ramo fino alla fine di ogni sua foglia, senza parlare del fatto che il Reale di questo albero si evolve con il trascorrere delle stagioni.
[*5] - Ecco un esempio dell'opposizione tra Reale e realtà: immaginiamo un chirurgo che è costretto ad operare una paziente di cui egli è perdutamente innamorato (realtà). In sala operatoria, avrebbe tutto l'interesse a concentrarsi evitando di considerare che il Reale del corpo di questa donna visto nella sua forma fisiologica perché egli abbia successo nel suo atto riparatore...
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