Manhattan. Dai laboratori del nucleare alla guerra generalizzata all'essere vivente
- di Jean-Marc Royer -
Se le due prime parti di questo libro partono da quella che è una storia completamente diversa del Nucleare, è la sua terza parte - agli occhi dell'autore, la più importante - che ambisce a trarre le conclusioni relative alla sfera teorica, storica, filosofica e politica. Va qui precisato che non si tratta di fare un qualche riassunto del libro, ma lo scopo di questa presentazione è quello di attrarre l'attenzione del lettore su degli aspetti che vengono considerati essere i più importanti. Di conseguenza, il lettore non troverà la cosiddetta base argomentativa di alcune delle affermazioni qui avanzate.
1 - Se questa fosse solamente un'altra storia del Nucleare, quale sarebbe la sua specificità?
Solo un attento studio degli archivi disponibili, ha permesso di cogliere le gigantesche dimensioni storiche, politiche e industriali dell'evento nucleare che ha cambiato il volto del mondo (sia in senso proprio che in senso figurato); ha permesso di comprendere nel dettaglio in che modo gli Stati Uniti hanno usato il nucleare allo scopo di attribuirsi il ruolo di gendarme del mondo, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale [*1], e, più in generale, come i complessi (scientifici-militari-industriali) che ne sono stati all'origine abbiano finito per infettare tutti gli apparati statali. Ma questo non sarebbe stato sufficiente a poter cogliere il fenomeno in tutte le sue dimensioni: bisognava anche tornare indietro nel tempo per riuscire a restituire a questi avvenimenti tutta la loro profondità.
Fondamentalmente, il nucleare dev'essere caratterizzato come il primogenito della scienza dell'inizio del XX secolo, in quanto esso proviene dalle teorie della relatività e dalla fisica delle particelle. Tuttavia, la storia che viene raccontata in questo libro si tiene lontana da qualsivoglia approccio esclusivamente tecnico o scientifico. Inoltre, continuare a rimanere bloccati nelle controversie relative a questi settori (ad esempio, a tutto ciò che riguarda il basso dosaggio) porta solo a dei vicoli ciechi che per decenni hanno purtroppo portato al fallimento il movimento di opposizione. Tanto più che il dubbio (se non l'incertezza) farà sempre parte dell'approccio scientifico, del quale i suoi sostenitori nucleocratici sono incaricati di diffonderlo potentemente.
Per riassumere, l'unica posizione filosofica e politica che tiene conto dell'essenza del nucleare consiste nel sostenere che si tratta di un ecocidio e di un crimine contro l'umanità di nuovo tipo, dati i sui effetti patologici quasi eterni. Da questo punto di vista, è urgente fermare al più presto tutto l'insieme di questa industria, bisogna che smetta di continuare a diffondere mistificazioni: ossia, che su scala temporale umana - e perfino stratigrafica - non usciremo mai dal nucleare. Consiste in questo la drammatica singolarità di questi eventi le cui dimensioni fondamentalmente regressive non vengono prese sufficientemente in considerazione.
2 - La contemporaneità di Hiroshima e di Auschwitz non è casuale, condivide i medesimi segreti di famiglia [*2] del capitalismo.
Per comprendere pienamente questo altro crimine contro l'umanità che è stato Auschwitz-Birkenau, bisogna tornare a questa gigantesca falsificazione della storia che soprattutto presenta l'introduzione del capitalismo in Europa, avvenuto alla fine del XVIII secolo, come se si trattasse di un progresso (versione borghese) o di una necessità storica in attesa dell'avvento dell'età doro del socialismo [*3] (versione hegeliana-marxista). Bisognerebbe ugualmente ritornare a quell'altra rottura - rimossa dalla storia della fine del XIX secolo - che è stata l'eugenetica, la quale non solo è stata una teoria largamente accettata, ma che nell'Occidente riformato è stata anche un movimento di massa.
Già nel 1920 [durante la Repubblica di Weimer] era apparso il saggio "Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens" (Il permesso di annientare vite indegne di vita), di Alfred Erich Hoche e Karl Binding. Gli autori parlano di «fardelli viventi» [...]. Ritengono che la debole Germania non si possa più permettere di nutrire quelli che sono «indegni di vivere». L'eutanasia degli «inferiori mentali» non è, secondo loro, né un crimine, né un atto immorale, né una barbarie, bensì un atto legale ed utile [*4].
Precedentemente, nel 2010, ecco quello che diceva Jacques Novicow a proposito dei fondamenti dell'eugenetica: «il darwinismo sociale può essere definito come la dottrina che considera l'omicidio collettivo come il motore del progresso del genere umano» [*5]. Un'intuizione critica che in quel momento non aveva alcuna chance di essere ascoltata. Ora, l'eugenetica dev'essere compresa per quello che è: una trasgressione su larga scala al tabù dell'omicidio, vale a dire di quello che sta alla base di ogni cultura, di ogni vita sociale, di ogni civiltà. Inoltre, circostanza aggravante, questo superamento veniva effettuato sotto gli auspici legittimanti del modo di conoscenza scientifico, cosa che ai nostri giorni viene tuttora negata.
Questo rimettere in discussione le basi della vita sociale non sempre è stata compresa come tale; in primo luogo, in quanto sarebbe troppo imbarazzante riconoscerne le cause, e poi perché tutti gli elementi propizi a un tale tipo di trasgressione persistono ancora oggi, dal momento che si tratta dell'essenza del capitalismo che abbiamo interiorizzato da molto tempo. Questa trasgressione del divieto di omicidio, è lo sfondo di quelli che costituiscono «i segreti di famiglia» della civiltà capitalistica installatasi a partire dalla fine del XIX secolo, è quello che fa sì che siamo entrati nel«l'era dei genocidi»; ma nel momento in cui tutto ciò continua ad essere rimosso, la dimensione profondamente tragica e inestinguibile di Auschwitz continua ad essere fraintesa.
Tutto ciò ci permette allo stesso tempo di affermare che le basi fondamentali del nazismo esistevano già in Germania (ed altrove) trent'anni prima della sua conquista del paese, contrariamente a quelle che sono le affermazioni di Levinas, che ne ha presentato l’avvento come se fosse stato un tuono nel cielo sereno e meraviglioso di un paese di alta cultura. Infine - e non è questa la cosa meno importante - il ricorso alla psicoanalisi può permetterci di comprendere per quali ragioni profonde questo regime ha potuto durare per più di 12 anni; su questo torneremo, in quanto ci consente di cogliere la sindrome nazista nella sua interezza.
3 - La congiunzione di questi due crimini contro l'umanità, negli anni '40, è stata anche il segnale di una rottura storica fondamentale.
Nel gennaio del 2015, i due terzi dei membri del gruppo di lavoro internazionale sull'antropocene hanno firmato un articolo che suggeriva che il primo test nucleare del 16 luglio 1945, avvenuto negli Stati Uniti, era il limite temporale per poter segnare l'inizio di una nuova era a livello stratigrafico. Ma il concetto di Antropocene è una categoria trans-storica che veicola la negazione degli effetti del capitalismo termo-industriale [*6] a partire dal XIX secolo e rimane cieco di fronte al fatto che nel 1945 è stata inaugurata una guerra generalizzata all'essere vivente, di cui anche Auschwitz è stata uno degli avvenimenti che l'annunciava.
Se in questo momento è cominciata una nuova era, ciò è avvenuto sotto gli auspici di una nuova epoca del capitalismo, nel corso della quale per esso è diventato assolutamente necessario erotizzare una morte che è l'alfa e l'omega della sua esistenza. A partire da Marx, si sa che la morte costituisce l'essenza della merce; possiamo solo constatare il fatto che essa ha invaso e unificato nel suo grembo seducente tutto lo spazio sociale. Ad esempio, i prodotti agro-industriali emersi dalla sedicente "rivoluzione verde", che ha ucciso il suolo e che ha avvelenato tutta la catena alimentare, vengono confezionati in maniera lusinghiera, promossi abilmente nei loro spazi espositivi: continuando così a diffondere in tutto il mondo , obesità, diabete ed altre malattie cardiovascolari, senza che questi prodotti vengano messi fondamentalmente in discussione. Un altro esempio, le materie prime che entrano a far parte della composizione dei telefoni cellulari, in particolare le terre rare, l'oro, il tantalo, lo stagno ed il tungsteno vengono estratte in zone di conflitto armato o in condizioni di sfruttamento in maniera così selvaggia che vengono giustamente chiamati «i minerali di sangue». Tutto il ciclo di queste merci, dalla fabbrica cinese alla discarica selvaggia africana, in cui annaspano dei miserabili seminudi, è produttore di una pluralità di patologie e di gravi tossicità. Ma tutto questo non impedisce che queste merci appaiano come altamente desiderabili, ed è il motivo per cui si può parlare oggi di un'erotizzazione della morte, che è diventata così vitale per il capitalismo da farla trasparire sempre più, malgrado la sua confezione. Questa formulazione apparentemente contraddittoria riflette quella che è una Radicalità in Funzione: far sì che la morte divenga l'essenza della vita è anche, se ci riflettiamo, il fondamento più solido della neolingua. Allo stesso tempo riflette «quel poco futuro che contiene il mondo in cui ci troviamo», a meno che...
4 - Le conseguenze di un approccio critico al marxismo e al modo scientifico di conoscenza.
L'analisi del capitalismo svolta in questo libro non ha molto a che vedere con quello che il marxismo ha veicolato per un secolo e mezzo, ma trae il suo punto di vista da «la critica del valore, o Wertkritik» che ha avuto inizio in Germania verso la fine degli anni '80. Nel quadro di quest'analisi, la formula che meglio sintetizza le basi del capitalismo è quella che viene spesso utilizzata da Anselm Jappe: la sua quintessenza risiede nella valorizzazione del valore. Questa immagine astratta e circolare rende assai bene il fatto che il capitalismo desustanzializza ogni cosa, ivi compreso l'essere vivente, al fine di renderlo un'astrazione suscettibile di circolare il più rapidamente possibile. In altre parole, uno dei suoi obiettivi ultimi è quello di fare quanto più possibile dell'essere umano, una variabile di aggiustamento.
Quanto alla logica formale, riduzionista ed oggettivante, all'opera nella costruzione del corpus teorico proprio del modo scientifico di conoscenza, lo riassumiamo dicendo che esso ha come oggetto quello di riflettere il reale, o un campo delimitato del reale, per mezzo di una relazione astratta e commensurabile [*7]. In sé, questa razionalità è intrinsecamente trasgressiva: non c'è niente che possa fermarla, nemmeno la vita, come è stato purtroppo dimostrato dal movimento eugenetico. La clonazione e il trans-umanesimo non sono altro che le sue immagini contemporanee. In quanto esplorazione intima della materia, anche il modo scientifico di conoscenza dev'essere diversificato rispetto a qualsiasi altra tecnica passata, presente o futura. Da questo punto di vista, il termine tecno-scienza, puramente descrittivo, presenta l'enorme inconveniente di vietare la critica di questo modo di conoscenza in quanto tale, e dall'altra parte quello di prestarsi ad erigere la tecnica fino a farla diventare un oggetto socialmente autonomi, cosa che non è mai stata. Parimenti «l'ispezione della natura», che viene attribuita alla tecnica, non fa altro che gravare sulla cosa essenziale, ossia sulla critica di quelli che sono in realtà alla base dei suoi moderni avatar, il modo scientifico di conoscenza ED il capitalismo.
Storicamente, la cristallizzazione del modo scientifico di conoscenza, quello del capitalismo termo-industriale e quello dei moderni Stati-nazione in Occidente sono contemporanei della seconda metà del XIX secolo, ed è questo il motivo per cui abbiamo proposto di chiamarla «tripla alleanza», la quale sarebbe all'origine del fatto sociale totale che costituiva il dominio del capitale alla fine del secolo.
5 - L'isomorfismo strutturale fra modo scientifico di conoscenza e capitalismo.
Ciò che noi chiamiamo isomorfismo strutturale di questi due campi, si riferisce al fatto che il modo scientifico di conoscenza ed il capitalismo perseguono una finalità fondamentalmente identica: si tratta di ridurre il reale ad un'astrazione. In entrambi i casi, questo si traduce in in un'operazione che cosifica il vivente, in un'operazione che può essere sinteticamente tradotta nel modo seguente: la razionalità calcolatrice e trasgressiva che si trova alla base sia del capitalismo che del modo scientifico di conoscenza ha finito per strutturare in profondità quello che è l'immaginario occidentalizzato. Tuttavia, non bisognerebbe credere alla sua immutabilità.
Dal punto di vista teorica, questa caratterizzazione dell'immaginario è in sé una triplice critica del «la ragione calcolante» di Heidegger, che egli riportava all'esercizio cosciente della ragione, veicolo di un cartesianismo che viene presunto essere all'origine di tutti i nostri mali. Senza essere in grado di approfondire questo argomento, segnaliamo di sfuggita che le opere di Copernico, Bruno, Brahé, Keplero, Galileo e Newton sono state, per molteplici ragioni, assai più decisive nella cristallizzazione intellettuale della «modernità» di quanto lo sia stata la filosofia di Cartesio.
6 - Freud, padre della psicoanalisi e figlio del suo tempo.
Da un lato, L'approccio critico della teoria psicoanalitica utilizzato nel libro, ha permesso di mettere da parte tutte le argomentazioni prese in prestito dalla termodinamica, dalla fisica, dalla chimica, dalla fisiologia, in breve da tutti i nuovi domini del modo scientifico di conoscenza della fine del XIX secolo, sui quali Freud si è costantemente basato. Qui mi si lasci solo menzionare il fatto che non c'è nulla di più contraddittorio del fine, dell'approccio e dei mezzi della psicoanalisi, se paragonati a quelli del modo scientifico di conoscenza: l'uno mira all'assunzione del soggetto, l'altra all'estromissione di ogni soggettività. Allora, è facile immaginare come le recenti derive volte a dimostrare scientificamente l'interesse della psicoanalisi siano la testimonianza di un grave smarrimento e persino di un fondamentale smarrimento deontologico. [*8]
D'altra parte, la «pulsione di morte» così com'è stata elaborata negli anni '20 in "Al di là del principio di piacere" si è rivelata come una categoria trans-storica che non ha alcuna consistenza teorica e che dev'essere considerata come una condensazione/dislocazione degli effetti dei segreti di famiglia del capitalismo occidentale che, fra il 1914 ed il 1918, ha assunto le dimensioni che conosciamo. Sotto un'altra forma, questa carenza la si ritrova ne "Il disagio della civiltà", nel 1929: il capitalismo continua ad essere ignorato, e questo perché purtroppo Freud non riuscì a cogliere tutta l'essenza patologica e mortifera di questa nuova civiltà. Aggiungiamo che ciò avrebbe sicuramente contribuito ad evitare il declino del campo psicoanalitico al quale stiamo assistendo, purtroppo, da due o tre decenni.
Infine, basarsi sull'universalità della proibizione dell'incesto per trarne la conclusione dell'esistenza di una «natura umana» immutabile nel tempo, sarebbe un errore di portata identica a quella precedente ed invaliderebbe tutto il contributo freudiano all'analisi degli attuali sviluppi del capitalismo. Per esempio, l'immaginario di un contadino del XVIII secolo non ha granché a vedere con quello di un dirigente parigino di oggi simile a quello delineato precedentemente. Vedremo come una simile questione sia politicamente decisiva.
7 - Rivisitare la problematica feticizzante che è alla base della storia dell'Occidente.
La grande trasformazione dell'Occidente è stata mascherata da parte dei sostenitori del capitalismo poiché in realtà si trattava di un disastro paragonabile a quello provocato in Africa o altrove dall'irrompere della colonizzazione: uno smembramento violento di tutte le forme organiche dell'esistenza, della cultura e delle istituzioni fondamentali preesistenti. Inoltre, la sua connessione con l'Illuminismo, nel 1789, gli avrebbe permesso di vestirsi degli abiti di una rivoluzione, di un progresso democratico e di una razionalità che veniva rivendicata come indipendente da qualsiasi riferimento religioso. Immaginate per un momento che questi tre avvenimenti non fossero stati contemporanei: si sarebbe parlato, per esempio, così facilmente di "rivoluzione" industriale?
Tutto questo richiede evidentemente un nuovo esame di tutte le forme di resistenza che sono stata descritte come romanticismo o, successivamente, come «critica artistica»; come si sa, il colonizzato purtroppo si impegna perfino a negare o a giustificare la sua propria colonizzazione, cosa cui si potrebbe non credere: l'utilizzo dell'anglo-americano, nei colloqui, è lì a dimostrarlo. Ma ancora di più, va totalmente rivisto tutto quello che troppo frettolosamente è stato etichettato come passatista o come reazionario: continuare a credere, ad esempio, che ogni scoperta scientifica, o qualsiasi invenzione tecnica non comportino alcuna perdita in umanità o alcun detrimento, significa continuare ad essere prigionieri dell'ideologia progressista, che è la punta di lancia del capitalismo. Un solo esempio: la conquista della luna da parte degli Stati Uniti è stata definita, a partire dal 1969, come un «un piccolo passo per l'uomo, ma un passo da gigante per l'umanità». Quello che da mezzo secolo nessuno vuole vedere, è che a ciascuna missione Apollo venivano rilasciati alcuni chilogrammi di Plutonio 238, facendo del nostro satellite una discarica nucleare. Esiste una visione più feticistica di quella della modernità conquistatrice?
Ma questa introduzione del capitalismo termo-industriale non è avvenuta nemmeno come un tuono esploso in un cielo sereno: oggi noi sappiamo che a partire dal XIII secolo, in Occidente sono apparsi diversi elementi che si riveleranno decisivi. Pensiamo al ruolo determinante dei monasteri nell'organizzazione del lavoro, nel diffondersi delle tecniche agricole e nella misurazione del tempo; pensiamo all'avvento della città-Stato o all'invenzione delle cambiali e delle banche in alcune città italiane; pensiamo alla guerra dei cent'anni, alla creazione degli eserciti di mestiere con le loro armi da fuoco, che ha reso necessaria un innalzamento massiccio delle tasse e l'inizio di un'industria metallurgica, ecc..
Inoltre, la disciplina storica che si è cristallizzata nel XIX secolo è stata presa a modello nella costruzione degli Stati-nazione moderni, che l'hanno strumentalizzata a loro vantaggio, com'è stato ben illustrato da Shlomo Sand in uno dei suoi ultimi libri. Tutto questo ci permette di comprendere come ci troviamo agli antipodi della visione idealista che alla base dei nostri problemi porrebbe una «metafisica occidentale» iniziata con Cartesio, come suggerisce Heidegger.
8 - Analizzare gli sconvolgimenti antropologici causati dal collasso delle società capitalistiche.
Se si accetta la tesi secondo cui nel 1945 il capitalismo ha oltrepassato un nuovo (e ultimo?) punto nella dinamica mortifera che porta il modo verso la sua rovina, allora non è più auspicabile continuare ad aspettare che questo mondo vada in pezzi da sé solo, ed ancor meno sperarlo, per quanto ci si basi sulla ragione deduttiva; in termini filosofici, la negazione della negazione è diventata obsoleta. Ogni visione storica di tipo dialettico-hegeliano si trova così ad essere definitivamente confutata in quanto, per dirlo in un altro modo, laddove cresce un nuovo pericolo, non cresce più ciò che salva. Ragion per cui è diventato del tutto inutile aspettarsi dal capitalismo una «distruzione creatrice» - esce così di scena anche Schumpeter - oppure credere che la sua caduta possa diventare la base di un'altra sintesi sociale, qualunque esso sia il nome che gli viene dato. La questione diventata di urgente attualità, è quella di immaginare come opporvisi, come fare a fermarla il più rapidamente possibile, sapendo che la resistenza che opporrà sarà violenta.
Il collasso profondo delle società capitalistiche si traduce in molteplici rinunce all'eredità, in particolare da parte della gioventù che è affascinata dallo scintillio degli schermi del Web. Credere che il pensiero teorico possa metterci al riparo da tutte queste sudditanze è un'illusione; questo porta ad una posizione avanguardistica che, per di più, impedisce di analizzare in profondità l'intimità e la novità delle sudditanze postmoderne, vale a dire attuali. Ad esempio, è importante capire come e perché la radicalizzazione davanti ad uno schermo conduca ad una dissociazione, ad una scissione in grado di produrre dei killer [*9] di ogni tipo. Va detto che la vacuità del soggetto neoliberale e del suo mondo, la generalizzazione della guerra di tutti contro tutti come norma comportamentale, l'assenza di ideali, di ogni spiritualità e sovente di ogni capacità di sublimazione, lascia solo un'alternativa rispetto a quello che è il fascino spettrale del monitor: il passaggio all'azione violenta [*10]. Questo genere di itinerario non è solo il percorso inverso rispetto ad un'impotenza e ad una desocializzazione organizzata, ma è anche il segno di un «disinnesco del desiderio», un'emozione che richiede sempre più eccitanti per curare con dei palliativi questa disaffezione vitale e l'abissale approfondirsi della solitudine che ne consegue.
Inoltre, il pensiero viene disattivato da un maelstrom mediatico che viene continuamente trasmesso negli occhi, nelle orecchie, nei cervelli e nell'insieme dei corpi. Il linguaggio viene ad essere sistematicamente impoverito (sia nelle risorse lessicali che in quelle sintattiche), cosa che diminuisce la possibilità di costruirsi un giudizio libero e critico; la strada dell'intelletto, della comprensione, dell'analisi viene quindi preclusa; in questo modo, quel che viene neutralizzata è la possibilità di agire per modificare le condizioni di esistenza. Da questo punto di vista, diventa urgente riprendere i termini della discussione, rettificare le assurdità, mettere a nudo le ingiunzioni subliminali, ecc..
Ma tutto ciò va ben oltre il solo regno dell'intelletto, in quanto ci sono dei dispositivi panoptici di dominio [*11] sostenuti dal totalitarismo democratico [*12] in quanto forma di governo entrata in sinergia con la miserabile circolarità delle ragioni di vivere [*13] che funzionano a pieno regime al fine di perpetuare a qualsiasi costo quel che il regno della merce e quello del capitale, nel mare mediatico-politico, chiamano «crescita». Questi imperi hanno assunto delle nuove dimensioni disastrose e patologiche, e l'erotizzazione della morte serve ad offrire una compensazione a livello palliativo, mentre l'immaginario razionale-calcolatore e trasgressivo espelle dal campo della coscienza qualsiasi riflessione etica o politica a favore della glorificazione di un «self-made man» super efficiente. Di conseguenza, sono diventate identificabili quelle che sono delle regressioni nel modo di comportarsi, di vivere, di pensare, di immaginare, e la cosa equivale a dire che stanno avendo luogo degli sconvolgimenti antropologici. Ed essi sono la misura dei disastri che il il capitalismo ha approntato per noi.
9 - Il difficile compito della critica radicale: storicizzare e politicizzare la morte di fronte alla sua erotizzazione.
Se nel corso degli ultimi due secoli trascorsi in Occidente, è emersa un nuova economia psichica degli uomini, diventa allora cruciale esaminare in che modo essa sia il sottoprodotto di quest'epoca storica, e più precisamente in che modo essa partecipi oggi della continuità violenta e patologica di un tale ordine. In altre parole, per poter scoprire dove si formano le adesioni a quest'ordine e come se ne allontanano in maniera radicale, al fine di evitare i disastri che si annunciano, bisogna fondare un'antropologia politica dell'Uomo «postmoderno».
Una cosa è certa: per cogliere l'essenziale, l'analisi critica deve aggredire la morte che il capitalismo veicola su una scala inedita e ad un grado parossistico. Questa situazione già difficile di per sé ha come altra conseguenza quella di trasformare i critici radicali in «portatori di segreti» [*14]; d'altra parte, questo ha come effetto quello di bandire da ogni sfera sociale gli autori e propagatori della cretica sociale, man mano che il totalitarismo democratico lascia sempre meno spazio alle dissidenze. Comprenderlo, permetterebbe di non contribuire alla repressione generale di cui il capitale ha bisogno nella sua marcia in avanti verso il disastro finale. In altre parole, uno degli assi della critica radicale consiste nello smettere di rifiutare ciò che è problematico.
Abbiamo anche parlato della questione del posto che ha l'immaginario attuale che si trova in risonanza con il capitalismo in quanto si trova ad essere maggiormente strutturato dalla razionalità calcolatrice e trasgressiva. Ma chi ha vissuto eventi storici sa che questo immaginario può capovolgersi assai rapidamente quando non è più possibile vivere come si viveva prima, vale a dire allorché i meccanismi politici, economici ed ideologici abituali sono bloccati.
È qui che si trova un enorme potenziale di destituzione del capitalismo, ed è questa la ragione per cui il posto dell'immaginario è centrale nella critica radicale del capitalismo. Ma perché ciò avvenga, bisogna far sì che il vecchio mondo venga materialmente fermato nella sua folle corsa verso l'abisso. E questo può essere l'inizio di un'esperienza davvero straordinaria che consiste nel constatare quotidianamente che non solo è possibile in maniera diversa, ma che, inoltre, il gusto della vita ritorna come se fosse stato da sempre inscritto dentro di noi. E constatare anche, al culmine della sorpresa, che anche per gli altri avviene la stessa cosa. È quello che si poteva leggere negli occhi luminosi dei passanti di tutte le età che camminano per place della République in aprile e maggio 2016.
Ecco perché - se si afferra il posto fondamentale che ha l'immaginario in tutti gli esseri umani - la «Grand Soir» resterà sempre un punto di passaggio obbligato, ma contrariamente a quanti ne sostengono l'obsolescenza, sottolineando giustamente la sua feticizzazione passata, bisognerà mantenerne accesa la fiamma per anni, dal momento che destituire un sistema che è stato interiorizzato per qualche secolo non sarà certo questione di una sola notte. L'immaginazione sarà ancora rilevante per molto tempo, soprattutto perché sarà complicato ricostruire su un terreno fatto di rovine velenose lasciateci in eredità.
In attesa di far questo, opporsi in maniera radicale a questa corsa verso l'abisso rimane il solo modo per rimanere umani giorno dopo giorno.
- Jean-Marc Royer - Pubblicato il 29/1/2018 su Divergences2 -
NOTE:
[*1] - Senza contare il numero dei paesi che sono stati bombardati, né quelli dei loro interventi armati.
[*2] - Un concetto preso in prestito dalla psicoanalisi, al fine di illustrare fino a che punto siano profonde le rimozioni operate dalla storiografia occidentale, che così continuano ad oscurare la realtà politica agli occhi delle attuali generazioni.
[*3] - Si veda a questo proposito Karl Polanyi, "La Grande Trasformazione". Il marxismo volgare (del quale è nota la considerazione in cui tiene i contadini) ha largamente contribuito a nascondere questo fatto storico, nella misura in cui è stato semplicemente considerato come il passaggio da un modo di produzione ad un altro, inscritto nella "marcia della Storia".
[*4] - S.Korzilius, « “Évolutiondelathématiquedes" “asociaux" dans la discussion sur le droit pénal pendant la République de Weimar ». A tal proposito si può leggere anche André Pichot, La Société pure. De Darwin à Hitler, Paris, Flammarion », 2009.
[*5] - Ne "La critique du darwinisme social", Paris, Alcan, 1910. È stato André Pichot che ha attratto l'attenzione su Jacques Novicow (1849-1912).
[*6] - Termine preso in prestito da Alain Gras (Le Choix du feu, Paris, Fayard, 2007) che mira a qualificare il momento in vui l'utilizzo delle "energie rinnovabili" (acqua, vento, trazione animale) passa all'uso massiccio di "risorse fossili" (carbone, poi petrolio).
[*7] - Per un'analisi più approfondita, possiamo rimandare solo al nostro precedente libro, "La science, creuset de l’inhumanité. Décoloniser l’imaginaire occidental", Paris, L’Harmattan 2012, e ad Olivier Rey, "Itinéraire de l’égarement. Du rôle de la science dans l’absurdité contemporaine", Paris, Le Seuil, 2003; François Lurçat, La Science suicidaire, Paris, François-Xavier de Guibert, 1999 et L’Autorité de la science, Paris, Cerf, 1995 ; Michel Henry, La Barbarie, Paris, PUF, 1987 et au n° 15 de la revue Entropia (automne 2013).
[*8] - Perciò, il lettore comprenderà che non c'è niente di più contraddittorio del termine di "scienze umane". Allo stesso modo, la famoda "rottura epistemologica" althusseriana del 1965, che avrebbe dovuto fondare la scientificità dell'opera di Marx dopo il 1845, è stata, da ogni punto di vista, un gigantesco binario teorico, filosofico e politico nel quale una parte della gioventù (soprattutto maoista) è stata dirottata.
[*9] - Un sostantivo valorizzante rispetto al mondo dell'impresa, e che ha 30 anni e proviene dagli Stati Uniti.
[*10] - Cosa c'è di così sorprendente nel fatto che i veicoli vengano ora usati come armi?
[*11] - Qualcosa che, in un modo o nell'altro, ha la "capacità di catturare, orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare, e rendere sicuri i gesti, i comportamenti, le opinioni ed i discorsi degli esseri viventi".
[*12] - Quello che contiste nell'utilizzare mezzi democr<atici contro la democrazia, i mezzi del diritto contro il diritto, la cosiddetta creatività finanziaria e fiscale usata per dissimulare le malversazioni finanziarie e fiscali, o le procedure giudiziarie contro coloro che mettono in guardia.
[*13] - Produrre in cambio di un salario, il quale permette di vivere consumando le merci prodotte in cambio di un salario...
[*14] - Allusione ai "SonderKommandos", i quali dovevano trasportate i cadaveri dalle camere a gas ai forni crematori, e a cui era proibito parlare. Soprattutto veniva loro vietato di utilizzare un vocabolario che potesse richiamare, in un modo o nell'altro, la morte.
fonte: DIVERGENCES 2 - Revue libertaire internationale en ligne
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