lunedì 29 marzo 2021

La "password" è: Beckett

Nella famosa conferenza di Foucault, Che cos'è un Autore?, tenuta nel febbraio del 1969 presso la Società francese di Filosofia, fin dall'inizio non solo viene posta  la relazione tra letteratura e filosofia, ma anche la tensione permanente esistente tra il detto e lo scritto, tra il visivo e l'uditivo. Foucault cita Beckett senza menzionarne il nome, ne «parla» la citazione senza indicare in alcun modo quelle virgolette che, graficamente, arrivano e indicano la citazione, il sovrapporsi della voce del filosofo alla frase dello scrittore. (Che importa chi è che parla? - è ciò che noi sentiamo dire da Foucault, o meglio «Qu’importe qui parle?», mentre nella versione scritta appaiono le virgolette senza che il nome di Beckett venga menzionato).

La frase di Beckett, può essere trovata in uno dei testi sparsi che sono stati riuniti nel volume "Novelle e testi per nulla", pubblicato da Einaudi nel 1967. Il libro contiene il racconto L'Expulsé, scritta in francese nel 1946 e pubblicato sulla rivista Fontaine (n° 57, dic.1946-gen.1947); il racconto Le Calmant, sempre dello stesso periodo, e anche il racconto La Fin, del 1945, che precedentemente era apparso, in versione mutila e con un altro titolo (Suite), sul numero del 10/7/1946 di Les Temps Modernes. La seconda parte del libro - "Textes pou rien", da cui deriva la frase che viene usata da Foucault - contiene 13 brevi testi scritti in francese da Beckett nel 1950 (alcuni vennero pubblicati su Les Lettres Nouvelles, nel maggio del 1953, altri sulla rivista Monde Noveau, nel maggio-giugno 1955.

Andando avanti nella sua conferenza, ben dopo l'apertura nella quale non appaiono le virgolette, Foucault ritorna sulla frase di Beckett, menzionando qui però anche il suo nome ed ampliando la frase stessa, riportandone anche quella che era la sua seconda parte: «Per il tema da cui vorrei partire, prendo in prestito la formulazione che ne dà Beckett, "Qu’importe qui parle, quelqu’un a dit qu’importe qui parle". In questa indifferenza, credo si debba riconoscere uno dei principi etici fondamentali della scrittura contemporanea.» L'apertura della conferenza è la celebrazione della riflessione che viene esposta: un nome viene nascosto, però rimane evocato nei suoi riferimenti fino a quando non viene recuperato - in una sorta di ritornello, per dirla con Deleuze - per poi essere ampliato, posizionato come una specie di password, di parola chiave in grado di dare accesso «a uno de principi etici fondamentali della scrittura contemporanea».

fonte: Um túnel no fim da luz

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