« Il 18 marzo 1871, furono le donne a decidere l'esito della giornata, rivolte ai soldati, esortandoli a rifiutarsi di far fuoco e a fraternizzare con la popolazione. Per tutto il tempo in cui visse la Comune, un numero impressionante di donne prese parte a quell'incendio sociale. Fu per tale motivo che contro di esse vennero diffuse numerose calunnie, menzogne, libelli diffamatori; e si raccontarono leggende assurde sul loro conto. Sono state infangate, infamate, marchiate a fuoco; il che è un segno chiaro e lampante della loro attiva partecipazione alla Rivoluzione del 18 marzo. Sono state trattate come femmine, lupe, arpie, ladre, ubriacone e bevitrici di sangue. Si sono viste affibbiata un'immagine che le dipingeva a partire dai loro "peggiori istinti" e da una "reputazione detestabile". Veniva raccontato che avessero fatto bere ai soldati del liquore avvelenato. Veniva narrato che, armate di archi incendiari - disegnati da Edouard Vaillant - con frecce imbevute di liquido infiammabile, le quali venivano scagliate nei seminterrati e nelle cantine, in modo che la minima scintilla potesse appiccare un incendio. Venne anche attribuito loro, come missione speciale, l'Incendio di Parigi, facilitato dal petrolio convertito in "liquido diabolico" dai membri della Comune.»
(Maurice Dommanget, 1923).
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