Al concetto di collasso, il quale depoliticizza il problema postulando una traiettoria unica e predefinita, viene opposto quello di "capovolgimento", che ci consente di fare spazio alla crescente imprevedibilità del nostro tempo, e al ruolo centrale svolto dalla mobilitazione politica. Infatti - sullo sfondo di una crisi sistemica del capitalismo, di certo prodotta dalle "contraddizioni" ambientali che devastano il pianeta, ma anche dalle tensioni interne tra un capitalismo fossile e un capitalismo tecno-"ecologico" - si produrranno dei capovolgimenti in tempi relativamente brevi. A partire da questa base analitica, il libro abbozza diversi scenari, in questa fase tutti perfettamente plausibili. Tra di loro, ce n'è uno che in particolare riesce a richiamare la nostra attenzione: quello di un'apertura verso dei possibili sinonimi di considerevoli capovolgimenti sociali e di civiltà che ci porterebbero ad impegnarci in dei modi di vivere che sfuggono alla logica del sistema-mondo capitalistico. E che ci porrebbe di fronte a delle domande fondamentali: quale potrebbe essere un assetto della produzione che rinuncia alla centralità delle determinazioni economiche? Quale potrebbe essere una politiche che privilegia l'autogoverno popolare e presuppone una ri-localizzazione comunitaria? Come possiamo fare per stabilire delle nuove relazioni con i non umani che pongano fine al nostro straniamento dai viventi, senza tuttavia dissolvere completamente il concetto di umanità? E quali strade intraprendere per poter far crescere tali possibilità? Tutte domande alle quali Jérôme Baschet - con erudizione, chiarezza e libertà di pensiero straordinarie - abbozza delle risposte che sono allo stesso tempo sia plausibili e documentate che desiderabili.
(dal risvolto di copertina di: "Basculements. Mondes émergents, possibles désirables", di Jérôme BASCHET. La Découverte)
Covid-19, una malattia del "Capitalocene"?
I coronavirus sono degli "zoonosi", vale a dire delle malattie che vengono trasmesse agli uomini dagli animali. Per Jérôme Baschet, tali trasmissioni sono il risultato dello sfruttamento e della distruzione dell'ambiente da parte dell'uomo, messo in atto a partire da una logica capitalistica, e quindi sono delle malattie del "capitalocene". Di fronte al moltiplicarsi delle crisi legate alla condizione planetaria - di cui i coronavirus sono solo un assaggio - alcuni temono che prossimamente possa aver luogo un collasso. Nel suo libro "Basculements. Mondes émergents, possibles désirables" (La Découverte, 2021), Jérôme Baschet respinge quest'idea di collasso, da lui considerata eccessivamente politicizzata e deresponsabilizzante, e preferisce indagare, per il nostro avvenire, quelli che potrebbero essere i mutamenti possibili.
«Il ritorno alla normalità sarebbe un ritorno alle medesime condizioni che ci hanno portato a questa epidemia, e significherebbe perciò preparare la prossima epidemia. Siamo entrati nell'era delle pandemie, ed esse saranno sempre più mortifere e produrranno dei danni economici sempre più ingenti. Ciò perché noi, gli esseri umani, abbiamo dichiarato guerra a tutto ciò che è vivente fin dall'indomani della seconda guerra mondiale, con la distruzione generale degli ecosistemi, con il crollo della biodiversità, e attraverso tutto ciò che causa queste zoonosi.» (Jérôme Baschet)
«L'idea di collasso lanciata dai collapsologi, tende a voler suggerire un unico scenario, come se si trattasse di un edificio che collassa su sé stesso; un fenomeno spontaneo in cui tutto va in un'unica direzione. A mio avviso, ciò che noi stiamo attraversando è una crisi sistemica nella quale i fattori di crisi continuano a rafforzarsi: e questo crea altri fattori di instabilità. Si assiste pertanto a una successione di eventi imprevedibili: per così dire, ci sono come delle placche tettoniche assai instabili, che si muovono seguendo una molteplicità di direzioni e di scenari possibili, i quali non possono essere definiti in anticipo. Dobbiamo fare maggior spazio all'incertezza e all'instabilità. È questo che cerco di comprendere nel concetto di "basculements" ["capovolgimenti"].» (Jérôme Baschet)
Per Jérôme Baschet, storico e specialista dei movimenti zapatisti messicani, la crisi del coronavirus è di fatto una crisi del capitalismo: il virus che l'ha causata è probabilmente legato all'agricoltura intensiva, all'espansione dell'urbanizzazione e alla deforestazione; e si è diffuso grazie all'intensificarsi degli scambi aerei e all'aumento della globalizzazione dei flussi. Lo storico insiste altresì sulla qualità sindemica - e non pandemica - del virus del Covid-19: i suoi effetti si sommano e si coniugano con i fattori di comorbidità frequenti e diffusi nei nostri stili di vita capitalistica (sovrappeso, diabete, ipertensione, ecc.). Il cocnetto di sindemia permette di sottolineare il carattere eminentemente patogeno dei modi di vivere di alimentarsi in regime capitalista, e spinge Baschet a mettere in evidenza la pericolosità di un virus assai più mortifero di quanto lo sia la SARS-Cov-2: il capitalismo stesso.
«Si tratta della logica di un'economia spinta da una compulsione produttivistica e di crescita, che costituisce il suo imperativo categorico che crea delle distruzioni accelerate dell'equilibrio della vita, e che è la causa di queste pandemie.» (Jérôme Baschet)
«Il concetto di Antropocene ci permette di dimostrare che siamo entrati un una nuova era geologica, nella quale l'azione dell'uomo modifica in maniera globale il sistema Terra. È innegabile che sono stati gli esseri umani ad aver provocato questa trasformazione. Ma possiamo veramente dire che è la specie umana in quanto tale ad aver causato questa trasformazione? No, in realtà si tratta i un sistema economico specifico, incentrato sullo sfruttamento delle risorse naturali, e animato da una compulsione produttivistica che si chiama sistema capitalista.» (Jérôme Baschet)
Senza cedere all'idea secondo la quale la crisi del coronavirus avrebbe consentito di imporre una dittatura biopolitica, Jérôme Baschet sottolinea l'importanza di ripensare il funzionamento delle nostre esistenze politiche, e indirizzarsi verso un'esistenza comunitaria tra gli esseri umani, ma senza dimenticare la nostra responsabilità nei confronti delle altre specie animali.
«Il significato profondo dell'epidemia è quello di renderci consapevoli , di farci capire che siamo entrati in questa fase, quella dell'antropocene o capitalocene. È il momento storico in cui noi, quasi tutti gli esseri umani, abbiamo percepito di essere entrati in quest'epoca di catastrofi provocate dall'azione dell'uomo.» (Jérôme Baschet)
«Stiamo assistendo all'emergere di mondi comunitari: i mondi dell'autogoverno popolare. Gli individui stessi, nei loro spazi locali, prendono in mano il proprio destino e scelgono il modo di governo che corrisponda al loro proprio desiderio di una buona vita.» (Jérôme Baschet)
Articolo apparso su France Culture del 22/3/21
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