Arrivando in Brasile nel novembre del 1936, Ernst Jünger si propone come se fosse un decifratore di segni: arriva assumendosi il compito di passare in rassegna, in maniera esaustiva, tutto ciò che vede, legge e sperimenta. Il primo campo di sperimentazione - e non poteva essere diversamente - è il cielo ("il dominio del cacciatore celeste", per dirla con Roberto Calasso): «Ho visto per la prima volta la Croce del Sud e ho dovuto concordare con l’opinione della maggior parte dei viaggiatori secondo cui questa costellazione non può affatto competere con quelle dei nostri cieli settentrionali. In particolare le due supreme luci dell’Orsa Maggiore e di Orione non hanno eguali nel cosmo stellato.» ("Traversata atlantica", Guanda).
L'occhio del decifratore di segni incontra un ambiente nuovo, che aveva visto solo nei libri, e la differenza è evidente: «Provai il desiderio di avere un binocolo per decifrare la ricchezza di foglie e fiori che prosperavano sui tronchi e sui rami ampiamente distesi.», scrive Jünger il 17 novembre 1936, a Santos, lamentandosi della limitatezza dei suoi sensi, ed esaltando la superiorità di una protesi (egli aveva già trattato l'argomento a bordo, il quinto giorno: «La smania di fare fotografie e filmini che aveva la compagnia dei viaggiatori affacciata al parapetto ha raggiunto il culmine negli istanti in cui la nave avanzava molto vicina alla riva, quasi sfiorandola. In questo intervallo di tempo, che dovrebbe essere dedicato al perfetto sposalizio dell’occhio con le cose, l’essere umano si dedica a una simile cattura di sagome e all’apparecchiatura che essa richiede. In tal modo egli meccanicizza i ricordi.»).
Questo meccanizza la memoria, scrive Jünger nei suoi commenti riguardo alla relazione esistente tra l'occhio e la protesi, condensando così, nel proprio percorso della decifrazione dei segni, tanto i disparati percorsi di Walter Benjamin (il quale scrive proprio allora il suo famoso saggio sulle "teorie del fascismo tedesco" proprio a partire da Jünger) quanto quelli di Martin Heidegger (la corrispondenza pubblicata tra Jünger e Heidegger copre il periodo dal 1949 al 1975; inoltre, Heidegger partecipa a un volume in omaggio a Jünger nel 1955). È formidabile il modo in cui Jünger rappresenti questa sua triangolazione con Benjamin e Heidegger ("essere" e "tempo" vengono attraversati e sono avvicinati per mezzo della tecnica, dalla protesi, dal dispositivo), facendolo a partire da un punto estremo, da un punto extra-atlantico, latinoamericano.
fonte: Um túnel no fim da luz
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