martedì 24 gennaio 2023

Policrisi !?!!

Policrisi e depressione nel XXI secolo
- di Michael Roberts -

In questo momento, la parola d'ordine della sinistra è "Policrisi". Il termine vuole esprimere l'incontro e l'intreccio di diverse e più crisi: economica (inflazione e recessione), ambientale (climatica e pandemica) e geopolitica (guerra e conflitti internazionali). Infatti, avevo già avanzato un'idea simile all'inizio dell'anno scorso. Pertanto, non sorprende affatto che l'ultimo "Human Development Report (HDR)" delle Nazioni Unite sia così sconvolgente.  Secondo tale HDR, il mondo si trova peggio di quanto sia mai stato in qualsiasi altro momento della storia moderna, a partire da ancor prima della Prima Guerra Mondiale. L'HDR ha analizzato i trend linguistici di quelli che sono stati libri degli ultimi 125 anni; rilevando in tal modo un forte aumento delle espressioni che riflettono delle «distorsioni cognitive associate alla depressione e ad altre forme di disturbo mentale». Negli ultimi vent'anni è stata registrata un'impennata relativa al linguaggio che riflette una percezione eccessivamente negativa del mondo e del suo futuro. Infatti, i livelli di angoscia odierni sono senza precedenti, e superano quelli della Grande Depressione e di entrambe le guerre mondiali.

Appare essere rivelatore di questa situazione, anche il fatto che le opinioni negative sul mondo abbiano cominciato ad aumentare verso la fine del secolo, ancor prima della Grande Recessione.  Tale impennata coincide con la mia intuizione economica secondo la quale le principali economie mondiali sono entrate in quella che io chiamo una nuova Lunga Depressione: la terza nella storia del capitalismo moderno, dopo la depressione del 1873-95 e dopo la Grande Depressione degli anni Trenta. L'intensità delle opinioni negative circa le prospettive dell'umanità non è mai stata così alta; assai più alta di quanto lo sia stata  anche in una delle due guerre mondiali del XX secolo. Ci troviamo in una situazione di depressione economica, nella quale i redditi reali ristagnano, o addirittura diminuiscono, la povertà aumenta e le disuguaglianze si accentuano, e dove mancano gli investimenti per stimolare le forze produttive e per risolvere il disastro ambientale che sta travolgendo il mondo. E invece di una cooperazione globale da parte dei governi per risolvere questa "Policrisi", vediamo l'incrementarsi di un crescente conflitto tra le nazioni, sia economico che militare. Achim Steiner, Amministratore del "Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite", ha presentato l'HDR 2022.  Ecco come l'ha introdotto: «Viviamo in tempi incerti. La pandemia di Covid-19, giunta al suo terzo anno, continua a generare nuove varianti. La guerra in Ucraina si ripercuote in tutto il mondo, causando immense sofferenze umane, tra cui una crisi del costo della vita. I disastri climatici ed ecologici minacciano quotidianamente il mondo». Egli ha poi proseguito: «Gli elementi di incertezza si stanno accumulando, e interagiscono tra di loro per sconvolgere le nostre vite in modi senza precedenti. Le persone avevano già affrontato malattie, guerre e disastri ambientali in passato. Ma la confluenza di pressioni planetarie destabilizzanti, insieme a disuguaglianze crescenti, e alle radicali trasformazioni sociali attuate al fine di alleviare tali pressioni che si sonio accompagnate a una polarizzazione diffusa, rappresentano delle nuove, complesse e interagenti fonti di incertezza per il mondo e per tutti coloro che lo abitano». «In ogni parte del mondo, le persone ci stanno dicendo che si sentono sempre più insicure». Sei persone su sette, in tutto il mondo, affermano di sentirsi insicure riguardo a molti aspetti della loro vita, e questo anche prima della pandemia di Covid-19.  E queste sono le conseguenze politiche: «Allora, come stupirsi che, sotto la tensione della polarizzazione, dell'estremismo politico e della demagogia - il tutto sovralimentato dai social media, dall'intelligenza artificiale e da altre potenti tecnologie - molte nazioni stiano ora scricchiolando?» Steiner ha evidenziato come «in maniera sorprendente - sulla scia della pandemia di Covid-19 - per la prima volta il valore dell'Indice di Sviluppo Umano globale è diminuito per due anni di fila».

Il declino globale dell'HDI lo ha riportato al periodo appena successivo all'adozione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e dell'Accordo di Parigi! Pertanto, nessun progresso. Ogni anno ci sono alcuni Paesi, pochi, che registrano dei cali nei loro rispettivi valori dell'HDI. Ma nel 2020 o nel 2021, la percentuale dei Paesi che ha visto diminuire il proprio valore HDI, corrisponde a ben il 90%, superando così di gran lunga il numero di quelli che hanno subito un'inversione di tendenza in seguito alla crisi finanziaria globale. L'anno scorso è stata registrata una certa ripresa a livello globale, ma tuttavia parziale e disomogenea: la maggior parte dei Paesi con un HDI molto alto ha registrato dei miglioramenti, mentre la maggior parte degli altri ha subito continui cali.

A causa della pandemia di COVID, sono state perse almeno 15 milioni di «vite non necessarie», soprattutto nei Paesi a basso e a medio reddito. Ma anche negli Stati Uniti l'aspettativa di vita è scesa fino a raggiungere il livello più basso degli ultimi 26 anni.  Infatti, l'aspettativa di vita degli Stati Uniti ora si trova a essere inferiore a quella della Cina!

Per combattere il COVID, sono stati sviluppati in tempi rapidissimi dei nuovi vaccini - tra cui alcuni basati su una tecnologia rivoluzionaria - che in un anno hanno permesso di salvare circa 20 milioni di vite.  Ma i più poveri del mondo, a causa delle forti disparità di accesso ai vaccini, hanno ricevuto il minor supporto medico. «La pandemia finito per essere un doloroso promemoria che ci ricorda come le rotture relative alla fiducia e alla cooperazione - sia tra le nazioni che all'interno di esse - limitino insensatamente ciò che possiamo ottenere insieme».

Il COVID non è scomparso, ma i governi e le persone hanno deciso di convivere (e morire) con esso. Le conseguenze rimangono, e addirittura si aggravano. Ora, miliardi di persone si trovano a dover affrontare quella che, per l'ultima generazione, è la più grande crisi del costo della vita. Le persone sono già alle prese con l'insicurezza alimentare, dovuta in gran parte alle disuguaglianze, in termini di ricchezza e di potere, che determinano i diritti al cibo. Rimangono i problemi legati ai blocchi della catena di approvvigionamento globale, che contribuiscono all'aumento dell'inflazione in tutti i Paesi, a tassi che non si vedevano da decenni. Per quanto riguarda il clima, l'HDR ci ricorda come negli ultimi anni in tutto il mondo siano aumentate le temperature record, gli incendi e le tempeste. L'ultimo rapporto del "International Panel on Climate Change" è una sorta di «codice rosso per l'umanità». In sostanza, con il progredire della scienza, i modelli climatici prevedono - sempre con maggiore precisione rispetto al passato- un maggior numero di disastri. «La crisi climatica avanza, insieme ad altri cambiamenti a livello planetario provocati dall'Antropocene».  Il collasso della biodiversità è uno di questi. Più di 1 milione di specie vegetali e animali rischiano l'estinzione. «Ancor meno abbiamo idea di come vivere in un mondo senza, ad esempio, un'abbondanza di insetti. Cosa questa che non avviene da circa 500 milioni di anni, allorché sono apparse nel mondo le prime piante terrestri. Non è una coincidenza. Senza un'abbondanza di insetti impollinatori, dobbiamo affrontare l'incredibile sfida di dover coltivare cibo e altri prodotti agricoli su larga scala». La Policrisi si ripercuote sul benessere mentale dell'umanità, e lo fa attraverso eventi traumatici, malattie fisiche, ansia climatica generale e insicurezza alimentare. «Gli effetti di questi eventi, in particolare sui bambini, sono profondi e alterano lo sviluppo del cervello e del corpo, soprattutto nelle famiglie che si trovano ai livelli sociali più bassi, riducendo potenzialmente i risultati che i bambini potranno poi raggiungere nella vita».  Le disuguaglianze nello sviluppo umano si perpetuano attraverso le generazioni; «non è difficile vedere il modo in cui la confluenza di disagio mentale, disuguaglianza e insicurezza fomenti un ciclo intergenerazionale altrettanto dannoso che influenza lo sviluppo umano». Con la depressione economica e il disastro ecologico, arrivano anche l'incertezza, l'insicurezza e la polarizzazione politica. Un gran numero di persone si sente frustrato ed estraneo ai propri sistemi politici. Anche i conflitti armati sono in aumento. Per la prima volta, più di 100 milioni di persone sono state sfollate con la forza, la maggior parte delle quali all'interno del proprio Paese.

Cosa bisogna fare? L'ONU propone il suo modello per un futuro pieno di speranze: investimenti, garanzie e innovazione - le tre I [investment, insurance and innovation]. Ma l'innovazione e le nuove tecnologie, ammette l'ONU, sono un'arma a doppio taglio. «L'intelligenza artificiale creerà, ma anche distruggerà, lavori, causando enormi disagi. La biologia sintetica apre nuove frontiere nella salute e nella medicina, sollevando al contempo questioni fondamentali su cosa significhi essere umani».  Infatti, queste nuove tecnologie cosa faranno? Aumenteranno le disuguaglianze, ridurranno le possibilità di lavoro, o le amplieranno?  Ne ho parlato in precedenti post. Poi ci sono gli investimenti.  L'HDR parla di investimenti pubblici, in particolare per l'ambiente.  Ma non dice nulla sugli interessi acquisiti che ostacolano tali investimenti. Infine, ci sono le garanzie: una maggiore protezione dei diritti umani, l'accesso ai servizi di base e ai redditi minimi, e una maggiore responsabilità democratica. Nessuna di queste garanzie di base esiste per la maggioranza dei circa 8 miliardi di persone nel mondo.

In quello che è il suo esame della condizione umana nel XXI secolo, il rapporto delle Nazioni Unite è devastante. Ma non offre alcuna spiegazione convincente del perché della "Policrisi". Achim Steiner ci dice che «nella storia dell'incertezza di oggi, l'eroe e il cattivo sono uno solo: la scelta umana». Davvero, se scegliessimo di fare le cose in modo diverso, potremmo farlo.  Allora perché l'umanità non sceglie una strada diversa?  Perché «non tutte le scelte sono uguali. Alcune - indubbiamente quelle più rilevanti per il destino della nostra specie - sono il prodotto di una spinta proveniente da un'inerzia istituzionale e culturale che dura da generazioni».  Inerzia istituzionale e culturale?  Sicuramente la ragione di tutto ciò risiede nella realtà del fatto che solo una piccola percentuale dell'umanità può scegliere; il resto di noi non ha il potere di scegliere (almeno non individualmente). È la divisione di classe del capitalismo, tra coloro che possiedono e controllano e coloro che devono lavorare per loro e obbedire, e questa la causa fondamentale di questa Policrisi, «generazioni in divenire».

Michael Roberts - Pubblicato il 5/1/2023 - sul Blog di Michael Roberts -

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