In Occidente è in atto una tendenza che potrebbe estendersi all’intero mondo globalizzato: l’attività sessuale è in costante diminuzione, specialmente tra i più giovani, mentre è aumentata l’età media del primo rapporto. Nemmeno l’avvento delle App per incontri ha corretto questa rotta, rivelandosi persino controproducente. Eppure, intorno a una questione tanto cruciale, inedita e ricca di implicazioni, non si è ancora costruito un vero dibattito. Qual è l’origine di questa rinuncia? E com’è possibile che un fenomeno di tale portata avvenga in una società che, grazie alla rivoluzione sessuale, pareva essersi liberata da tabù e costrizioni? A queste domande prova a rispondere lo psicoanalista Luigi Zoja, partendo dai numeri e andando alla ricerca delle motivazioni profonde di una generale «fuga dall’intimità dei corpi», nel tentativo di riportare finalmente la sessualità al centro del discorso, come aveva fatto Freud per primo oltre un secolo fa. «Oggi si incontrano infinite “prefigurazioni” del desiderio sessuale. Non provengono piú dall’interno della personalità, come ciò che chiamiamo eros, ma ci giungono già confezionate dal mercato, o dalla pressione di certi gruppi. Si tratta di una libertà totale solo a parole, che nei fatti è spesso vissuta come prigionia all’interno del corpo e delle sue funzioni».
(dal risvolto di copertina di: Luigi Zoja, "Il declino del desiderio. Perché il mondo sta rinunciando al sesso". Einaudi, pagg. 240, € 17)
Quando la sessualità si declina in solitudine
- Il tramonto del desiderio. Uno studio approfondito e senza precedenti su una tendenza che sembra difficile da arrestare soprattutto nelle giovani generazioni tra le quali si registra un calo significativo dei rapporti -
di Luigi Zoja
Tra il mondo euro-americano e altre forze globali non c’è solo opposizione economica o militare, ma anche «scontri di civiltà». In varie misure, sia l’Islam fondamentalista che l’impero regressivo di Putin si oppongono alla sessualità dell’Occidente ancor più che ad altri aspetti della sua «società aperta». Fra gli stessi occidentali, certi soggetti culturalmente semplici possono invidiare la Russia perché la percepiscono come un mondo dove la donna sta al suo posto, e gli LGBT non strillano né cercano proseliti. Putin non perde occasione per blandirli. Alla cerimonia di incorporazione di quattro province ucraine, ha straripato dal tema tuonando: «Vogliamo il genitore numero uno, due e tre invece di padre e madre? Vogliamo che le scuole impongano ai bambini perversioni che conducono al degrado e alla estinzione? […] Che insegnino l’esistenza di altri generi oltre agli uomini e alle donne, e offrano chirurgia per il cambio di sesso? […] È inaccettabile».
L’esperienza clinica mostra che queste fissazioni emergono soprattutto in chi è sessualmente insicuro. Per difendersi dai propri complessi, la loro voce - trasversale e internazionale - afferma che in Occidente le identità di genere sono troppo confuse, quindi la virilità sta sparendo, mentre la licenziosità non conosce più limiti. Nel primo punto qualcosa è vero, il secondo è l’opposto della realtà. È verosimile che nel Novecento gli spazi del sesso siano cresciuti, per quantità e tipologia. Durante la prima metà del secolo, Freud ne ha inaugurato l’espansione, che, nella seconda, in America ha raggiunto la massa. Poi, la «liberazione sessuale» è tornata in Europa. Questa ricostruzione resta indiscutibile. Più recente, e assai meno noto, è invece il fatto che la sessualità sta ora drammaticamente calando.
A differenza del XX secolo, nel XXI molti paesi raccolgono classifiche sulle condotte sessuali. I dati più completi giungono dalla Gran Bretagna, che utilizza campioni vasti, provenienti da ogni età e settore del paese. Malgrado una scontata accettazione della omosessualità, chi vi si riconosce supera appena l’1%; soprattutto fra i più giovani i rapporti diminuiscono, mentre cresce fortemente la percentuale di chi richiede fedeltà nella coppia. Le statistiche della Germania riportano cali di sessualità ancor più netti. L’American Journal of Medicine informa che, dal duemila, negli USA la inattività sessuale giovanile è aumentata fra il 55% e il 100%, a seconda dell’età. Dovremmo quindi preoccuparci non per i costumi troppo liberi, ma per falsi pregiudizi diffusi dal populismo nazionale e internazionale? Il problema è più complesso. Il rapporto fisico e psichico con il corpo rimane il presupposto su cui dovrebbe innestarsi la maturità sessuale: fra gli adolescenti, insicurezze e autolesionismi (tagli o altre automutilazioni) irrompono invece con modalità e frequenze prima sconosciute. Questo propone un nuovo interrogativo. La mentalità dell’Occidente potrebbe aver commesso con la sessualità un errore culturale simile a quello avvenuto per l’economia? Si supponeva che potesse espandersi all’infinito, mentre oltre certi limiti (preannunciati da Marx e da Ivan Illich) i costi superano i benefici e si inverte la curva? La sessualità è istinto quindi, come nel nutrirsi, è possibile che il suo eccesso produca una autoregolazione sotto forma di nausea.
Fino a pochissime generazioni fa non esisteva neppure la foto riproducibile. Partendo dagli studi di Benjamin, in Vedere il vero e il falso ho notato come questo contribuisse a una società stabile: il giovane vedeva pochissimi esempi nel corso della intera vita, cresceva coi genitori e li imitava. Era facile assomigliare a loro: perfino la genetica lo aiutava. Oggi una/un adolescente non guarda la famiglia ma lo smartphone, che ogni giorno propone migliaia di modelli: perfetti, irraggiungibili, soprattutto per le ragazze. Conseguenza di ciò è un crescente rifiuto del proprio fisico. Inoltre oggi, prima di conoscere la sessualità attraverso un altro corpo, la si è quasi sempre incontrata nella pornografia, onnipresente in Internet. Il ragazzo reale non disporrà mai di una erezione permanente, come quella che si esibisce in rete. La ragazza reale non sarà mai sottomessa come l’attrice del porno. Il confronto con modelli irreali provocherà traumi, rinvii nell’inizio delle esperienze erotiche: all’opposto del Novecento, oggi l’età del primo rapporto tende a crescere. La masturbazione, che si credeva residuo di epoche proibizioniste, torna ad aumentare. La inafferrabilità delle immagini-modello contribuisce ai nuovi dubbi sulla propria “identità di genere”: pare legata anche a questo la crescita esponenziale della transessualità.
Perché la liberazione della sessualità era stata trattata all’infinito, mentre il suo attuale regresso non è discusso, o addirittura è sconosciuto agli specialisti? L’antico tabù del sesso riappare, inconsciamente, nel silenzio che circonda il suo declino? Certo, i mezzi di comunicazione – soprattutto in Italia – sono peggiorati e si dedicano a intrattenere più che a spiegare: una crescita della sessualità stuzzica, un suo calo no. Tuttavia non si può dare sempre la colpa ai media. Oggi, nel discorso pubblico l’economia è più centrale di un tempo. Si potrebbe notare che «fare l’amore non fa Pil». Non ha importanza economica il sesso in sé, solo i suoi campi collaterali, come la moda o i cosmetici. Li associamo a quello perché le loro vendite propongono la fantasia che favoriscano la seduttività: ma si può dimostrare solo che gli elementi seduttivi della moda o dei cosmetici fanno crescere il fatturato delle relative industrie, non i comportamenti erotici. C’è un campo dove le verifiche sono più facili. Anche le App per incontri sono collaterali della sessualità. In teoria offrono evidenti vantaggi, con la semplificazione della scelta e il risparmio di tempo. In pratica finora gli studi mostrano che fanno aumentare il tempo passato sulle App stesse, non quello dedicato all’esperienza sessuale: allargando all’infinito le possibilità, ampliano proprio quelle esitazioni che sono l’antitesi della passione.
L’amore si rattrappisce nella sua manifestazione idraulica, stadio conclusivo del passaggio alla modernità annunciato da Weber come «disincanto del mondo».
- Luigi Zoja - Pubblicato su La Domenica del 9/10/2022 -
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