« Ciò che viene dissociato e assegnato alle donne, è costituito da un insieme di attività, sentimenti, caratteri e atteggiamenti di natura diversa, tutti ugualmente essenziali per la riproduzione e per il funzionamento della società delle merci, ma che però non corrispondono alla logica dell'universo del valore, della politica, dello Stato e della scienza.
Si tratta delle attività domestiche, dell'educazione dei figli, delle attività di cura, ecc, e di tutti quei sentimenti, emozioni e atteggiamenti che sul terreno del lavoro astratto si oppongono alla razionalità della "economia d'impresa", e che rifiutano di lasciarsi includere nella categoria del lavoro: l'emotività, la sensibilità, l'assistenza e il sostegno e la cura, la debolezza intellettuale e caratteriale, per arrivare persino all'erotismo, alla sessualità, all'amore.
Tutto quello che non rientra nella funzionalità delle sfere "maschili" dell'economia d'impresa, degli affari, della politica, dello Stato e della scienza, viene così dissociato e proiettato sulle "donne" in quanto non soggetto (e non solo sulle "donne"). Ciò che è dissociato non può perciò essere compreso per mezzo degli strumenti della critica del valore, né con quelli del marxismo tradizionale oppure dell'economismo borghese.
Dal momento che rappresentano il rovescio della medaglia del lavoro astratto, avviene che le attività riproduttive e le emozioni, i sentimenti e gli atteggiamenti attribuiti alle donne non possono essere semplicemente sussunti sotto il concetto astratto di lavoro, parlando di "lavoro domestico" o di "faccende di casa"; come il femminismo ha saputo fare appropriandosi della categoria positiva del lavoro. Il rapporto di dissociazione non può nemmeno rimanere confinato ed essere identificato solamente con la sfera domestica o privata, ma si può dire che attraversa tutte le sfere della società, compresa quella maschile dell'economia, della politica e della scienza, nella quale le donne vengono penalizzate in termini di salario, di carriera, di condizioni di lavoro, ecc.
La dissociazione non può essere pensata e vista come se fosse una semplice relazione di riproduzione materiale (come si insiste da parte del femminismo materialista o del marxismo-femminismo), e ciò perché essa è anche una relazione socio-psichica che costruisce e modella dall'interno la soggettività, sia degli individui maschili che di quelli femminili; vale a dire che la dissociazione è costitutiva della dimensione socio-psichica del soggetto "uomo", così come lo è del non soggetto "donna" che viene penalizzato e messo in condizioni di inferiorità. Più in generale, la dissociazione costituisce l'ordine simbolico-culturale del capitalismo.
E tra queste tre dimensioni della dissociazione (materiale, socio-psichica e simbolico-culturale) non esiste alcun criterio di gerarchizzazione - come avveniva nel vecchio materialismo storico, il quale faceva derivare la sovrastruttura ideologico-culturale dall'infrastruttura materiale-produttiva. Le dimensioni materiale, socio-psichica e culturale-simbolica della relazione sociale esistono insieme, congiuntamente, in modo coagulato. Esse costituiscono le diverse sfaccettature di una medesima relazione sociale che dev'essere abolita. »
fonte: Palim Psao
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