Arrivato a Salvador, nel corso del suo viaggio in Brasile del 1936, Ernst Jünger si reca alla "Cidade Alta", e poi, di là, scende a «esplorare le strade». Prestando sempre attenzione alle... protesi, ai dispositivi e alla diffusione della tecnica, egli scrive che davanti ai «negozi in cui si vendevano le più moderne apparecchiature chirurgiche e odontoiatriche» si sofferma: « avevo l’impressione che nella maggior parte delle cliniche berlinesi non si trovasse nulla di simile» (da dove provengono questi strumenti? Dagli Stati Uniti?). In un'altra vetrina, Jünger vede le fotografie che aveva commentato qualche giorno prima: «ho notato delle cornici di lusso in cui erano esposte collezioni di foto di gruppo» ("Traversata Atantica", Guanda trad. Alessandra Iadicicco, p. 98). Jünger suppone che si tratti de «i ritratti di tutti coloro che quest’anno sono diventati Doctor medicinae. Al centro sedevano i professori, con abiti e berretti neri riccamente guarniti da profili di pelliccia bianchi». «In generale sembrava un’imitazione della società di Oxford,» commenta Jünger, «sebbene a tratti vi fosse finito dentro un senhor dalla pelle un po’ scura.» (Jünger mentre scende lungo una strada di Salvador nel 1936, che si ferma davanti alla vetrina di un fotografo, trovando l'immagine di una classe di laureati dell'università brasiliana, i cui riti e fasti imitano quelli di un'università inglese fondata nel 1096).
C'è un altro dispositivo legato a quei segni che ricevono l'attenzione di Jünger: si tratta dei libri; e più precisamente dei libri visti nella biblioteca di un "convento", «una sorta di eremo» sul mare, occupato da dei religiosi di origine tedesca. «La mia guida, Don Alfonso Zehnle, mi ha mostrato dapprima la piccola cappella in cui è custodita una statuetta barocca della Madonna», scrive Jünger.«La biblioteca del convento raccoglie sotto le sue volte una quantità di titoli dell’antica letteratura teologica. Purtroppo ho trovato la maggior parte dei volumi gravemente danneggiati perché divorati dagli insetti, sebbene venissero periodicamente spruzzati di solfuro di carbonio». All'improvviso, qui emerge bruscamente una decifrazione di qualcosa che Jünger non capisce: «Quando si sfogliano testi a tal punto rosicchiati dalle termiti si vedono apparire i caratteri di un’altra scrittura della quale alla fine cadrà vittima ogni cosa – penna, carta, poesie e per giunta anche il poeta. Un monito che ai tropici è particolarmente forte.» (p. 102).
fonte: Um túnel no fim da luz
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