Leggendo il lavoro di Mark Nixon sui taccuini, quaderni, appunti inediti, schizzi, prime bozze, frammenti manoscritti, ecc. di Beckett, vediamo emergere tutta una serie di dettagli: il quaderno che Beckett teneva solo per annotare e commentare i sogni che faceva (contiene un periodo di intensa frequentazione di Napoleone, e questo a causa della lettura che Beckett faceva del libro del 1829 di J. G. Lockhart, La storia di Napoleone Bonaparte; c'è una frase di Napoleone che appare nei sogni di Beckett, e che egli annota nel suo taccuino, ed è: «Entrerò nella posterità con il Codice in mano»). Ed è proprio durante il suo viaggio in Germania che in Beckett ha inizio il processo di allontanamento dalle "convenzioni" della narrazione; cosa che, a quanto pare, Beckett aveva già in mente fin dall'inizio, e questo grazie anche alla sua lettura impegnata e approfondita delle opere di James Joyce e di Marcel Proust (su cui pubblica uno studio nel 1930).
L'11 gennaio 1937, nel quaderno numero 4, Beckett scrive la seguente formula: «Cerca + essere in futuro meno bestiale + circostanziale». Per Beckett, il diario non era affatto uno svago o un passatempo: quanto piuttosto un compito, un obbligo, qualcosa che egli imponeva a sé stesso (nello specifico caso dei sei quaderni che scrive durante il viaggio in Germania, dal settembre del 1936 al marzo 1937, bisogna anche tener conto dello sforzo necessario a far sì che essi sopravvivessero poi alla Seconda Guerra Mondiale; segno dell'importanza che Beckett stesso attribuiva a un simile esercizio).
Al di là di tutto questo, bisogna sottolineare come e quanto Beckett fosse metodico nel registrare tutto ciò che faceva - in particolar modo i musei che visita, e in ogni città che attraversa: Amburgo, Braunschweig, Berlino, Halle, Weimar, Erfurt, Naumburg, Lipsia, Dresda, Freiberg, Bamberg, Würzburg, Norimberga, Ratisbona, Monaco.
fonte: Um túnel no fim da luz
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