Il 4 Novembre 1936 i «più importanti leader» della CNT e del Comitato Peninsulare della FAI avevano alla fine abbandonato del tutto la posizione apolitica della Confederazione e avevano accettato che fra di loro venissero nominati quattro ministri nel governo centrale di Largo Caballero. Due giorni dopo, il 6 Novembre, Largo Caballero e tutto il suo governo, inclusi i ministri anarchici freschi di nomina, fuggivano tutti a Valencia, mentre il popolo di Madrid si radunava per difendere la città al grido di «Lunga vita a Madrid senza Governo!». L'ossessione della dirigenza della CNT per l'unità antifascista, aveva costantemente allargato il divario fra i leader e le aspirazioni della massa dei membri della classe operaia, e gli interessi di classe che ora si trovavano a difendere coincidevano con quelli della borghesia e della classe proprietaria. In questo contesto, ai primi di novembre Federica Montseny, una dei ministri collaborazionisti, aveva chiamato Buenaventura Durruti - che si trovava con la sua colonna sul fronte di Aragona per cercare di liberare Saragozza – insistendo affinché lui e i suoi uomini venissero a difendere Madrid (la quale, per inciso, aveva già 200mila difensori!). Da un punto di vista militare, molti considerarono che la sua presenza a Madrid non fosse necessaria, al punto che la richiesta della Montseny aveva spinto Garcia Oliver a porsi la domanda: «Vuole uccidere Durruti?». Ad ogni modo, era stato lo stesso Garcia Oliver che, originariamente, aveva suggerito a Largo Caballero che Durruti avrebbe potuto portare una forza di 12mila uomini dall'Aragona, e che avrebbe dovuto essere nominato generale, dandogli per questo il comando di tre «brigate miste» (miliziani e truppe regolari) sul fronte di Madrid.
Prima di partire per Madrid, il 4 novembre, Buenaventura Durruti, in quanto delegato di Colonna, aveva trasmesso sulle onde della radio CNT-FAI un appello ai volontari perché venissero in aiuto della capitale. L'appello era stata un'occasione per esprimere l'indignazione ed il senso di tradimento sentito dai miliziani sul fronte di Aragona, di fronte agli eventi controrivoluzionari e agli sviluppi dietro le linee. Era una potente denuncia dell'erosione dei successi della rivoluzione, e un atto d'accusa contro la politica del governo - che vi partecipassero o meno i ministri della CNT. Durruti stava chiarendo ai leader della CNT che lui e i suoi uomini non stavano combattendo per la Repubblica, o per la democrazia borghese; la loro era una battaglia per il successo della rivoluzione sociale e per l'emancipazione degli individui.
Quando Durruti lasciò il fronte d'Aragona, aveva con sé 1.000 volontari; nel momento in cui, il 14 novembre, arrivarono sulle barricate di Vallecas alla periferia della capitale assediata, la sua colonna era arrivata ad essere formata da 1800 miliziani.
Il 19 novembre, poco dopo mezzogiorno, Buenaventura Durruti - accompagnato dal suo autista Julio Graves, da Miguel Yoldi, da Antonio Bonilla e dal suo consigliere militare, il sergente José Manzana — stava dirigendosi verso l'Ospedale Clinico, in quel momento teatro di una dura battaglia contro le truppe moresche. Visto un gruppo di miliziani che riteneva avessero disertato, Durruti fece fermare l'automobile e scese, ordinando loro di riprendere le loro posizioni, cosa che essi fecero. Nell'aprire lo sportello della macchina per risalire, una raffica di mitra proveniente dall'interno della vettura stessa colpì Durruti in pieno petto, a distanza ravvicinata. Secondo Miguel Yoldi e il sergente Manzana, le pallottole provenivano dal mitra dello stesso Durruti, che aveva incidentalmente sbattuto contro lo sportello della macchina. Tuttavia, secondo il terzo occupante l'automobile, Bonilla, il colpo fatale era stato esploso «deliberatamente o accidentalmente» dal sergente Manzana. Secondo Garcia Oliver e altri testimoni, Durruti non aveva mai portato un mitra, solo una pistola.
Buenaventura Durruti muore a seguito delle ferite riportate nelle prime ore del 20 novembre 1936, all'età di 40 anni. Il giorno successivo alla morte, il segretario generale della CNT, Mariano Vázquez, "Marianet", presumibilmente convocò tutti coloro che erano nella macchina con Durruti al momento dell'incidente, e fece loro solennemente giurare di mantenere il silenzio su ciò che era successo. Il mito secondo cui Durruti fosse morto per mano di un cecchino fascista, venne messo in giro da Garcia Oliver - e questo nonostante i suoi dubbi personali che egli sosteneva di avere circa la morte di Durruti - il quale aveva scarsa fiducia nella capacità del popolo di accettare le circostanze della morte e giudicare di conseguenza. Fu lui ad assumersi la responsabilità di rilasciare la menzogna manipolatrice secondo cui Durruti sarebbe morto da eroe per mano di un cecchino sconosciuto. Non convinti del fatto che la morte di Durruti fosse stata opera del cecchino, come veniva asserito dai rappresentanti del comitato nazionale della CNT, e temendo che si trattasse di una trappola progettata al fine di eliminare i militanti anarcosindacalisti, tutto ciò che rimaneva della colonna Durruti era deciso a lasciare immediatamente Madrid. Fu solo l'arrivo in fretta e furia di Federica Montseny a convincerli a rimanere. Il corpo di Durruti venne poi portato in macchina a Barcellona, dove il 23 novembre ebbe luogo il funerale.
già pubblicato sul blog, in maniera più estesa, il 20 novembre 2016
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