martedì 9 novembre 2021

La leggenda della vecchia granata…

Il modo in cui George Orwell usa i dettagli, dosando e mettendo  in equilibrio qualcosa che si pone tra la narrazione romanzesca e il documentario; facendo quasi lampeggiare degli sprazzi di specificità. In "Omaggio alla Catalogna", per esempio, « (i trombettieri della milizia erano tutti dilettanti: la prima volta in cui ho sentito i richiami degli squilli di tromba spagnoli. essi provenivano da oltre le linee fasciste) » (p. 15). Poi, poco più avanti, mentre un treno sta partendo ... «All'ultimo istante, la moglie di Williams arrivò di gran corsa sul marciapiede della stazione e ci dette dette una bottiglia di vino e quasi mezzo metro di quelle salsicce d'un rosso acceso che sanno di sapone e provocano la diarrea.» Il treno, poi « strisciando, prese ad arrampicarsi verso l'altipiano d'Aragona alla normale velocità del tempo di guerra, qualcosa sotto i venti chilometri all'ora. » Più tardi ancora, durante il viaggio di ritorno, vede i compagni, « Con le borracce spagnole di pelle di capra» «schizzare un getto di vino, attraverso tutto uno scompartimento, proprio direttamente in bocca a un amico ». Da un'altra parte, sul fronte di battaglia, « Le colline di fronte a noi appaiono grigie e rugose come la pelle degli elefanti. » Un dettaglio, questo, che spinge a pensare al suo famoso saggio "Shooting an Elephant", pubblicato nel 1936 sulla rivista "New Writing". « Per un periodo di ottanta notti » di attività in prima linea, Orwell scrive di essersi spogliato per dormire « solo tre volte, benché riuscissi ogni tanto a farlo di giorno. Faceva ancor troppo freddo per i pidocchi ». Una guerra, quella che combatté in Spagna, nella quale armi e munizioni erano precarie e fatiscenti: « Si diceva che ci fosse una granata vecchissima, con un suo nomignolo personale, la quale viaggiava ogni giorno dalle linee nemiche alle nostre e viceversa, senza mai esplodere.»

fonte: Um túnel no fim da luz

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