« Così come, nel campo della letteratura occidentale, la comparsa di Don Chisciotte e di Robinson Crusoe si viene a trovare in una relazione diretta con una situazione storica definita: per il primo, le aberrazioni sociali e spirituali causate da un ordine teocratico retrogrado; per il secondo, la rivoluzione borghese di Cromwell e le prospettive che essa aprì al sogno individuale. Allo stesso modo, anche la traiettoria che viene tracciata dal Bastardo nel secolo della Storia del Romanzo è del tutto inconcepibile senza l'ascesa di Napoleone Bonaparte. L'avventuriero senza nascita né fortuna - il quale, in un batter d'occhio, si incorona da sé solo, piazza i suoi fratelli su tutti i troni d'Europa da lui espropriati e si forgia un impero nel contesto di una nuovissima repubblica di cui lui è fondatore - appartiene al romanzo in tutto e per tutte quelle che sono le fibre della sua personalità: Napoleone è romanzo dall'inizio alla fine, un romanzo che si scrive nella misura in cui influenza gli avvenimenti e le vicende della storia. È il Bastardo incarnato, il rinnegato perfetto, che nel realizzare, senza scrupoli né rimorsi, ciò che i suoi simili non osano neppure sognare, si lascia alle spalle un mondo in fiamme. Diventa così, in questo modo, per il Bastardo contemporaneo, l'ispiratore, il maestro, l'idolo che non annienta i suoi fedeli, ma li incorona; e per il romanzo moderno diventa il genio liberatore, il cui solo gesto, che si colloca al confine tra azione e sogno, spinge in avanti, come mai era successo prima, quelli che sono i limiti dell'immaginazione. »
(da: Marthe Robert, "Roman des origines et origines du roman". Gallimard)
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