L'isola di Almanzora.
Quanto l'ho cercata, sulle mappe! Ero convinto che esistesse davvero e forse, la mia mania per le isole è cominciata anche da lì. Per un po' di tempo mi ero immaginato che "Almanzora" fosse l'isola di Alboran, la quale si trova nel Mediterraneo fra la Spagna e il Marocco; questo prima di scoprire che Alboran è solo un isolotto disabitato, il quale in passato ha avuto sì una sua storia ed una sua importanza, ma che adesso consiste solo di un faro che si erge su uno “scoglio” solo un po' più grande degli altri. Perciò, l'isola di Almanzora rimarrà per sempre solo quello che è realmente: una strana isola vista in una film una vita fa.
Il cinema era l'Abstor d'essai, a Porta Romana, a Firenze. L'anno non sto nemmeno a dirlo, ma era lo scorso millennio. «Ma come si può uccidere un bambino?», chiedeva il titolo di quel film che cominciava un po' come “Uccelli” di Hitchcock, vale a dire, mostrando attraverso dei filmati di archivio come, ad essere sempre state le vittime designate di tutto quello che “gli adulti” hanno “commesso”, fossero ... i Bambini. Guerre, carestie, epidemie, da una parte, e, da quell'altra, come conseguenza, piccoli corpi senza vita. Poi cominciava la storia. In fondo è sempre la stessa storia, simile a quella che, per esempio, racconta Stephen King in «Grano rosso sangue» e, prima ancora che lo facessero King e Serrador, era quella più volte raccontata ne «Il villaggio dei dannati». La storia?:
Una coppia - lei incinta - sbarca in quest'isola per trascorrervi una vacanza. Lui, che sull'isola ha prestato servizio militare, ha voluto far vedere il posto alla moglie, e l'ha portata lì. Ma, quando arrivano, stranamente, non si riesce a vedere un solo adulto sull'isola. Ci sono solo e unicamente bambini. Ovviamente, la terribile verità si scopre piano piano, ed emerge inesorabilmente.
Ma il vero film era quello che si svolgeva in platea, dove si potevano sentire le grida delle esortazioni, lanciate dalla massa degli spettatori coinvolti, che venivano urlate agli attori e ai personaggi incapaci, quasi fino alla fine, di spaccare quelle tenere testoline ricciolute. Niente da dire, un bel psicodramma! Ma come si fa ad uccidere un bambino?!? Si può, si può! Certo che si può.
Ma perché ho scritto questa cosa? Semplicemente perché da quando l'ho visto quella unica volta, questo film e quell'isola non mi hanno mai lasciato.
«Ma come si può uccidere un bambino?» (¿Quién puede matar a un niño?) di Narciso Ibáñez Serrador (Montevideo, 4 luglio 1935 – Madrid, 7 giugno 2019), film tratto dal romanzo "El juego de los niños" di Juan José Plans.
(già pubblicato sul blog il 1°/9/2006)
Nessun commento:
Posta un commento