venerdì 16 ottobre 2020

Mal d’amore


Tradotta integralmente in italiano per la prima volta e mai pubblicata finora in nessun Paese col testo originale a fronte, L’anatomia della malinconia (1621-1651) di Robert Burton è la più grande “enciclopedia” dedicata alla «malattia dell’anima». Per natura proteiforme (può essere eccitante o patologica, dolce o amara, religiosa o erotica, feconda o sterile), sarebbe un errore identificare la malinconia con la tristezza o con ciò che oggi chiamiamo “depressione”. Capace di evocare la vasta gamma dei nostri sentimenti, essa si fonda su un paradosso che ha affascinato molti autori del Rinascimento: lo stesso malessere che rende l’uomo simile alle bestie può rivelarsi anche il contrassegno di un essere geniale e creativo. L’anatomia della malinconia è un trattato medico, ma è anche un testo filosofico, una sorta di antologia della poesia europea, un compendio di flora e di fauna, un atlante geografico, uno studio dei fenomeni naturali, un erbario, un ricettario, una sinossi di storia antica e moderna, una riflessione sull’astrologia e sull’astronomia, un resoconto sulla malattia d’amore, un libello satirico, una critica politica e religiosa, un’utopia. Questo volume, oltre all’eccellente traduzione di Luca Manini e all’edizione critica di Oxford University Press, offre ricchi apparati (introduzioni, note, indici e un dizionario biografico redatti da specialisti) oggi indispensabili per orientarsi nel labirinto della monumentale opera di Robert Burton.

(dal risvolto di copertina di: "L'anatomia della malinconia", di Robert Burton. Bompiani)

La malinconia è un paradosso che apre la porta per il cielo o l’inferno
- La ciclopica opera dell’erudito inglese del XVII secolo sulla “malattia dell’anima”: dallo scontento, ai tormenti d’amore, alla pazzia creativa, non risparmia nessuno. -
di Nuccio Ordine

Perché pubblicare, a distanza di quattrocento anni (1621-2020), una traduzione integrale con il testo a fronte de L’Anatomia della malinconia di Robert Burton? Potrei rispondere in tanti modi. Ma, per prima cosa, mi viene da dire in maniera semplice e personale: perché era un’opera che ho sempre desiderato avere nella mia biblioteca. Era necessaria una forte motivazione per affrontare un’ardua impresa che ha richiesto dieci anni di lavoro: senza la straordinaria dedizione e competenza di Luca Manini (che ha tradotto oltre 1300 pagine di un inglese a volte tecnico e difficile) e di Amneris Rosselli (che ha tradotto poesie e citazioni in latino e ha annotato con cura il testo prestando un'attenzione particolare al lessico legato alla medicina) non sarebbe stato possibile raggiungere l'obiettivo.
Adesso i lettori italiani avranno a disposizione la più grande enciclopedia dedicata alla «malattia dell'anima». Nonostante i secoli e tutti i possibili cambiamenti, Burton e la sua opera seguitano a parlarci ancora come parlavano ai suoi contemporanei. Al centro di questo immane libro, infatti, continua ad essere l'umano, in tutta la sua inesausta varietà e molteplicità. Riprendendo la famosa espressione di TerenzioSono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è alieno», afferma il poeta romano nella sua commedia "Il punitore di sé stesso"), l'autore afferma che la malinconia non risparmia nessuno e che tutti, prima o poi, possono esserne presi. Anatomizzarla, quindi, significa analizzarne nel dettaglio ogni sua singola espressione: dalle sue forme più lievi al semplice senso di scontento o insoddisfazione o scoramento, dagli estremi della pazzia furiosa alla straordinaria creatività degli artisti e degli scrittori. Un concetto , quello di malinconia, che finisce per abbracciare, nel passato come nel presente, l'umanità intera e tutto il mondo: ogni continente, ogni nazione, ogni città, ogni villaggio, ogni donna e ogni uomo.
Burton confessa, infatti, d'aver interpretato la scrittura di questo libro soprattutto per curare sé stesso da uno stato di malinconia. Ma poi allarga il discorso anche ai suoi simili. Lui, sacerdote e «terapeuta» delle anime, si fa medico per esperienza e volontà. Così divide l'opera in parti che analizzano i sintomi della malinconia (nei suoi molteplici tipi) per poi esprimere la diagnosi e procedere alla prescrizione delle cure. La materia debordante del libro condiziona anche la scrittura: lo stile ridondante, eccessivo, digressivo si lega perfettamente all'abbondanza del testo e alle infinite citazione latine che lo corredano.
Bibliotecario a Oxford, l'autore rivela nella sua monumentale opera una straordinaria voracità. Pensatori greci e latini, medici e filosofi antichi e contemporanei, scrittori in prosa e in versi di ogni epoca, vengono passati in rassegna per raccogliere ogni riflessione e ogni allusione al tema della malinconia. Così la sua enciclopedia si presenta come un immenso arazzo di questa dolorosa e affascinante «malattia dell'anima» in cui i lettori potranno trovare tutto ciò che gli uomini hanno pensato e scritto.
Una ricca biblioteca che invita a riflettere, a osservare la realtà sociale e politica. Un'esortazione a dialogare con il passato e con tutto ciò che il passato ha prodotto per giovare al presente. Burton ci offre gli strumenti per scandagliare il nostro mondo interiore, per conoscere limiti e varietà del genere umano, per intervenire su di essi, per correggerli, per migliorare sé stessi e il mondo che ci circonda.
Per questo la malinconia non è solo un trattato medico, ma è molto di più: è un trattato filosofico, un excursus della poesia occidentale, una satira politica, un'utopia, un dizionario geografico, un libro di storia, un erbario, un ricettario. una riflessione sull'astronomia e sull'astrologia, un resoconto sulla malattia d'amore, una serie di biografie più o meno ampie, un regesto di aneddoti ora seri ora curiosi. Occorre avere pazienza con Robert Burton. L'autore domanda al suo lettore lo stesso sforzo da lui compiuto per scrivere l'opera: immergersi in questo libro-mondo richiede tempo e dedizione, curiosità e passione. Ma, alla fine dell'avventura, ognuno potrà riconoscere in questa o in quella piega del discorso una parte importante di sé.
Bisogna abbandonarsi al flusso della sua scrittura, lasciarsene avvolgere e trascinare, assumendo quella giusta postura che ci aiuta a cogliere l'essenza di tutto ciò che è umano, veramente vivo, pulsante. Leggere "L'anatomia della malinconia" non può lasciarci indifferenti, La passione di Burton è, per chi la sappia cogliere, contagiosa: è la passione di conoscere, di non porre limiti alla propria curiosità, di ritrovare  nel raccoglimento in sé stessi un momento di pace e di felicità. In un mondo come il nostro, dominato dalla fugacità delle immagini, dalla parola che dura un istante perché immediatamente sostituita da altre parole, dal vuoto chiacchiericcio, dall'assordante rumore di fondo, Burton ci fa scoprire aspetti inediti e sorprendenti della vita. Ci fa capire che dentro un essere umano abita la debolezza ma anche la forza per rialzarsi e superare lo sconforto.
Sarebbe un errore far coincidere la malinconia con la «tristezza» o con ciò che noi oggi chiamiamo «depressione». Perché la sua natura proteiforme è capace di esprimere la vasta gamma dei nostri sentimenti: il suo essere eccitante o patologica, dolce o amara, religiosa o erotica, feconda o sterile, mostra la sua piena sintonia con la varietas di un universo in continua mutazione. Non ha caso la malinconia ha affascinato scrittori antichi e rinascimentali: la sua natura paradossale, infatti, è segno di un malessere che può, nello stesso tempo, rendere l'uomo simile alle bestie o aiutarlo a diventare un essere in grado di creare opere straordinarie. Dal mondo classico al Rinascimento, infatti, grandi pensatori come Aristotele o Marsilio Ficino hanno dedicato pagine avvincenti al fecondo rapporto tra malinconia e genialità.
Per capire la complessità e le contraddizioni del mondo, insomma, Burton ci invita a piangere con Eraclito ma, soprattutto a ridere con Democrito.

- Nuccio Ordine - Pubblicato sulla Stampa del 3/10/2020 -

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